L’attacco terroristico di Hamas tra il 7 e l’8 ottobre 2023 fa deflagrare la sempre critica situazione mediorientale. Quali conseguenze sull’economia per noi e per il mondo?
Guerra in Israele: la prima settimana
La guerra in Israele, iniziata tra la notte del 7 ottobre 2023 ed il tardo mattino del giorno successivo, ha già causato vittime e danni ingenti. Le operazioni militari israeliane hanno colpito la Striscia di Gaza, mentre Hamas ha lanciato molti razzi contro Israele.
In queste ore è in corso l’evacuazione dei civili palestinesi dalla zona Nord della Striscia di Gaza, in attesa dell’invasione via terra di Israele, ormai imminente. Non si sa quanto ancora dureranno le operazioni militari, ma il rischio di un’escalation del conflitto è reale.
Conseguenze sull’economia
Le conseguenze economiche della guerra in Israele potrebbero essere rilevanti, anche per l’Italia. Il nostro Paese, infatti, dipende in parte dal gas e dal petrolio arabo, e un aumento dei prezzi di queste commodities potrebbe avere un impatto negativo sull’inflazione e sulla crescita.
Il prezzo del petrolio è già salito del 5% in seguito alla guerra. Come riporta Carlo Cottarelli, famoso economista, ex Fondo Monetario Internazionale, un aumento del 10% del prezzo del petrolio causerebbe un rallentamento dell’economia mondiale dello 0,15%. Non è molto ma, in un momento già critico per il perdurare della guerra in Ucraina, lo scoppio di un altro conflitto, che possa coinvolgere direttamente altri paesi produttori di petrolio (come quelli arabi, viste anche le minacce dell’Iran a Israele), proprio non ci voleva.
Il prezzo del gas è invece aumentato in modo più significativo, arrivando a 55 dollari per megawattora. Questo aumento è dovuto anche al fermo del gasdotto tra l’Estonia e la Finlandia, che ha subito un’interruzione pare per un sabotaggio russo.
Un’escalation del conflitto
Un’escalation del conflitto potrebbe avere conseguenze ancora più gravi per l’economia mondiale. In particolare, un blocco delle esportazioni di gas e petrolio da parte dei paesi arabi potrebbe provocare un aumento dei prezzi di queste commodities e una recessione globale. L’Esperienza della crisi petrolifera del 1973, conseguente allo scoppio del conflitto dello Yom Kippur proprio tra Israele e alcuni paesi arabi (Egitto e Siria), insegna che queste prospettiva, purtroppo, non è peregrina.
Le scelte dell’Italia
L’Italia è particolarmente vulnerabile alle conseguenze economiche della guerra in Israele, in quanto dipende in modo significativo dal gas e dal petrolio arabo. E’ in momenti come questi che una strategia economica di crescita basata sull’apporto esterno di energia, quale quella perseguita da tutta la politica italiana, di ogni colore, negli scorsi decenni sin dalla morte di Enrico Mattei, si rivela fallimentare. E lo è proprio perché espone l’Italia al ricatto di coloro da cui dipende per l’energia, energia senza la quale l’industria non potrebbe funzionare.
In particolare, in questo momento storico, il nostro Paese si è affidato all’Algeria per il rifornimento di gas (per sostituire quello che ci arrivava dalla Russia), un paese che non è considerato particolarmente affidabile a livello geopolitico.
Le soluzioni energetiche per l’economia italiana
Per ridurre la vulnerabilità dell’Italia alle conseguenze economiche della guerra in Israele, è necessario puntare sulle fonti di energia rinnovabili e, in parte, anche sul nucleare. Infatti, soprattutto di quest’ultima opzione si è tornati insistentemente a parlare, trasversalmente a livello politico, nelle ultime settimana, anche ben prima dell’attentato terroristico di Hamas in Israele.
Inoltre, è importante diversificare le fonti di approvvigionamento di gas e petrolio, in modo da ridurre la dipendenza dai paesi arabi, nostri principali fornitori.
Tiriamo le somme
La guerra in Israele è un evento che sta avendo un impatto significativo sul mondo intero. E non potrebbe essere diversamente, vista l’importanza della zona a livello geopolitico, anche e soprattutto per la rilevanza economica rappresentata dal petrolio e dal gas naturale, di cui quella zona è tra le più ricche al mondo.
Le conseguenze economiche della guerra potrebbero dunque essere rilevanti, anche per l’Italia, per le ragioni addotte precedentemente. È importante essere consapevoli di questi rischi, e prendere le misure necessarie per ridurre la vulnerabilità del nostro Paese, in primis a livello energetico. Senza una realistica strategia energetica, infatti, che prenda in considerazione una fortissima espansione di energie rinnovabili e del nucleare, l’Italia rimarrà sempre ostaggio di chi ci fornisce energia, Paesi in massima parte ben poco affidabili dal punto di vista geopolitico.