I dati sui crediti deteriorati sono migliori rispetto al passato: il 30,6% delle imprese giudica sufficiente il proprio livello di liquidità
Nonostante la crisi pandemica si stia dimostrando più lunga del previsto, le imprese e il sistema bancario stanno reggendo alla pressione. Anche il volume di crediti deteriorati è di gran lunga inferiore rispetto ai picchi raggiunti nelle recenti crisi finanziarie. Secondo i dati di Bankitalia, a giugno 2021 le banche italiane presentavano un CET1 ratio del 15,2% e un volume di crediti deteriorati, al netto delle rettifiche, pari al 2% del totale dei crediti. Questi valori sono significativamente migliori rispetto alla pre-crisi finanziaria del 2008 e allineati alla media europea. Dati che fanno pensare che le conseguenze della crisi pandemica non saranno come quelle vissute in passato.
A ridurre il rischio di default delle imprese ci hanno pensato anche le misure varate dal Governo per contenere la crisi. In Italia, ad inizio dicembre, soltanto 56 miliardi di credito stanno beneficiando ancora delle moratorie, a fronte dei precedenti 270 miliardi. Per circa l’80% dei prestiti soggetti a moratoria non ci sono stati significativi effetti sul tasso di default, che a settembre 2021 si attestava intorno allo 0,8% per le famiglie e all’1,8% per le imprese. Di fronte alla possibilità di un aumento dei crediti deteriorati, il sistema bancario si è preparato per tempo, adottando politiche di accantonamento e di classificazione delle esposizioni sottoposte a moratorie e garanzie pubbliche. Secondo i dati EBA, a giugno 2021 il 46,7% dei prestiti ancora in moratoria sono stati classificati in stage 2. Lo stesso discorso vale per il 30,2% dei prestiti con moratoria scaduta.
Le imprese con probabilità di default superiore al 5% sono il 21% del totale. Il numero si riduce all’11% per le imprese che hanno beneficiato delle garanzie statali. Le imprese con moratorie scadute con probabilità di default maggiore del 5% sono il 16%, mentre quelle con moratorie in essere equivalgono al 24%. Stando ai dati di Bankitalia, il saldo tra imprese che giudicano il proprio livello di liquidità più che sufficiente e quelle che lo ritengono insufficiente è di oltre 8 punti percentuali superiore rispetto ai dati di fine 2019. Al terzo trimestre del 2021, il 7,7% delle imprese giudicava insufficiente il proprio livello di liquidità, mentre il 30,6% lo riteneva più che sufficiente.