Da pochi giorni il Qatar è diventato il primo Paese del Medio Oriente a ospitare la Coppa del Mondo. Ma la preparazione della piccola nazione desertica per il torneo ha comportato un allarmante tributo umano.
Una decisione, e costi, shock
Dodici anni dopo la scioccante e controversa decisione della FIFA di assegnare al Qatar i diritti di ospitare la Coppa del Mondo, il torneo è finalmente arrivato, ed è partito da pochi giorni. Lo Stato del Golfo vi ha investito una fortuna, rendendolo il più costoso di sempre.
È impossibile stabilire il costo esatto della Coppa del Mondo per il Qatar. Ma è già certo che si tratta della Coppa del Mondo più costosa da quella del 1930 in Uruguay, cioè la prima. Secondo alcune stime, il suo costo potrebbe addirittura essere superiore a quello delle precedenti 21 edizioni messe insieme.
Secondo diversi esperti e rapporti, i costi supereranno i 200 miliardi di dollari (199 miliardi di euro), e potrebbero essere ancora più elevati. Per contestualizzare, le Coppe del Mondo più costose sono state quelle del 2014 in Brasile e del 2018 in Russia, entrambe costate meno di 15 miliardi di dollari.
E’ da notare che, già nel 2010, quando il Qatar fu scelto come sede del 2022, le prime stime indicavano un costo potenziale di 65 miliardi di dollari.
Alcune stime recenti dicono che, come accennato prima, i costi reali potenzialmente potrebbero superare i 200 miliardi di dollari. Anche se non sappiamo ancora di quanto esattamente.
Arriviamo ad una cifra
La società statunitense di consulenza finanziaria Front Office Sports ha stimato un costo di 220 miliardi di dollari, mentre Hassan Al Thawadi, capo dell’ente qatariota incaricato di organizzare il torneo, ha dichiarato che i costi delle infrastrutture da quando il Paese si è aggiudicato il torneo supereranno i 200 miliardi di dollari.
Ma a cosa è dovuta l’incertezza sulle cifre esatte? Pare sia dovuta al fatto che la maggior parte dei miliardi spesi dal governo qatariota in vista del torneo è destinata a infrastrutture non calcistiche, come una nuova rete metropolitana, un aeroporto internazionale, nuove strade, circa 100 nuovi hotel e strutture per il tempo libero.
Gran parte di questi investimenti fanno parte del più ampio progetto di investimenti pubblici dello Stato del Golfo, noto come Qatar National Vision 2030.
Gli esperti di business sportivi, in particolare calcistici, fanno notare come la Coppa del Mondo abbia agito da acceleratore, in termini di volontà, del governo qatariota di affrontare le questioni relative alle infrastrutture del Paese. Ha dato loro un punto di riferimento. Rispetto ad altre Coppe del Mondo, è molto più costosa perché il progetto complessivo prendeva in considerazione anche un ammodernamento del Paese.
Questo perché, come sta già avvenendo da tempo negli Emirati Arabi Uniti, Dubai ed Abu Dhabi in testa, c’è la chiara consapevolezza che ii combustibili fossili (soprattutto il gas naturale) non durerà per sempre, tuttaltro. Quindi bisogna trasformare il Paese in maniera radicale. Negli EAU hanno scelto di diventare una chiara meta turisticia di fascia alta; cosa decidereranno in Qatar ancora non si sa.
Quel che è certo è che si tratta di un’enorme “scommessa di soft power” che in realtà finirà per essere in perdita in termini commerciali, cosa che preoccupa poco Doha (la capitale qatariota) vista la vasta ricchezza energetica della penisola, ricca di gas e petrolio.
Ma i principali vantaggi che il Qatar sta cercando di ottenere non sono di natura commerciale. Le relazioni internazionali sono la motivazione principale per ospitare il torneo, e si tratta anche di soft power come strategia di difesa e sicurezza. Il denaro non è un problema per il Qatar. Il Paese può chiaramente permettersi di ospitare una Coppa del Mondo, ed è disposto ad assorbire le perdite connesse.
Per molti versi, la Coppa del Mondo 2022 resta comunque un’anomalia finanziaria.
Un’eredità oscura
Anche se si tratta di un’anomalia finanziaria, Qatar 2022 deve comunque confrontarsi con la questione della “legacy”, cioè l’eredità, come tutti i recenti Mondiali di calcio. Si tratta dell’idea che il torneo debba lasciare un’impronta significativa per la società in generale nel Paese. Impronta che giustifichi l’esborso finanziario per sole quattro settimane di calcio.
Questo è un problema importante per la maggior parte delle Coppe del Mondo, ma nel caso del Qatar ci sono seri dubbi.
Uno dei problemi più evidenti è quello degli stadi. Degli otto impianti, sette sono stati costruiti ex novo per Qatar 2022. Secondo il governo, il costo della loro costruzione è stato di 6,5 miliardi di dollari. Una volta terminata la Coppa del Mondo, il Paese, che conta appena 2,8 milioni di abitanti, non avrà più bisogno di tante grandi strutture.
La “questione del cosa fare dopo” è stata un problema per tutte le recenti sedi della Coppa del Mondo. Ma il Qatar mira a rompere questo ciclo. Tre degli stadi continueranno a ospitare le partite, ma gli altri cinque saranno smantellati, riconvertiti per scopi alternativi o avranno una capacità significativamente ridotta.
Il Qatar pare comunque intenzionato a fare di più. Nei corridoi dei palazzi del calcio che contano di più (UEFA e FIFA), sembra che il Qatar voglia fare una proposta piuttosto insolita. Utilizzerà la nuova infrastruttura costruita per la Coppa del Mondo per giustificare la candidatura a ospitare le principali finali europee in futuro, come l’Europa League o la Champions League.
La cosa non deve stupire, comunque. Il calcio è un fenomeno decisamente globale, e già finali di Supercoppa Italiana od Europea si sono giocate in Cina, soprattutto se hanno visto protagoniste squadre sponsorizzate da, o di proprietà di, cinesi (come l’Inter). Che il Qatar voglia proseguire nel solco segnato dall’evidente soft power del Dragone, non deve dunque stupire.
Il vero costo della Coppa del Mondo: le vite dei lavoratori migranti
In secondo piano, rispetto alla questione del costo della Coppa del Mondo, c’è il destino dei lavoratori migranti che hanno lavorato nel Paese negli ultimi dieci anni. Da quando si è aggiudicato il torneo nel 2010, il Qatar ha dovuto affrontare critiche massicce da parte dei gruppi per i diritti umani per il trattamento riservato ai lavoratori stranieri.
Nel 2016, Amnesty International ha accusato il Qatar di utilizzare il lavoro forzato nel suo stadio internazionale Khalifa, uno dei fiori all’occhiello del torneo. Poi ci sono le notizie secondo cui migliaia di lavoratori migranti sono morti in Qatar dal 2010. Nel febbraio 2021, il quotidiano The Guardian ha riportato che 6.500 lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka sono morti nel Paese tra il 2010 e il 2020. Gli esperti di diritti umani affermano che un gran numero di coloro che sono morti si trovavano nel Paese proprio a causa dei Mondiali di calcio, chiaramente per lavorare alle infrastrutture in costruzione.
Negli ultimi anni il Qatar ha attuato alcune modeste riforme del lavoro, ma secondo Amnesty permangono enormi problemi. “In definitiva, le violazioni dei diritti umani persistono oggi su scala significativa“, ha dichiarato Amnesty in un rapporto del mese scorso.
La FIFA vince ancora la sua Coppa del Mondo
Come spesso succede in questi casi, c’è sempre qualcun altro che ottiene grandi vantaggi da eventi come questi, non essendo direttamente coinvolto nelle polemiche a cui abbiamo appena accennato.
Per la FIFA, l’organo di governo internazionale del calcio, né la morte dei lavoratori migranti né la questione dei costi influenzeranno i propri profitti. Il torneo sarà una grande manna finanziaria per loro, come lo è stata l’edizione del 2018.
Per la FIFA, la Coppa del Mondo è una questione di guadagno monetario e di generazione di entrate per finanziare le sue operazioni in ogni ciclo quadriennale. Le entrate della Coppa del Mondo 2018 per la FIFA hanno superato di gran lunga le loro aspettative. Si è trattado infatti di un totale stimato di 6,1 miliardi di dollari nel 2018, il 10% in più del previsto.
Dal Qatar ci si aspetta un successo simile per la FIFA. Quanto, lo sapremo solo alla fine, probabilmente. Ospitare un torneo comporta un costo significativo per la nazione ospitante, ma è nell’interesse della FIFA assicurarsi che l’evento sia un successo. Ovviamente, non deve preoccuparsi più di tanto dei costi, che non sostiene l’ente che governa il calcio mondiale.