Il controllo dei figli minori sul web è sempre possibile, purché non sconfini oltre determinati limiti. Come recita il Codice Civile, i genitori sono responsabili delle azioni compiute dal figlio minorenne e per questo hanno il diritto di controllarne comportamenti e operato
Controllo figli minori: cosa possono fare i genitori
Di fronte alle crescenti minacce web e ai pericoli in cui possono incappare i ragazzi (basti pensare al cyberbullismo) è naturale che un genitore voglia sapere cosa fa e con chi si relazione il proprio figlio, in particolare se minorenne, quando è su Internet. La domanda, quindi, è semplice: un genitore può controllare il figlio sul web o rischia di violare la sua privacy?
La risposta è altrettanto semplice: i genitori (o i tutori) possono in ogni caso monitorare l’attività in Rete dei propri figli e i loro movimenti sul web, anche a discapito della privacy.
In Italia, infatti, esiste un principio che riguarda “il diritto di correzione e di controllo” da parte dei genitori. Il Codice Civile sottolinea il fatto che i genitori hanno il compito di “istruire ed educare” il figlio e, di conseguenza, verificare che lo stesso rispetti l’istruzione e l’educazione impartita. Senza contare, inoltre, che i genitori sono diretti responsabili delle azioni perpetrate o subite dai figli minori e dei relativi danni.
Il controllo dei figli minorenni è quindi da considerarsi più che lecito. Nel 2020, il Tribunale di Parma ha emesso una sentenza che obbliga i genitori “a controllare i figli minori nel loro utilizzo di Internet”. Dello stesso avviso anche la Cassazione, che nel 2006 ha affermato il principio secondo il quale “i minorenni necessitano di una tutela in Rete”.
Quali sono i limiti da non superare?
Secondo la legge italiana, dunque, i genitori possono controllare azioni e movimenti dei figli sul web, senza ripercussioni da un punto di vista della privacy. Tutto vero? Fino a un certo punto.
Tali controlli, infatti, devono essere effettuati soltanto nel momento in cui sussiste una motivazione e non per eccesso di curiosità o senso di possessività. D’altro canto, se da un lato vale la regola del “diritto di correzione e controllo” da parte dei genitori, dall’altra esiste anche un “diritto dei minori alla privacy“, sancito dall’art. 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, siglata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989.
Un diritto che tutela la vita privata e famigliare del ragazzo, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza. Di conseguenza, il genitore deve stare attento a non interferire in modo ossessivo ed ingiustificato nella vita del figlio, per non rischiare di sfociare nel cosiddetto cyber-stalking.
Un modo efficace per controllarlo su Internet, al contempo rispettando la sua privacy, è quello del “parental control”, che consiste nel limitare l’accesso web soltanto a determinati siti e, si spera, ridurre anche il tempo trascorso online.