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Altolà di Enria alle banche: “Siate prudenti nella riduzione degli accantonamenti e controllate il rischio”

Lo ha raccomandato il presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce il 7 luglio scorso al 7° CVSpringDay

Nonostante una recessione senza precedenti, l’Npe ratio a livello europeo è migliorato grazie a politiche pubbliche senza precedenti per affrontarla (moratorie sui crediti, aiuti a imprese e famiglie, blocco dei licenziamenti, cassa integrazione), per cui è difficile vedere l’impatto della crisi sui bilanci bancari. Ma le banche non devono abbassare la guardia, in particolare sui controlli al rischio e sugli accantonamenti. È l’avvertimento lanciato il 7 luglio scorso Andrea Enria, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, nel suo discorso introduttivo al settimo CVSpringDay, intitolato Npe market in a changing world.

La Bce ha inviato delle lettere ai ceo delle banche spiegando le sue aspettative sui controlli dei rischio di credito e poi ha analizzato le risposte degli istituti di credito, ha chiarito Enria. “La maggior parte di esse è in linea con le aspettative della Bce, ma ci sono anche importanti elementi di debolezza nella classificazione dei crediti e nell’identificazione delle misure di concessione (forbearance)”. La Banca centrale europea ha analizzato i controlli del rischio di credito sui settori più vulnerabili: alcuni indicatori del rischio di credito si sono contratti per molte banche e questo ha sorpreso la Bce, che sta conducendo ulteriori approfondimenti.

Nel frattempo, il sentiment dei mercati è molto positivo verso le banche europee, con un incremento del 60% delle loro valutazioni azionarie, per la convinzione che aumenteranno la redditività per effetto della riduzione degli accantonamenti in futuro. Ma a Enria sembra una mossa prematura e suggerisce cautela agli istituti di credito. “La Bce non si aspetta una crescita degli accantonamenti, ma neppure una loro riduzione o rilascio troppo rapido, perché c’è ancora incertezza. Non condivido l’ipotesi che le banche abbiano fatto overprovisioning (accantonamenti eccessivi)“, ha evidenziato Enria.

La Bce intende ora effettuare un’uscita cauta da misure di sostegno alle banche, seguendo gli sviluppi dei prossimi mesi. Il livello di buffer patrimoniali delle banche sarà definito a fine anno con la supervisory review (SREP), in base agli stress test sulle banche, i cui risultati saranno diffusi a fine mese. La SREP subirà una revisione metodologica dal 2021 per adeguarsi alla nuova legislazione, che prevede un’eliminazione del floor al buffer. Gli istituti di credito saranno classificati in 4 bucket, i cui range saranno definiti in seguito e saranno allineati a quelli dell’Eba (European Banking Authority). Enria ha poi rassicurato le banche: “Fino alla fine del 2022 non chiederemo alle banche di rispettare questi requisiti di buffer e saremo disposti a riconsiderare la tempistica per il loro ristabilimento, nel caso in cui ci fosse un significativo deterioramento della qualità degli attivi bancari”.

La Bce si sta concentrando attualmente sugli high leveraged loan, chiedendo prudenza alle banche fin dal 2017 e di limitare l’esposizione ai clienti con leva elevata e covenant leggeri. “Negli ultimi mesi questo mercato è aumentato sia per volumi che per deterioramento della qualità dei creditori, per cui la Bce sta richiamando le banche e penserà a interventi qualitativi e quantitativi nello SREP”, ha anticipato Enria. La Bce è attenta anche al prime brokerage e ai derivati sulle azioni. Secondo Enria, in assenza di uno schema di garanzia comune dei depositi bancari, esiste una frammentazione nell’unione bancaria e questo comporta gravi inefficienze delle banche europee.

Enria ha anche rivendicato i meriti della vigilanza della Bce e delle regole stringenti verso le banche, tra cui il blocco della distribuzione dei dividendi, grazie al quale queste ultime sono arrivate in una posizione migliore alla crisi attuale rispetto a quella del 2008. In merito al divieto di distribuzione dei dividendi, Enria ha evidenziato che le ricerche mostrano che questo ha creato spazio patrimoniale, che ha favorito l’attività creditizia e ha consentito alle banche di evitare una reazione prociclica alle recessioni che porta ad aumento dei tassi e restrizione delle disponibilità di credito (crediti crunch), che invece è stata minore nel 2020 e 2021 rispetto ad altre crisi.

Comunque, alla luce dei segni di una robusta ripresa economica, come testimoniato dal miglioramento degli scenari di base nelle previsioni della Bce, e della riduzione del livello di incertezza, Enria ha confermato dal quarto trimestre di quest’anno il ritorno dei dividendi bancari, come già anticipato dalla presidente della Bce Christine Lagarde a inizio luglio in audizione al Parlamento europeo. La decisione della Bce comunque sarà presa ufficialmente il 23 luglio.

Sul calendar provisioning e la nuova definizione di default in vigore da quest’anno, di cui gli operatori del settore degli Npl e le banche hanno chiesto più volte il rinvio, Enria ha ricordato l’incremento limitato degli Npl finora, che la Bce ha garantito misure di flessibilità per prestiti garantiti (non soggetti all’applicazione del calendar provisioning per 7 anni) e che le norme sulla nuova definizione di default sono state deliberate 5 anni fa, per cui le banche hanno avuto tempo per adeguarsi a esse. Interpellato sull’ipotesi di bad bank, rilanciata dal presidente dell’Abi Patuelli in occasione dell’assemblea dell’Abi, il numero uno della vigilanza della Bce ha commentato: “Avevo lanciato io stesso questa proposta l’anno scorso. Le asset management company si sono dimostrate utili in molti casi (anche in Italia con Amco), così come le Gacs. Se ci sarà un significativo aumento degli Npl, sarebbero strumenti molto utili per aiutare le banche a pulire più rapidamente i loro bilanci”. Infine, ha affermato: “Nel 2011 non c’era ancora una definizione armonizzata di default, per cui era difficile confrontare la qualità degli attivi in Paesi europei. Oggi questa definizione c’è, insieme a un mercato secondario degli Npl liquido ed efficiente e a strumenti pubblici di supporto (Amco e Gacs). Serve ancora un consolidamento nel settore degli Npl e spero che la pandemia sia un’opportunità per le banche di riflettere sul loro modello di business e sulle nuove tecnologie”.

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