La crisi economica dovuta alla pandemia da covid19 rischia di avere conseguenze drammatiche che ricordano la crisi del 2007
Gli effetti economici della crisi sanitaria da covid19 si stanno via via manifestando con prospettive tutt’altro che incoraggianti. Per tutti i paesi dell’Unione europea è prevista una contrazione del Pil del 7%-8% e nei casi più gravi addirittura del 13%. I danni al tessuto economico dei paesi europei (per l’Italia è prevista una riduzione del Pil del 9%) sarebbero disastrosi, con aziende costrette a chiudere battenti e migliaia di lavoratori a casa. Ad oggi in Italia 4 aziende su 10 hanno dichiarato di aver perso più del 50% del fatturato tra i mesi di marzo e aprile 2020. Queste aziende hanno bisogno di ripartire e richiedono nuovi prestiti o la proroga degli stessi alle banche. Tuttavia, sono in ritardo con il pagamento dei precedenti, innescando un circolo vizioso dannoso per l’economia. Infatti, l’ammontare medio dei recuperi lordi registrato dopo lo scoppio della pandemia si è ridotto da un minimo del 15% ad un massimo del 70% rispetto ai sei mesi precedenti.
Le banche europee si trovano a gestire nuovamente un problema che con un costante lavoro di pulizia (si pensi a quello avvenuto nell’ultimo anno in Italia) erano riuscite a ridurre il peso dei crediti deteriorati nei propri bilanci. Tuttavia, ad oggi ci si attende una nuova ondata di Npl tale da mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario. Per rispondere alla crisi economica, la Bce ha proposto di costituire una bad bank, con la partecipazione del Mes e la garanzia del Fondo Salva Stati, in cui gestire i crediti deteriorati delle banche europee. In pratica, gli istituti di credito dovrebbero sottoscrivere le obbligazioni emesse dalla bad bank, ripagandole in portafogli di crediti e con quei titoli potrebbero chiedere nuovi finanziamenti a Francoforte.
Dall’Eba (European Banking Authority) arrivano invece dati confortanti per le banche italiane. Stando all’ultimo report, effettuato su 127 istituti e pubblicato nei giorni scorsi, le banche italiane si sono distinte nell’Unione europea per i progressi fatti sul fronte della pulizia degli attivi e per un livello di accantonamenti ben oltre la media Ue. In questo senso, gli istituti di credito del nostro Paese hanno una copertura dei crediti deteriorati pari al 53% contro una media europee del 44%. Tuttavia, l’analisi va presa con le pinze poiché si rifà ai bilanci chiusi il 31 dicembre 2019, quindi tre mesi prima della pandemia.