La bad bank partecipata al 100% dal Ministero del Tesoro sta esaminando i crediti classificati come stage 2 della banca senese
Amco, la ex Sga, è entrata nella data room di Banca Monte dei Paschi di Siena. Lo scrive il Corriere della Sera, secondo cui Amco si sta focalizzando sugli Npl e sui crediti classificati come stage 2. Questi ultimi sono crediti scaduti, quindi non più performing, ma non ancora classificati come deteriorati, sebbene abbiano registrato un significativo deterioramento del rischio di credito rispetto all’iscrizione iniziale.
Non stupisce la discesa in campo di Amco, che lo scorso dicembre, grazie all’operazione Hydra, ha effettuato la scissione parziale non proporzionale di 8,1 miliardi di euro di Npe lordi (4,798 miliardi di Npl e 3,345 miliardi di Utp), alleggerendo così il bilancio della banca senese: a fine 2020 lo stock di Npe a bilancio ammontava infatti a soli 4 miliardi di euro, dagli 11,4 miliardi di fine settembre 2020. La maxi cessione di Npe era cruciale affinché il Ministero del Tesoro potesse cercare un compratore per Mps, che controlla al 68,274% dal 2017, dopo averla salvata dal baratro del fallimento. Lo stock di Npl nei bilanci della banca senese è una variabile cruciale per la sua cessione a Unicredit, che non intende accollarseli. E’ ragionevole pensare che finiranno anch’essi in pancia ad Amco.
Inoltre nella partita per Mps è entrata anche Mediocredito Centrale (MCC). Anche quest’ultima infatti ha avuto accesso a una partizione della data room nei giorni scorsi, ha annunciato Mps, confermando così i rumor del mercato. Al MCC, controllato interamente da Invitalia e che a sua volta controlla la Banca Popolare di Bari, fanno gola circa 150 sportelli in Mezzogiorno, situati in gran parte in Puglia e Sicilia, pari a quasi il 10% dell’attuale rete di Mps. Questi ultimi non sono interessanti per Unicredit ma lo sono per MCC, in quanto rientrano nel piano industriale della banca pubblica, il cui focus è la razionalizzazione del sistema creditizio del Sud.
Resta da sciogliere il nodo delle controllate di Montepaschi, come Mps Capital Services, il leasing, il centro informatico e altre attività accessorie. Sono tutte fuori per ora dall’analisi di Unicredit in quanto svolgono attività e occupano personale che la banca milanese ha già. Quest’ultima non è neppure interessata al marchio Mps. Tuttavia, MCC potrebbe essere interessata a rilevare i servizi corporate e il marchio della banca senese, per poi utilizzarlo per operare come banca per il sud. Sul tema, l’economista Marcello Messori ha commentato alla stampa: “Mediocredito ha avuto nel tempo varie vocazioni alcune della quali molto valide ma in verità non ha mai completato davvero nessuna di queste. ora si presenta l’occasione per trasformarlo in una realtà bancaria del sud. Tutto si può fare, però bisogna prima definire una strategia che per il momento non ho visto esplicitata. certo non può essere una banca che si limiti al tradizionale credito alle imprese. Occorrerebbe una finanza per il mezzogiorno, ovvero un modo per aiutare i punti di eccellenza a crescere, le pmi ad aggregarsi. Ma questo, in verità, non necessariamente significa una banca localizzata nel sud”. Secondo il Corriere della Sera, la discesa in campo di Mediocredito Centrale potrebbe portare una novità sul fronte dei crediti deteriorati di Mps, che a quel punto potrebbero essere ceduti a MCC e non ad AMCO, che però li gestirebbe.
Ma MCC e Unicredit non sono gli unici pretendenti per Montepaschi. Anche il fondo di private equity Apollo ha inviato alla banca senese una manifestazione di interesse non vincolante e dal mese di marzo ha accesso alla virtual data room, come emerge dalla relazione semestrale della banca, che recita: “La capogruppo ha predisposto la virtual data room per le attività di due diligence di potenziali investitori e partners. Al riguardo il fondo Apollo ha inviato alla capogruppo una manifestazione di interesse non vincolante e dal mese di marzo ha accesso alla virtual data room”.