Nel corso di un’audizione alla Camera, il governatore di Bankitalia ha anche indicato una serie di misure per affrontare il problema degli Npl
“L’aumento dei crediti deteriorati è il principale rischio che le banche italiane si trovano oggi a fronteggiare”. E’ l’avvertimento lanciato il 10 febbraio scorso dal governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Ma la buona notizia è che ora le banche possono gestire gli Npl “da una posizione più solida rispetto al passato”, dato che rispetto al 2007 nel complesso del settore bancario: il rapporto tra capitale di migliore qualità e attivi ponderati per il rischio è più che raddoppiato; lo stock degli Npl si è ridotto di oltre due terzi rispetto al picco del 2015. Questi progressi sono anche il risultato di riforme regolamentari implementate a seguito della crisi finanziaria del 2007-2011 e dell’azione di vigilanza di Banca d’Italia. Tuttavia, le regole prudenziali non devono mettere in discussione “la capacità delle banche di finanziare adeguatamente l’economia, in particolare nella fase complessa dell’uscita dall’emergenza sanitaria”.
A proposito del calendar provisioning (che prevede la svalutazione integrale dei crediti deteriorati secondo scadenze prestabilite ed è entrato in vigore quest’anno), il governatore di Banca d’Italia ne ha sottolineato la natura prociclica e i problemi che creano i maggiori tempi della giustizia civile in Italia, in quanto a parità di altre condizioni “l’elevata durata delle procedure di recupero dei crediti si traduce, meccanicamente, in un maggiore stock di Npl e ne deprime il valore”. Visco si è quindi augurato il varo di interventi per “accelerare i tempi della giustizia civile, incidendo sulla causa prima del fenomeno”.
Per quanto riguarda la disciplina della nuova definizione di default, il governatore di Banca d’Italia ha precisato che, dalle evidenze relative alle 4 banche italiane che hanno anticipatamente iniziato ad applicare le nuove regole, gli effetti della nuova disciplina paiono avere avuto un impatto moderato. Per ridurlo al minimo in questa congiuntura economica, occorre “accrescere la consapevolezza della clientela sull’entrata in vigore delle nuove regole, intensificando i contatti bilaterali volti a prevenire eventuali inadempimenti non connessi con effettive situazioni di difficoltà”.
Visco ha poi passato in rassegna le misure per affrontare il problema degli Npl, in primis la Gacs (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze), che ha definito “un valido strumento a supporto della cessione di crediti deteriorati”. A fronte di tali operazioni – 27 in tutto sinora – sono stati emessi titoli per 17,7 miliardi, di cui 14,4 assistiti dalla Gacs. I rimborsi effettuati a partire dalla data di emissione hanno diminuito la consistenza di questi ultimi a 10,5 miliardi, riducendo corrispondentemente l’esposizione dello Stato, ha ricordato il governatore di Bankitalia. Tuttavia, solo 11 operazioni su 27 presentano recuperi in linea con i business plan, mentre le altre hanno subito ritardi, incassando solo 3,2 miliardi, a fronte dei 3,7 attesi, senza però riportare perdite sulle 3 tranche di titoli (junior, mezzanine e senior) in cui sono suddivise le operazioni. A seguito degli interventi correttivi alle Gacs implementati nel 2019, la performance delle operazioni è migliorata.
Oltre a una riduzione dei ritardi della giustizia civile (che contribuirebbe a velocizzare ristrutturazioni aziendali e recupero dei crediti, oltre ad assicurare il buon funzionamento del mercato secondario degli Npl), Visco ha auspicato:
-la veloce attuazione dei regolamenti europei volti a facilitare le cartolarizzazioni;
–regole armonizzate per i servicere per coloro che acquistano crediti al di fuori delle operazioni di cartolarizzazione;
-meccanismi armonizzati di escussione stragiudiziale delle garanzie;
-passi avanti nell’istituzione di società pubbliche di gestione dei crediti deteriorati (AMC);
-un’estensione delle Gacs;
-il ripristino della possibilità di trasformare in crediti d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (DTA) per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati ceduti a terzi, introdotta dal DL Cura Italia;
-una maggiore attenzione alla solidità anche delle imprese non finanziarie (NFCs), attraverso misure che ne rafforzino la patrimonializzazione e riequilibrino la loro struttura finanziaria.