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Covid, boom di case all’asta: +63,5% negli ultimi sei mesi

Il rapporto del Centro Studi Sogeea registra oltre 15mila case messe all’asta nel secondo semestre del 2020, circa un terzo al Nord del Paese. Il 66% delle abitazioni ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro

Il numero di case messe all’asta negli ultimi sei mesi ha subito una busca impennata. Secondo quanto emerso dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato la fine di febbraio, l’aumento è stato del 63,5%. Una crescita, sottolinea lo studio, che conferma la tendenza emersa lo scorso anno quando si era registrato un incremento rispetto all’estate. Le procedure registrate a fine 2020 sono infatti 15.146, a fronte delle 9.262 rilevate nel precedente mese di luglio.

Secondo lo studio sono soprattutto le fasce più deboli a trovarsi in difficoltà, ma il fenomeno non riguarda solo case e alberghi. All’asta sono infatti finiti anche 4 Castelli, 15 Ospedali, 8 Teatri e strutture dedicate alla carità come 17 conventi.

A livello territoriale, circa un terzo delle abitazioni in vendita si concentrano nel Nord del Paese (5.798 unità), area in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al 27,7%. Nel Mezzogiorno si è registrata poi una brusca salita, trascinata soprattutto dalle isole dove il numero degli immobili in vendita si è attestato a 2.105 contro i 584 del semestre precedente, segnando un aumento del 284%. È invece del 113% l’aumento nella parte peninsulare del Mezzogiorno (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Non va meglio il Centro dove si è verificato un aumento del 64%, le procedure rilevate a fine 2020 sono 4.216, mentre quelle di sei mesi fa erano 2.566.

2.100 case all’asta si trovano in Lombardia che equivale a poco più di un settimo degli immobili oggetto dello studio. Troviamo poi il Lazio con 1.727 immobili, con una crescita che si assesta a +118% rispetto a luglio. Seguono la Sicilia (1564 immobili, +250%) e il Piemonte (1532 immobili, più del doppio degli immobili rispetto allo scorso semestre). Ci sono però anche regioni che hanno visto diminuire il numero delle procedure forzate rispetto al periodo precedente: il Veneto (333 immobili contro i 1.517 del semestre precedente), la Liguria (286 contro i 334 precedenti) e il Molise (49 conto i 54 precedenti).

Entrando ancora più nello specifico, a livello di province la prima per numero di case all’asta è Roma (844), seguita da Ancona (641), Napoli (570), Catania (536) e Bergamo (508).

Il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale fino all’89% se si analizzano gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro.

La stima del valore finanziario delle transazioni rilevate dallo studio nel secondo semestre del 2020, è di circa 1,5 miliardi di euro. Tolte le spese per le procedure, sono circa 1,4 miliardi destinati alle banche. Si può, inoltre, approssimare a circa 160 milioni di euro il valore degli introiti per l’Erario con l’imposta di registro. Stimabile in circa un miliardo di euro, invece, l’ammontare delle ristrutturazioni che seguiranno l’acquisizione degli immobili. Le entrate per le casse dello Stato tra Iva e tasse possono essere quantificate in circa 270 milioni.

“Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese che fatica tremendamente a uscire dalla crisi notevolmente aggravata dalla pandemia – ha spiegato nella sua relazione il professor Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi –. Si può contestualmente ipotizzare che in tutta Italia le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano drasticamente aumentando, anche se gli istituti di credito sono diventati meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza, consapevoli che il valore degli immobili è calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati”.

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