Il Credit management in situazioni critiche non può che partire da un’accorta analisi sullo stato di salute di una posizione per poi identificare la migliore strategie di recupero. Quali sono le attività e gli strumenti a disposizione dei credit manager?
In anni complicati come quelli che stiamo vivendo, la gestione del credito è diventata centrale per qualunque azienda, a prescindere dal settore di appartenenza e della dimensione. Nei momenti di difficoltà come è possibile intervenire? Abbiamo approfondito gli strumenti e le attività di credit management con l’avvocato Vincenzo Fedele, Managing Partner dello Studio Legale Vincenzo Fedele, che ha al proprio interno dei dipartimenti specializzati in NPL e UTP.
Nell’ambito del Credit management l’analisi di un credito è essenziale per ridurre i rischi, l’attività di Boarding può segnalare tempestivamente situazioni critiche, in cosa consiste e come si svolge?
Nel credit management il “Boarding” è quell’attività con la quale, attraverso un’attenta analisi documentale, si raccolgono i dati e le informazioni di un credito al fine di:
- determinare lo stato di “salute” della posizione;
- individuare la migliore strategia di recupero.
L’attività di “Boarding” viene realizzata dopo l’acquisto di un nuovo credito; in questo caso il boarding viene anche definito come una “Due Diligence post acquisizione”, poiché consente al cessionario del credito di analizzare nel dettaglio tutte le posizioni che sono state oggetto di cessione. Infatti, grazie a tale attività, il nuovo titolare del credito potrà verificare lo stato documentale delle pratiche acquistate e organizzare la migliore strategia di recupero.
Il processo di boarding è il momento principale e fondamentale per una corretta attività di credit management che deve iniziare prima che si passi alla fase della gestione dei crediti ceduti. In fase di boarding, difatti, la cessionaria del credito, avendo a disposizione tutta la documentazione della relativa sofferenza, sarà già in grado di avviare un’analisi di screening anagrafica e patrimoniale/economica effettiva delle singoli posizioni, ivi comprese la disamina di tutte le garanzie reali e personali.
Tale ultima attività, sarà di fondamentale importanza anche per la messa in sicurezza del credito per evitare la scadenza ad esempio delle ipoteche. In sostanza, in tale fase si inizierà a programmare l’attività di recupero.
Nel settore del credit management, difatti, è molto importante programmare con largo anticipo la strategia di recupero; nel corso della nostra esperienza professionale abbiamo notato che è piuttosto difficile gestire molte posizioni creditorie senza conoscere in maniera dettagliata il tipo di prodotto che si sta lavorando.
La gestione del portafoglio diventa al contrario molto più semplice non appena si possiede un quadro complessivo di tutte le informazioni più importanti delle pratiche da lavorare.
In questo modo le scadenze sono già note, le risorse di lavoro possono essere gestite in modo più produttivo e la cessionaria riceve un aggiornamento completo delle posizioni affidate.
La mission dello Studio è quella di cercare di dare assistenza super specializzata mettendo a servizio dei clienti l’esperienza lavorativa dello Studio mediante processi innovativi di lavoro e piattaforme intelligenti. Nel mio Studio è in uso piattaforma che consente di poter gestire in maniera integrata ed univoca gli NPE sin dal primo momento (la fase delle analisi dei contratti, ad esempio le DD ed i BP).
Un approccio industriale dei processi di lavorazioni in quelle attività ripetitive ma sempre con un occhio al taylor made. Non solo, ma stiamo sviluppando, anche, un sistema di “Intelligence on boarding” per classificare in maniera automatica quei documenti standard presenti ovunque in tutte le operazioni di cartolarizzazione o gestione, con una sezione dedicata a quelle realtà imprenditoriali colpite da procedure concorsuali.
In definitiva, quindi, una corretta attività di boarding garantisce una efficiente gestione dell’attività di recupero dei crediti sempre, però, se ben supportata da strumentazioni ed organizzazioni di risorse.
Questa attività può essere di aiuto anche per individuare la migliore strategia di recupero?
Certamente. Come dicevo poc’anzi, difatti, in fase di boarding si inizia ad individuare la migliore strategia di recupero nonché la messa in sicurezza del portafoglio per evitare di incappare in decadenze.
Si procederà, quindi, alla mappatura del portafoglio per analizzare tutte le attività giudiziarie e non da mettere in atto per efficientare al massimo le attività di recupero, intervenendo sin da subito nelle procedure esecutive pendenti (magari procedendo con interventi ex art. 111 cpc) ovvero con comunicazioni di avvenuta cessione dei crediti per le procedure concorsuali ex art. 115 l. fall..
Mappato il portafoglio ed individuate le azioni immediate, si procederà, poi, all’avvio delle azioni di recupero, se ancora non incardinate, ad esempio verso i garanti.
In sostanza, si azioneranno tutte quelle attività processuali per tentare di recuperare quanto più possibile.
Si pensa che in genere l’attività di recupero crediti sia appannaggio dei credit manager in effetti si tratta di un percorso che prevede anche la conoscenza approfondita giuridica in queste tematiche, come uno studio legale può affiancarsi nel recupero crediti ai credit manager?
L’attività del credit manager costituisce di fatto il core business del sistema finalizzato al recupero del credito, nella quale si centralizza la strategia essenziale al raggiungimento del risultato atteso.
Il credit manager riunisce in sé un insieme di competenze e di attitudini necessarie a svolgere un complesso di attività che si compendiano nella valutazione del portafoglio da gestire e nella analisi delle soluzioni non solo giudiziali ma anche e soprattutto stragiudiziali efficienti al recupero del credito, nella previsione degli incassi in ciascun segmento temporale nel quale il business plan si suddivide, nel presidio delle attività legali che sottostanno all’attività di recupero del credito, nel monitoraggio costante dei risultati economici raggiunti e nella ricerca e attivazione di tutte le azioni alternative utili al recupero del credito in termini di rapidità e di efficienza economica.
A tali attività è di fondamentale importanza il ruolo del legale il quale deve essere di supporto al manager per mettere in atto le attività giudiziali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi previsti nei vari business plan, cercando di far rispettare le tempistiche previste nei flussi di incasso. Il tutto per il raggiungimento degli incassi previsti per la gestione.
Lo studio legale deve essere altresì proattivo con una assistenza immediata nell’incardinare le attività richieste dal manager in mancanza delle quali si rischio uno stallo delle lavorazioni con un inevitabile impatto negativo sulle previsioni di incasso.
C’è da aspettarsi, vista la congiuntura economica, un aumento del recupero crediti giudiziale, ma non mancano le criticità in questo percorso, quali sono e come potrebbero essere superate?
Certamente tra la pandemia e la guerra in Ucraina non possiamo aspettarci una diminuzione delle attività di recupero dei crediti ma certamente una crescita solo esponenziale. A fronte di questo incremento, si auspica una gestione attiva e dinamica di tali crediti, adottando una serie di misure legislative e non le quali rientrino in un piano sistemico e di risoluzione delle sofferenze bancarie.
Occorrerà, pertanto, non un approccio generalizzato, standardizzato ed industrializzato bensì una maggiore sensibilità da parte di tutti gli attori coinvolti – a cominciare dalle banche che dovranno valutare se cedere o gestire “in house” il proprio portafoglio – per riuscire a dare valore non solo ai crediti ma a tutto il sistema industriale/imprenditoriale, anche con il supporto di professionisti qualificati e dell’adeguata tecnologia.
Per far ciò, sarà cruciale, quindi, una corretta analisi di screening per capire quale sia la situazione effettiva delle posizioni presenti nel proprio portafoglio e valutare in maniera tempestiva, caso per caso, il livello di deterioramento di un credito. Saranno, pertanto, determinanti le informazioni acquisiti per valutare il livello di deterioramento del credito.
Qualità delle informazioni e velocità di analisi saranno di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi in linea con i BP (sempre che gli stessi siano stati correttamente elaborati).
Naturalmente, un ruolo fondamentale in futuro verrà appunto attribuito al sistema bancario che, stretto nelle forche caudine della normativa europea di riferimento, dovrà concentrare gli sforzi per prevenire e/o evitare che gli UTP possano trasformarsi in future nuove sofferenze (NPL).
Non di minor importanza sarà quella della gestione legale degli NPE. Sarà necessario, quindi, individuare strutture che possano vantare una expertise che spazia dall’origine del credito, con le possibili patologie contrattuali, alla capacità di negoziazione con il debitore, eventualmente agevolata da una “leva” giudiziale, sino alla configurazione di accordi di ristrutturazione (di natura privatistica o concorsuale) più complessi che consentano la migliore way out per il creditore bancario.
Infine, un ruolo determinante lo avrà il sistema giudiziario che dovrà inevitabilmente essere rafforzato per rispondere alle nuove esigenze del mercato in maniera tempestiva.
Il nuovo codice della crisi di impresa presenta degli elementi di continuità con il passato ma anche diverse novità, quale sarà l’impatto sul fronte del recupero crediti del nuovo codice?
Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza introduce numerose novità in tema di azione tempestiva del debitore in crisi, intervenendo sulle regole di governance e introducendo le nuove procedure di allerta e composizione.
Nel complesso, le misure incentivano l’impresa a monitorare con maggiore assiduità il proprio stato di salute e ad agire prontamente qualora sia minacciata la continuità aziendale.
Il dibattito in corso sul nuovo Codice evidenzia peraltro una serie di elementi di attenzione; occorrerà attendere l’attuazione pratica delle nuove norme per poterne valutarne l’efficacia complessiva.
Nel frattempo, rimane concreto il rischio che le nuove regole sugli NPL possano avere effetti indesiderati sul meccanismo di allocazione del credito nel nostro paese.
Per attenuare questo rischio occorre agire su più fronti, cercando di avvicinare l’economia italiana alla media europea, dalla quale si discosta sotto molti aspetti.
Occorrerà, ad esempio, rinnovare gli sforzi per risolvere il problema della lentezza della nostra giustizia civile, i cui effetti negativi vanno ben oltre il rapporto tra banche e imprese.
Una convergenza verso i tempi medi registrati in Europa costituisce uno dei principali presupposti per la realizzazione di una vera Unione del mercato dei capitali. Miglioramenti sono già in atto, grazie anche alle riforme varate negli anni passati, ma il perdurare di significative differenze nella performance tra Tribunali, anche all’interno della stessa regione del Paese, suggerisce che sarebbe possibile ottenere importanti risultati senza agire sul quadro regolamentare.
Sarà, poi, necessario consolidare e aumentare l’efficienza dell’industria del recupero crediti. Questa industria, composta di un eterogeneo novero di soggetti (banche, master e special servicers, intermediari finanziari, fondi d’investimento nazionali e stranieri), è cresciuta tumultuosamente negli ultimi anni.
Al fine di massimizzare i recuperi e minimizzare la distruzione di valore connessa con le crisi d’impresa si auspica che questi soggetti operino con efficienza, individuando le forme di collaborazione più adeguate.
Infine occorrerà incoraggiare con ogni strumento, lo sviluppo dell’industria della ristrutturazione d’impresa.
Gli operatori di questo settore stanno aumentando, ma la crescita è lenta. Servono capitali con maggiore disponibilità ad assumersi rischi e un aumento del novero di professionisti in grado di assistere – o di sostituire – l’imprenditore in difficoltà.
La lentezza della giustizia in Italia pesa anche sul valore dei crediti deteriorati. Come si potrebbe intervenire per rendere più efficiente l’attività dei Tribunali a sostengo del valore degli NPL?
Come già accennato, la lentezza dei processi civili rallenta la crescita economica del Paese. Per rispettare i parametri imposti dalla normativa europea e dai vincoli di bilancio, la giustizia italiana deve riuscire a efficientare le procedure legali, riducendone il costo e il tempo di durata attraverso un processo di forte trasformazione.
Nonostante i vari interventi sulla digitalizzazione del processo civile, mancano strumenti tecnologici per la gestione di alcune attività di natura processuale, specie alla luce dell’entrata in vigore della riforma Cartabia.
Per rendere efficiente ed uniforme il sistema processuale, nel rispetto dei parametri UE e in ossequio al principio generale di ragionevole durata del processo, si possono proporre molteplici interventi (come del resto ampiamente discusso su vari tavoli programmatici) che vanno dalla raccolta strutturata delle informazioni all’esecuzione automatizzata di azioni ripetitive a basso valore, dal monitoraggio delle tempistiche e delle performance di esecuzione a processi codificati basati su workflow automatizzati che integrino le fasi procedurali con le attività operative, all’uso di format guidati, alimentati da software per la creazione di medesime tipologie documentali.
Nonché la calendarizzazione automatica di udienze e aste incrociando le disponibilità di giudici e ausiliari.
In definitiva, i tempi della giustizia italiana si ripercuotono purtroppo negativamente sulla gestione dei crediti deteriorati, provocando conseguentemente una riduzione dei tassi di recupero ma anche del valore degli NPL stessi con effetti dirompenti sul mercato.