Dalle ZES al primato tecnologico: come la Cina ha adattato il modello delle oche volanti per guidare l’economia globale
Il modello delle oche volanti: un motore di sviluppo economico
Il modello delle oche volanti è una teoria economica sviluppata dall’economista giapponese Kaname Akamatsu negli anni ’30, poi ampiamente applicata durante il “miracolo asiatico” del dopoguerra. Questo modello descrive il processo di sviluppo industriale di un gruppo di paesi, basandosi su una dinamica gerarchica tra “paesi leader” e “paesi follower”. La metafora si ispira al volo coordinato delle oche selvatiche, dove una guida e le altre seguono, formando uno schema che cambia nel tempo.
Le fasi del modello
Il modello si sviluppa in quattro fasi principali:
I paesi follower importano beni prodotti dai paesi più avanzati, inizialmente come consumatori e apprendisti. Con il tempo, i follower iniziano a produrre beni importati, riducendo la loro dipendenza dall’esterno. Successivamente, i follower iniziano a esportare prodotti, competendo con i leader. Infine, i follower diventano leader in settori specifici, sviluppando nuove tecnologie e rilanciando il ciclo con altri paesi emergenti.
Applicazione in Asia
Questo modello ha trovato applicazione pratica durante il rapido sviluppo economico dei paesi asiatici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Giappone ha assunto il ruolo di paese leader, avviando un’ondata di crescita che ha coinvolto le quattro tigri asiatiche (Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore) e successivamente altre economie come Cina, Thailandia, Malaysia e Indonesia. Attraverso investimenti diretti, trasferimenti tecnologici e apertura commerciale, il Giappone ha contribuito a trasformare queste nazioni in potenti economie industriali.
Il caso della Cina
La Cina ha interpretato il modello in modo unico, mescolando aperture economiche graduali con politiche industriali strategiche. Con le riforme degli anni ’80 e ’90, ha attirato capitali e tecnologie, inizialmente come “fabbrica del mondo“. Gradualmente, ha scalato la catena del valore, diventando leader in settori tecnologici avanzati come l’intelligenza artificiale e le telecomunicazioni. Oggi, la Cina cerca di estendere questo modello ad altri paesi attraverso iniziative come la Belt and Road Initiative (BRI), promuovendo lo sviluppo infrastrutturale e industriale in Asia, Africa ed Europa.
Il modello delle oche volanti: il caso della Cina in dettaglio
La Cina rappresenta un caso emblematico di adattamento del modello delle oche volanti, che ha permesso al paese di diventare uno dei principali attori dell’economia globale. Questo processo, avviato con le riforme economiche degli anni ’80 sotto la guida di Deng Xiaoping, si è evoluto seguendo una traiettoria unica che integra principi del modello con strategie specifiche cinesi.
La fase iniziale: apertura graduale e attrazione di investimenti
Negli anni ’80, la Cina ha iniziato a inserirsi nel modello globale delle oche volanti grazie alla creazione delle Zone Economiche Speciali (ZES), come Shenzhen e Zhuhai. Queste aree offrivano vantaggi fiscali e infrastrutturali per attrarre investimenti stranieri. Multinazionali di paesi come il Giappone, leader del modello, hanno delocalizzato la produzione verso la Cina per sfruttare i bassi costi del lavoro e la crescente stabilità economica. Attraverso joint venture e collaborazioni, la Cina ha acquisito tecnologie e competenze industriali e, in questa fase, il paese si è specializzato in prodotti a basso valore aggiunto, come tessili e componentistica elettronica, che venivano esportati a livello globale.
La fase di industrializzazione e consolidamento
Negli anni ’90 e 2000, la Cina ha progressivamente scalato la catena del valore, un passaggio cruciale del modello delle oche volanti. Questo è stato possibile grazie alla costruzione di reti ferroviarie, porti e zone industriali, che ha facilitato la crescita del settore manifatturiero. Lo sviluppo di un capitale umano altamente qualificato ha poi permesso l’avanzamento tecnologico. Infine, la Cina ha iniziato a produrre beni tecnologici più complessi, come elettrodomestici, automobili e componentistica elettronica.
Il salto alla leadership tecnologica
A partire dal 2010, la Cina ha iniziato a spingersi oltre il ruolo di “follower” diventando un “leader” in diversi settori. Questa transizione è stata caratterizzata da piani industriali strategici, come il programma Made in China 2025, che punta alla leadership globale in settori come robotica, biotecnologie e intelligenza artificiale. Ma ci sono stati anche massicci investimenti in ricerca e sviluppo; nel 2021, la Cina è diventata il secondo paese al mondo per spesa in R&S, superata solo dagli Stati Uniti. E questo ha portato (inevitabilmente, come già successo in America) alla creazione di giganti tecnologici, con aziende come Huawei, Tencent e Alibaba, che rappresentano l’avanguardia dell’innovazione cinese.
Espansione globale e Belt and Road Initiative (BRI)
Oggi la Cina sta esportando il proprio modello di sviluppo attraverso la Belt and Road Initiative (BRI), una rete di infrastrutture e cooperazione economica che coinvolge più di 140 paesi. Questo progetto permette alla Cina di consolidare relazioni economiche con mercati emergenti e facilitare il trasferimento di tecnologie e investimenti verso nuovi paesi follower, estendendo il ciclo del modello delle oche volanti.
Fattori di successo
Ovviamente l’adattamento culturale: La Cina ha sfruttato la sua capacità di apprendere dai leader, preservando al contempo la propria identità culturale e politica. Inoltre, una governance centralizzata. La guida statale ha permesso di pianificare e implementare strategie a lungo termine, minimizzando i rischi di stagnazione economica. Infine, last but not least (tutt’altro), un mercato interno (molto) vasto. La dimensione della popolazione cinese ha creato una domanda interna sufficiente a sostenere la transizione industriale e tecnologica.
Sfide e limiti
Nonostante il successo, la Cina deve affrontare sfide legate al rallentamento economico, alle tensioni geopolitiche e alla crescente necessità di innovare per mantenere la leadership in settori chiave. Inoltre, il modello delle oche volanti implica un costante bisogno di creare nuove nicchie tecnologiche per non essere superati da paesi emergenti che seguono la stessa traiettoria.
Limiti e critiche
Nonostante il successo (soprattutto cinese, ovviamente, ma altrettanto ovviamente del sudest asiatico in generale), il modello delle oche volanti non è privo di critiche. La dipendenza dai leader può creare squilibri economici e sociali, e la competizione per risorse e mercati può generare conflitti. Inoltre, la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica hanno reso più complesso il trasferimento di conoscenze e capitali rispetto al passato.
In sintesi, il modello delle oche volanti è stato un’importante guida per comprendere il miracolo asiatico e il ruolo della Cina nella scena economica globale, ma richiede adattamenti per affrontare le sfide del XXI secolo.