Nel mese di febbraio, l’ammontare complessivo dei mancati pagamenti di luce e gas si attesta intorno ai 26 milioni di euro, oltre il 15% del totale
L’aumento dei costi di luce e gas fa tremare il mercato delle utilities. Negli ultimi mesi, famiglie e imprese italiane hanno dovuto affrontare un esoso rincaro dei prezzi delle forniture energetiche. E purtroppo, in molti di loro, non sono riusciti a pagare le bollette. Una recente indagine di ARTE (Associazione Reseller e Trader dell’Energia) ha evidenziato un cospicuo incremento degli insoluti. Se a dicembre 2021 il valore delle forniture non pagate ammontava a circa 16,7 milioni di euro (pari al 10% del totale mensile), a febbraio 2022 il valore degli insoluti è salito circa 26 milioni (pari al 15,44%). Tradotto: quasi un cliente su sei non riesce a pagare le bollette a fine mese. Il dato viene confermato anche da un progressivo aumento dei distacchi per morosità, che da febbraio dello scorso anno ad oggi sono aumentati del 36%.
Per arginare il fenomeno dei mancati pagamenti, i piccoli fornitori italiani stanno adottando, dove possibile, piani di rateizzazione per il recupero del credito. In questo senso, le utilities hanno attivato più di 41 mila piani di rateizzazione, di cui 24 mila riconducibili a utenti domestici e 16 mila relativi alle imprese (che incidono l’80% sul valore delle masse gestite). Per i privati l’importo totale in rateizzazione è di 19 milioni, mentre per le aziende supera i 37 milioni. Mediamente, le famiglie pagano 700/800 euro al mese, mentre per i professionisti e le piccole imprese la quota sale a 5 mila euro circa.
“A marzo il prezzo dell’energia ha raggiunto nuovi massimi e le conseguenze di questa impennata le vedremo solo fra due mesi” ha commentato Diego Pellegrino, portavoce di ARTE. “Non abbiamo mai vissuto una situazione del genere, nemmeno durante il lockdown per il Covid. Siamo già al limite. Non riusciamo a reggere questo fabbisogno di circolante e molte realtà di fornitura, soprattutto quelle di una certa dimensione, rischiano il default. Bisogna cambiare le regole di formazione del prezzo. Gli incentivi previsti dall’ultimo decreto sono un piccolo aiuto per tamponare l’emergenza, ma non risolvono la situazione”.