Alla fine di giugno il Tesoro ha scelto la Sga, la Società di gestione degli attivi, per il recupero dei crediti peggiori delle due banche venete, anche se di fatto non è ancora entrata in gioco.
Nelle prossime settimane, una volta uscito il decreto ministeriale, la Sga dovrebbe prendere in carico i 18 miliardi di Npl lordi delle ex popolari venete rifiutati da Intesa. L’impegno sarà enorme e nonostante il curriculum di tutto rispetto per la Società che negli ultimi 20 anni ha curato con successo il recupero dei 6 miliardi di sofferenze del Banco di Napoli, si prospettano dei mesi di duro lavoro per smaltire un simile fardello.
Si parla di 9,6 miliardi di sofferenze in arrivo da Vicenza e Montebelluna più 8,9 miliardi di inadempienze probabili, crediti formalmente ancora in bonis in cui il sottostante – migliaia di famiglie e imprese grandi e piccole – ha ancora margini di ripresa, a patto che venga sostenuto con le dovute attenzioni e con il nuovo credito necessario.
Secondo alcune fonti riportate da Il Sole 24 Ore, la Sga starebbe predisponendo un piano articolato e aperto al coinvolgimento di diversi attori privati, in modo da costruire per ogni fattispecie il trattamento più efficiente. Si punta naturalmente alla massimizzazione del ritorno, ma la priorità forse sarà irrobustire una struttura che al momento non raggiunge i 100 dipendenti.
La questione infatti è delicata, perché in ballo c’è il destino di un pezzo rilevante del sistema industriale del NordEst (e non solo), ma anche il bilancio finale e l’esborso per i contribuenti dell’operazione di salvataggio delle due banche, che oggi vede lo Stato potenzialmente esposto per una cifra che può arrivare fino a 16 miliardi di euro.
Oggi i 18 miliardi di crediti in questione sono formalmente di proprietà delle banche in liquidazione, ma “parcheggiati” nelle filiali ex Veneto ed ex Vicenza ora passate a Intesa Sanpaolo. I casi più urgenti, quelli cioè che necessitano di un intervento immediato (nuova finanza, rinnovo di un fido, ristrutturazione di un’esposizione) sono nei fatti monitorati dal personale di Ca’ de Sass, non a caso in queste settimane di interregno alcune decine di pratiche sono state comunque portate avanti: una di queste, si apprende, ha visto coinvolto il debito di Stefanel, all’ennesima ristrutturazione.
La Sga non dispone di licenza bancaria e per portare avanti il piano che prevederebbe una gestione mista, si appoggerà alle recenti modifiche alla legge 130/99, secondo cui anche gli intermediari possono concedere nuova finanza: ecco come potrà ricorrere a partner privati per i dossier di dimensioni medio-piccole e alla gestione diretta per le pratiche più consistenti.
Dovrà essere coinvolta anche Intesa Sanpaolo, poichè le pratiche al momento sono giacenti nelle filiali prima appartenute alle ex popolari venete: sono gli sportelli di riferimento per migliaia di famiglie e Pmi, dunque tra le ipotesi al vaglio c’è quella di assegnare proprio a Intesa il servicing di una parte degli incagli. Sempre su questa partita si starebbe vagliando anche una collaborazione con Fonspa, che in occasione della cartolarizzazione delle Good banks prima del trasferimento a Ubi, si è accollata proprio il capitolo incagli.
Secondo alcune indiscrezioni, sarebbero in corso dei colloqui anche con due altri operatori specializzati in Npl: Banca Ifis e Banca Finint che potrebbero gestire parte delle sofferenze.