Secondo l’Associazione Bancaria Italiana, il probabile aumento dei crediti deteriorati sarà gestibile e non raggiungerà i picchi osservati in passato
“Il probabile incremento dei crediti deteriorati sarà gestibile e non raggiungerà i picchi registrati durante la grande crisi finanziaria”. Sono queste le parole di Giovanni Sabatini, Direttore Generale di ABI (Associazione Bancaria Italiana) durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato in merito alla prossima manovra. Per ABI, il sistema bancario gode di buona salute e non ci sono i presupposti perché si ripeta quello che è avvenuto nel 2015. “Nonostante la pandemia” ha dichiarato Sabatini “la qualità dell’attivo delle banche è migliorata, anche grazie alle azioni di supporto adottate sia a livello europeo, sia a livello nazionale”.
A giugno 2021, l’Npl ratio lordo delle banche italiane è sceso del 4%, avvicinandosi alla media europea del 2,3%. In termini netti, l’indice si colloca al 2% per l’Italia e all’1,3% per la media europea. Il leader di ABI sottolinea che nella maggior parte dei casi “i debitori, i cui crediti a seguito della crisi sanitaria erano oggetto di moratorie, hanno ripreso a pagare regolarmente i propri impegni finanziari verso le banche”. Tuttavia, nonostante la premessa, Sabatini prevede una fase transitoria dal 1 luglio 2022 al 31 dicembre 2022. In quel lasso di tempo, dovranno essere mantenute alcune delle misure straordinarie di sostegno gestite dal Fondo di Garanzia per le PMI, che andranno valutate anche alla luce dell’evoluzione della pandemia.
In tema di ripresa economica, ABI ha sottolineato come essa stia superando ogni tipo di attesa e previsione. Nell’anno in corso, l’Associazione ha registrato una crescita economica del 6,1%. Nonostante il PIL sia ancora inferiore rispetto al livello pre-pandemia, il gap si sta colmando. Entro fine anno, dovrebbe registrare una dinamica più moderata, ma comunque positiva. Nel frattempo, aumentano anche i prestiti a famiglie e imprese. A settembre 2021, i prestiti alle imprese sono aumentati dello 0,7%. I prestiti alle famiglie, invece, sono cresciuti del 3,6%, con tassi d’interesse, in entrambi i casi, che si mantengono ai minimi storici.