Secondo il 91% dei commercialisti nell’ultimo anno le aziende hanno subito ritardi nei pagamenti: per quasi la metà il quadro economico rimarrà negativo anche nel 2020
La macchina dei pagamenti si è inceppata: è uno dei principali motivi del cattivo andamento dell’economia del Paese. A lanciare l’allarme sono i commercialisti. Per il 91,3%, nell’ultimo anno le aziende clienti hanno subito forti ritardi nella riscossione dei crediti, per più della metà i tempi si sono allungati. Tuttavia, per l’87,7%, le imprese a loro volta hanno pagato in ritardo i propri fornitori, “numeri che documentano un cortocircuito fatto di crediti difficili da incassare e pagamenti rinviati”.
È quanto emerso dal “Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana”, realizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili su un campione di 4 mila commercialisti. A contribuire a questa situazione negativa ci si mette anche la PA. Secondo il 60% dei commercialisti, le imprese hanno subito ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, la situazione si ripercuote anche sui dipendenti delle aziende stesse. Il 58,3 % dei professionisti ravvisa che nell’ultimo anno le aziende clienti hanno ritardato lo stipendio ai propri lavoratori (con un picco del 75,5% al Sud).
Il quadro finale è tutto fuorché confortante. Per il 62,1% dei commercialisti l’attuale situazione economica italiana è “molto o abbastanza negativa”, con una prevalenza per le regioni del Centro e del Sud Italia (68,2% e 65,9%). Se nell’ultimo anno soltanto l’11,7% dei professionisti ha visto un miglioramento (a fronte del 44,6% che parla di peggioramenti) nei prossimi dodici mesi non si vedono schiarite: per il 48,8% dei commercialisti il quadro economico rimarrà negativo, per il 38,7% peggiorerà e solo per il 12,5% migliorerà. Ancora peggio se si guarda al prossimo quinquennio. Gli esperti contabili segnalano maggiori difficoltà in futuro nel gestire un’impresa (54,7%), nei rapporti con il fisco (53,8%) e con le banche (60%). Per la metà dei commercialisti intervistati, a soffrire di più sono le piccole imprese, a differenza di quelle medio grandi (solo un terzo).