Quali sono le soluzioni per sostenere il tessuto produttivo italiano e portare il settore del credito alle imprese verso una nuova dimensione?
Versatile, in continuo mutamento e sempre più vicino agli interessi del tessuto produttivo italiano: in questa direzione si sta muovendo il credito alle imprese. Il presente e il futuro del settore sono stati analizzati durante uno dei panel di CreditWeek 2024. Andato in scena al Palazzo del Ghiaccio di Milano e moderato da Debora Bionda, caporedattrice di CreditNews, la tavola rotonda ha visto l’intervento di quattro figure di spicco del settore: Ilaria Cerruti, CRO di Unicredit Leasing, Lorenzo Guiggiani, Investment Manager di Anthilia SGR, Gianluca Pompili, Responsabile Direzione Credit Management & Workout di BPER Banca, e Lorenzo Pontello Strozzi, Head of Private Credit Italy di Arcano Partners.
Un nuovo contesto
Partendo dal presupposto che gli imprenditori sono stati “catapultati in un contesto macro-economico molto sfidante, condito dall’aumento dell’inflazione, dei tassi di interesse e dei costi delle materie prime, la prima cosa che bisogna evidenziare – sottolinea Ilaria Cerrutti – è che nessun imprenditore segue la stessa linea o pensiero di attività e di business di cinque anni fa. Aspetto che, peraltro, continua a mutare, in virtù dei tanti cambiamenti sociali e industriali a cui stiamo andando incontro, come l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione e i criteri ESG”.
Di conseguenza, insiste Cerrutti, “non possiamo far altro che ragionare insieme all’imprenditore, aiutarlo, saperlo indirizzare verso le migliori soluzioni di credito, sia in correlazione a questi cambiamenti strutturali e generazionali, sia in previsione dei rischi fisici, come quelli climatici, e delle novità legislative, come quella della Corporate Sustainability Due Diligence Directive che inevitabilmente avrà un grosso impatto sulle aziende”.
Da qui la necessità da parte degli istituti di evolvere la relazione con le imprese e in generale con i clienti, come sottolineato da Gianluca Pompili. “Il cliente deve essere messo al primo posto, deve essere al centro di una qualsiasi soluzione. Deve essere il fulcro della nostra attività. Ecco perché oltre a occuparci della fase di concessione ed erogazione, seguiamo tutta la fase di vita di gestione del credito, sia nei confronti delle imprese che delle famiglie. Aspetto – aggiunge Pompili – che ritroviamo anche nel nostro sistema di rewarding. Ne è un esempio lo sconfinamento: che ora individuiamo a 30 giorni”.
L’alternativa al settore bancario
Quando si guarda alle soluzioni di credito per le imprese, però, il settore bancario non è l’unico a essere chiamato in causa. Ne è un esempio il mondo del Private Debt e del Private Equity che, negli ultimi anni, sta permettendo a diverse società di attirare capitali per crescere.
E proprio la parola crescita, in questa direzione, gioca un ruolo fondamentale, come specifica Lorenzo Guiggiani. “Partendo dal presupposto che comunque è un mondo complementare al settore bancario, è evidente che ci sono alcune differenze emblematiche. Tra queste, la trasformazione degli importi, dei rischi e delle scadenze, elementi che non ritroviamo nelle attività dei fondi. Inoltre, non dimenticando che il settore bancario è sottoposto a normative più stringenti.”
“La differenza fondamentale è che le nostre imprese target, con fatturati tra i 200 e i 300 milioni di Euro (per le quali prevediamo un ticket medio di investimento di 20-30 milioni di Euro), vogliono affrontare un periodo di discontinuità: ossia o un percorso di crescita straordinaria, o un cambio dell’assetto proprietario o del business intrinseco della società. In sintesi – aggiunge Guiggiani – noi non guardiamo al momento attuale dell’impresa, ma al suo futuro, come diventerà e come sarà al termine di questo nuovo processo”.
Sulla stessa scia anche Lorenzo Pontello Strozzi, che aggiunge: “Noi non sostituiamo le banche, perché sono istituti che guardando anche ai piccoli investitori e perché nessun fondo garantisce a un’impresa una linea di credito nell’immediato. Sicuramente, siamo un bell’esempio di coesistenza di capitali pubblici e privati, da Cassa Depositi e Prestiti al Fondo di Investimento Europeo fino ad arrivare a una serie di family office che credono nel nostro tessuto imprenditoriale e mettono a disposizione delle risorse per supportare i piani di crescita di queste imprese”.
“Questo ci permette di non guardare con particolare attenzione alle garanzie – aspetto che ovviamente osserva maggiormente la banca – ma di focalizzarci su quella che può essere la prospettiva futura di quella determinata azienda”, chiosa Pontello Strozzi.