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Decreto fiscale e riscossione delle multe, un passo indietro

Il provvedimento esclude gli operatori professionali del recupero crediti dall’intervento nella riscossione delle multe comunali scadute, sconfessando il bando Consip che a gennaio regolava esplicitamente modalità e soggetti dell’azione stragiudiziale.

Il decreto fiscale legato alla legge di bilancio 2018, la cui conversione è stata appena approvata dal Senato, porta con sé diverse novità, anche in tema di tributi locali, adempimenti, possibilità di pagamento e riscossione. La più nota e discussa è la famosa “rottamazione” bis, che estende i termini per aderire alla “definizione” agevolata delle cartelle scadute proposta in precedenza, e rende possibile l’adesione a questa soluzione anche anche per i Comuni, compresi quelli che avevano deciso di non approfittare della precedente occasione.
Tutto bene, quindi, per gli arretrati delle amministrazioni municipali e le società di servizi ad esse legate? Non proprio. Se la rottamazione aiuterà (si spera), altre misure lasciano perplessi, per non dire che alimentano un certo pessimismo, tra chi se ne intende. Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli, e tra le pieghe del decreto 16/10/2017 n° 148 affiora una disposizione, in apparenza di poca importanza, foriera però di previsioni fosche, per quanto riguarda il rientro del dovuto. Si tratta cioè del tema di riscossione delle multe e delle sanzioni emesse dagli enti territoriali mai incassate.

La fresca normativa fiscale stabilisce infatti, riguardo ai balzelli locali, che gli affidamenti delle funzioni “di supporto o propedeutiche all’accertamento e alla riscossione” siano limitate ai soli soggetti iscritti all’albo che permette di gestire le entrate specifiche. Il vincolo si applica ai tributi degli enti e alle tariffe riscosse dalle loro società, e nasce con l’obiettivo di ridare spazi di azione alle società private nel confronto sempre complicato con l’agenzia delle Entrate-Riscossione. Parallelamente esclude però da queste attività, in modo esplicito, le aziende di recupero crediti, in lizza ormai da anni per la collaborazione con i municipi al fine di migliorare i tassi di riscossione.

Non se ne comprende il motivo di questa esclusione tenuto conto che i numeri sono completamente a favore delle agenzie di recupero del credito, anche secondo uno studio elaborato da KPMG.
L’introduzione di strumenti di recupero stragiudiziale dei crediti e l’applicazione di un modello di gestione crediti misto recupero/riscossione consentirebbero una ricaduta positiva in termini economici e un abbattimento dei residui attivi degli enti locali italiani di 5.2 mld di € anno, nonché un miglioramento del rapporto tra la PA e il Cittadino che grazie ad un approccio più snello e conciliativo potrebbe rappresentare meglio le proprie istanze.
Anche l’esperienza degli enti locali che già da tempo utilizzano le società di recupero stragiudiziale per gestire il proprio credito parla chiaro: maggiore efficienza, efficacia e flessibilità è quanto emerso da un’intervista della nostra testata a Mauro Cammarata, Capo dell’area Risorse Finanziarie del Comune di Bologna. (leggi l’intervista)

Forti di numeri, dati, professionalità, così i collector ambiscono a dare una mano, nel proibitivo rientro delle cifre attese in pagamento di multe e sanzioni, alle amministrazioni. Hanno tutti le carte in regola per farlo, a cominciare da percentuali di recupero fantascientifiche se paragonate a quelle dichiarate dalle agenzie pubbliche.
Da un po’ di tempo, peraltro, gli operatori privati iniziavano a nutrire qualche legittima speranza di veder riconosciute anche in questo campo capacità e risultati, soprattutto in virtù di quanto disponeva il maxi-bando Consip sul portale Mercato elettronico della Pa (Mepa), dedicato alla qualificazione nelle attività di supporto alla riscossione dei tributi. Il quale prendeva esplicitamente in considerazione, per la prima volta, il «recupero stragiudiziale».

I professionisti più accreditati si ritrovano, quindi, ancora una volta fuori dai giochi. Un danno solo per le imprese coinvolte? Decisamente no. Al contrario, anzi, ne soffriranno presumibilmente la capacità e la velocità, se non la possibilità stessa, della collection in capo alle aziende e agli enti aventi diritto. Per questa ragione tutti gli operatori possono bene allinearsi a Unirec parlando di un “passo indietro”, rispetto almeno al già menzionato bando Consip di gennaio.

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