L’affermazione che il sistema delle pensioni italiano funzioni come uno schema Ponzi è spesso oggetto di dibattito, ma richiede una distinzione chiara tra caratteristiche formali e finalità pratiche.
Come funziona uno schema Ponzi in dettaglio? Perché si dice che è simile a una catena di Sant’Antonio?
Uno schema Ponzi è una truffa finanziaria che promette agli investitori alti rendimenti in tempi brevi, senza però generare profitti reali. Il suo funzionamento si basa sull’utilizzo del denaro versato dai nuovi partecipanti per pagare i rendimenti dei primi investitori, creando un’apparenza di successo e attrattività.
Funzionamento di uno schema Ponzi
C’è chiaramente una fase iniziale. L’organizzatore convince un piccolo gruppo di persone a investire, promettendo rendimenti elevati. Questi rendimenti, in genere molto superiori rispetto al mercato, vengono pagati puntualmente utilizzando i fondi raccolti dagli stessi investitori iniziali o dai nuovi entranti. Si passa poi all’espansione. Grazie alla reputazione iniziale positiva, il numero di investitori cresce. I nuovi fondi vengono utilizzati per mantenere i pagamenti promessi, ma non ci sono investimenti reali né profitti legittimi. L’intero sistema dipende dal continuo afflusso di nuovi capitali. Infine, è inevitabile il collasso. Questo perché lo schema diventa insostenibile quando il numero di nuovi partecipanti non è sufficiente a coprire i rendimenti promessi. A questo punto, l’organizzatore sparisce con i fondi rimanenti, lasciando gli ultimi investitori con perdite significative.
Similitudini con la “catena di Sant’Antonio”
Il parallelo con la catena di Sant’Antonio, una forma di piramide finanziaria, deriva dalla struttura del reclutamento. In prima istanza siamo in presenza di una struttura piramidale, dove ogni partecipante è incentivato a reclutare altri membri, espandendo la base e garantendo i profitti dei livelli superiori. In secondo luogo, è presente un’espansione geometrica. Come in una catena, ogni livello dipende dall’espansione esponenziale dei membri. Tuttavia, poiché il numero di persone disponibili è finito, la struttura collassa inevitabilmente.
La principale differenza è che nella catena di Sant’Antonio gli aderenti non sempre promettono rendimenti finanziari diretti, ma possono offrire altri tipi di benefici, come beni o favori.
Perché sono truffe
Entrambi i sistemi sono intrinsecamente insostenibili, perché si basano su promesse irrealizzabili e sull’inganno. La mancanza di profitti reali e la dipendenza dall’espansione continua li rende destinati al fallimento. Inoltre, entrambe le strutture danneggiano maggiormente gli ultimi partecipanti, che non ricevono alcun ritorno e subiscono le perdite.
Similarità con uno schema Ponzi
Un aspetto in comune con lo schema Ponzi è che il sistema pensionistico italiano si basa sulla “ripartizione“. I contributi versati dai lavoratori attivi sono utilizzati per pagare le pensioni ai beneficiari attuali. Questo meccanismo richiede un continuo afflusso di nuovi lavoratori per sostenere il sistema, così come uno schema Ponzi necessita di nuovi investitori per pagare i vecchi. In caso di squilibri demografici o economici (meno lavoratori attivi rispetto ai pensionati), la sostenibilità può essere compromessa.
Differenze fondamentali tra le pensioni e lo schema Ponzi
A differenza di uno schema Ponzi, che è illegale e fraudolento, il sistema pensionistico italiano è regolamentato per legge e opera con trasparenza. Lo scopo è garantire la sicurezza sociale, non il profitto privato. Il sistema è poi soggetto a riforme e supporto statale per garantirne la sostenibilità. Ad esempio, si sono introdotte misure come l’innalzamento dell’età pensionabile e il ricalcolo degli assegni. Infine, a differenza degli schemi Ponzi, il sistema pensionistico non promette rendimenti irrealistici o certi. Le prestazioni pensionistiche dipendono dai contributi versati e dai parametri stabiliti dalla legge.
Problemi di solvibilità del sistema delle pensioni italiano
Il sistema pensionistico italiano si basa su un modello a ripartizione, in cui i contributi dei lavoratori attivi finanziano direttamente le pensioni degli attuali beneficiari. Questa impostazione è vulnerabile a diversi fattori.
In primis, la stagnazione economica riduce l’aumento dei salari e quindi i contributi disponibili, aggravando ulteriormente il problema. Le riforme attuate, come l’innalzamento dell’età pensionabile, servono solo come misure tampone senza affrontare le cause strutturali del problema. In secundis, ci sono gli squilibri demografici. L’Italia è caratterizzata da una delle più basse natalità in Europa e da un’elevata aspettativa di vita. Ciò ha portato a un rapporto squilibrato tra lavoratori attivi e pensionati. Meno lavoratori significano meno contributi per finanziare il crescente numero di pensionati. Per finire, c’è un divario tra contributi e spesa pensionistica. Nel 2023, la spesa pensionistica ha superato di circa 53 miliardi di euro i contributi raccolti. Questa differenza viene colmata dallo Stato, ma un deficit crescente potrebbe mettere a rischio la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.
Soluzioni alternative per le pensioni: il sistema a capitalizzazione
Un modello a capitalizzazione rappresenta un’alternativa praticabile per garantire una maggiore sostenibilità e sicurezza personale.
Per esempio, un sistema misto che combini elementi di ripartizione e capitalizzazione potrebbe mitigare i rischi di entrambi. Questo approccio è adottato in diversi paesi europei per diversificare le fonti di reddito per le pensioni. In questo modello, i contributi versati dai lavoratori sono accumulati in fondi personali e investiti in attività finanziarie. I rendimenti degli investimenti determinano l’importo della pensione futura. Questo elimina la dipendenza diretta da fattori demografici. E in questo modello ogni lavoratore avrebbe un controllo maggiore sulla propria pensione, riducendo il rischio di insolvenza del sistema a livello statale. Tuttavia, questa soluzione trasferisce parte del rischio agli individui, che sono esposti alle fluttuazioni di mercato.
Considerazioni finali
Le soluzioni per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico richiedono riforme strutturali che considerino non solo l’aspetto economico, ma anche quello sociale e demografico. Adottare un sistema misto o incentivare piani pensionistici privati potrebbe offrire una via d’uscita dalle attuali difficoltà, pur riconoscendo la necessità di un supporto pubblico per i più vulnerabili.
Sebbene alcune caratteristiche del sistema pensionistico italiano possano ricordare uno schema Ponzi, le differenze in termini di trasparenza, obiettivi e regolamentazione lo distinguono nettamente. Tuttavia, il sistema affronta problemi di sostenibilità che richiedono interventi strutturali per garantire il benessere delle future generazioni.