L’agenzia americana rivede l’outlook di 10 istituti di credito nazionali, mentre l’epidemia da Covid-19 rallenta il recupero crediti nel Paese
L’ottimo lavoro di pulizia dei bilanci intrapreso dalle banche italiane negli ultimi due anni rischia di essere seriamente compromesso dall’emergenza Coronavirus. La crisi post-epidemia molto probabilmente avrà forti ripercussioni sull’economia del Paese, con conseguente peggioramento della qualità degli attivi degli istituti di credito e un rallentamento della cessione degli Npl nei prossimi mesi. Se da un lato le esposizioni ad oggi in bonis subiranno un deterioramento per l’incapacità dei debitori di mantenere il proprio impegno, dall’altro la momentanea sospensione dell’attività dei tribunali impatta gravemente sull’attività di recupero crediti. L’emergenza Coronavirus rischia di far saltare molti parametri sui flussi di cassa recuperati prospettati nei business plan.
Un altro campanello d’allarme arriva anche dall’agenzia di rating americana Moody’s. In questi giorni infatti Moody’s ha messo sotto osservazione le banche italiane rivedendo il rating di 10 istituti di credito nazionali. Nello specifico, l’agenzia ha abbassato l’outlook sui depositi a lungo termine di Mediocredito Trentino-Alto Adige, di Banco Bpm, di Bper Banca e di Credito Emiliano e ha abbassato il rating sul debito senior unsecured di Intesa Sanpaolo e Banca Imi, di Mediocredito Trentino-Alto Adige, di Credito Valtellinese, di Mediobanca e di Bper Banca, portandolo da stabile a negativo. Infine, Moody’s ha abbassato anche l’outlook di Monte Paschi di Siena, portandolo da positivo a developing. L’unica nota positiva è rappresentata da Unicredit che vede stabile il proprio rating. Tuttavia, dal giudizio di Moody’s non sono esenti nemmeno gli altri istituti di credito europei, in particolare di Francia, Spagna, Olanda, Danimarca e Belgio. Secondo l’agenzia americana, “la Baseline Credit Assessments delle banche italiane (ovvero il parametro per valutare la salute degli istituti di credito) risulta particolarmente esposta”. In particolare, gli istituti italiani rischiano un peggioramento della qualità degli attivi, un deterioramento della capitalizzazione, a causa di probabili spread più alti e maggiori difficoltà ad erogare i finanziamenti per via di una scarsa liquidità (anche se per ora la Bce ha garantito un’ampia liquidità).