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Correttivo Codice della crisi d’impresa: quali novità vengono introdotte?

Con il decreto correttivo al Codice della crisi di impresa vengono introdotte ulteriori novità al codice. Si tratta del terzo provvedimento volto ad agevolare la privatizzazione del diritto della crisi d’impresa, che mira garantire maggiori tutele a creditori e lavoratori.

Il decreto correttivo della crisi di impresa, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 4 settembre, introduce importanti novità in materia di gestione della crisi aziendale, tra cui:

  • il potenziamento dello stralcio di debiti fiscali e previdenziali;
  • il rafforzamento della composizione negoziata della crisi attraverso procedure più agevoli;
  • l’estensione delle prededucibilità dei crediti degli esperti chiamati a svolgere il proprio incarico.

Codice della crisi: come si compone lo schema correttivo

Il decreto correttivo si compone di 57 articoli, suddiviso in due Capi. Il Capo I, dagli artt. 1 a 51, prevede le disposizioni modificative del codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, mentre il Capo II, dagli artt. 52 a 57, contiene le disposizioni di coordinamento e abrogative conseguenti alle modifiche apportate al codice, oltre che disposizioni transitorie. 

Le novità introdotte dallo schema correttivo

Le modifiche al Codice ella crisi d’impresa sono numerose. Il decreto correttivo si concentra infatti su alcuni punti critici emersi nei primi anni di applicazione della composizione negoziata.

Tra le principali novità si segnalano ulteriori forme di pubblicità per il procedimento sulle misure cautelari, un adeguamento del compenso dovuto all’esperto in base alle attività svolte e un cambiamento parziale nell’accesso al concordato semplificato. Si estende anche al soggetto incaricato della revisione legale il compito di segnalare all’organo amministrativo l’emersione della crisi.

L’obiettivo del Governo è quello di correggere alcuni difetti ed errori materiali, chiarire alcuni dubbi interpretativi e rendere le procedure più efficaci.

Come viene regolato l’albo dei gestori della crisi

Importanti modifiche vengono apportate all’elenco dei soggetti incaricati delle funzioni di gestione e controllo in qualità di curatori, commissari giudiziali o liquidatori. Per evitare confusione e problemi, il legislatore ha deciso di non ricorrere a un albo specifico, ma a professionisti indipendenti iscritti agli albi professionali. Tali figure dovranno essere presenti nelle varie fasi del processo, intervenendo per apportare adeguate misure di risanamento. Potranno essere iscritte all’albo ex art. 356 tutti coloro che si sono formati e hanno acquisito esperienza come curatori, commissari giudiziali o liquidatori giudiziali negli ultimi cinque anni. La collaborazione tra imprenditori e professionisti diventa quindi fondamentale per intercettare eventuali problemi e agire in modo preventivo, riducendo al minimo il rischio di fallimento e proteggendo il tessuto produttivo nazionale.

Le modifiche alla composizione negoziata

L’art. 23, comma 2, dispone la possibilità per l’imprenditore di formulare un accordo transattivo con le Agenzie fiscali e l’Agenzia delle Entrate per rateizzare il pagamento dei debiti, anche parzialmente. Per accedere, tuttavia, occorre che l’imprenditore alleghi alla richiesta una relazione da parte di un esperto, con cui si attesta che tale procedura è effettivamente più conveniente di quella liquidatoria. Oltre a questo, è necessaria un’ulteriore rendicontazione con i dati aziendali verificati dal soggetto incaricato. La proposta non può essere avanzata qualora i tributi costituiscano risorse proprie dell’Unione europea.

Crisi nei gruppi di imprese

Le novità riguardano anche i gruppi di imprese. L’art. 248 bis del testo, infatti, prevede la possibilità di proporre delle transazioni in modo unitario o separato qualora emergano conflitti di interesse tra le diverse realtà realtà del gruppo.

Il correttivo, dunque, rende meno complessi i meccanismi di gestione della crisi. Le nuove disposizioni non solo puntano a migliorare la tutela dei creditori, ma anche a salvaguardare la continuità aziendale. Questo equilibrio è reso possibile grazie all’intervento dei professionisti che, con le loro competenze, permettono una gestione più efficiente delle problematiche finanziarie, favorendo soluzioni concordate tra le parti e riducendo la necessità di ricorrere a procedure fallimentari.

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