di:  

Educazione finanziaria e sostenibilità, Bommarito (Fire): “Anche le aziende che si occupano di gestione del credito devono fare la loro parte”

Parlare di sostenibilità ed educazione finanziaria in riferimento all’attività di gestione e recupero crediti può sembrare strano, eppure oggi è imprescindibile farlo, ma come è possibile rendere più sostenibile il modo di operare in questo settore?

Se c’è una certezza oggi è che qualunque azienda, a prescindere dalla propria attività, deve fare i conti con la parola “sostenibilità”, che racchiude al proprio interno diverse e complesse sfaccettature.

Nella gestione del credito come questo concetto può essere declinato? Ne abbiamo parlato con Antonio Bommarito, Head of Sales & Business Development & Sustainability del Gruppo Fire.

Cosa vuole dire essere sostenibili nel settore della gestione del credito?

Le società del settore serie hanno sempre cercato di operare nell’ambito di un modello di business sostenibile prendendosi cura della tutela in primis dei diritti del creditore, attività che è alla base di questa industry, facendo però anche un passo in più, andando a considerare anche i diritti del “debitore”, che noi preferiamo non chiamare così ma, semplicemente “cliente”, una persona con difficoltà nei pagamenti.

Un’attività che mira al semplice recupero di somme non può certo dirsi sostenibile per il debitore.

Ma le cose sono molto cambiate, fortunatamente in maniera abbastanza diffusa nel settore e oggi è imprescindibile agire trovando il giusto equilibrio fra gli interessi del creditore e del cliente in difficoltà, curando molto anche la customer journey, la “sensazione finale” che rimane di quell’interazione nata da un momento delicato della propria storia finanziaria, indipendentemente dall’esito dell’intervento.

La sostenibilità può e deve diventare il principio ispiratore dell’intera operatività aziendale, con tanto di monitoraggio dei risultati e obiettivi prefissati anche in termini di D&I, ambiente, fattori ESG. Penso per esempio al vostro Bilancio di Responsabilità 2023, quest’anno corredato dal racconto illustrato dal titolo “Il Gomitolo di Solevento. Storia di una famiglia che si ingarbugliò con i soldi”. Come sostenibilità ed educazione finanziaria si intrecciano in questo settore?

Questa per Fire è la diciottesima edizione del report ESG. Facciamo la rendicontazione delle nostre performance non finanziarie da quando ancora di sostenibilità ne parlavano in pochi. Per noi non è una moda, ma la integriamo nei nostri piani strategici di business da tempo.

Quest’anno, per esempio, abbiamo aumentato del 34% i fornitori sottoposti a screening ESG e abbiamo istituito un Sustainability Team.

Fra i nostri obiettivi c’è quello di mitigare le ragioni che portano individui, famiglie e imprese ad avere dei disagi debitori e abbiamo pensato di perseguirlo attraverso iniziative di educazione finanziaria.

In Italia purtroppo esiste un gap significativo rispetto ad altri Paesi europei in tema di educazione finanziaria e parlare di debito è ancora considerato un tabù.

Comprendere cos’è il debito, invece, è essenziale per prevenire comportamenti finanziari rischiosi e per riuscire a gestire al meglio le proprie risorse economiche.

Nella nostra attività ci interfacciamo con tante persone, famiglie e imprese e ci rendiamo conto che l’educazione e la cultura influiscono molto sulla gestione finanziaria.

In un mondo in cui il consumismo è imperante, è facile essere tentati dal vivere al di sopra delle proprie disponibilità, tante volte anche solo per non sentirsi inferiore al proprio vicino di casa.

Il sovraindebitamento finisce così con l’essere il risultato di questa forma di competizione che porta a volere la macchina di un certo tipo o a volersi permettere un tenore di vita che costringe a indebitarsi sempre più.

Parlare di soldi e debito ai bambini può aiutare a creare maggiore consapevolezza su come gestire le proprie disponibilità?

L’educazione finanziaria dal nostro punto di vista è la base da cui partire e abbiamo deciso di iniziare dai bambini, convinti che, debitamente informati, possano evitare comportamenti a rischio e difficoltà finanziarie un domani.

In occasione della maggiore età del nostro Bilancio di Responsabilità abbiamo voluto arricchire questo documento con una risorsa informativa che avesse un valore sociale e abbiamo pensato al potere del racconto con una storia che parla ai bambini ma che in realtà è anche per adulti.

Abbiamo affrontato l’argomento senza creare ansia, consapevoli che “debito” è una parola difficile da spiegare ai bambini, spesso accompagnata da un senso di vergogna. Eppure, di per sé, è uno strumento finanziario neutro.

Poi c’è diciamo un debito “buono”, utile per avviare un’attività, comprare una casa o un immobile aziendale, fare un investimento, migliorare le proprie conoscenze, e un debito “cattivo”, legato a un voler avere un tenore di vita sopra le proprie possibilità.

Siamo convinti che sia importante che le persone con un disagio debitorio non si sentano in difetto. Parlarne è il primo passo per normalizzare questa condizione.

Quanto pesa il senso di responsabilità di ogni singolo operatore del credito nell’alimentare la sostenibilità nel settore?

La responsabilità è fondamentale. Fire ha dato vita a diverse iniziative proprio perché ci siamo sentiti responsabili nei confronti del sistema e vogliamo stimolare un’operatività sana da parte di tutti i soggetti interessati.

Ci sono ancora molte realtà che operano in modo poco sostenibile?

No, io credo che chi adotta pratiche “arcaiche”, per usare un eufemismo, sia solo una minoranza molto ristretta. È il mercato stesso ad effettuare una selezione naturale, in questo senso.

Avere un codice di condotta ha contribuito a migliorare il settore?

Sì, seguire un codice di condotta è fondamentale per evitare che qualche operatore possa  scadere in una gestione opportunistica e scorretta, che è quella che si vedeva ogni tanto sul mercato trent’anni fa.

Proprio perché convinti della sua importanza, Fire è stata fra i promotori del codice di condotta che è stato condiviso e adottato ormai da qualche anno attraverso il FORUM UNIREC-CONSUMATORI.

Dal nostro punto di vista è qualcosa di imprescindibile al giorno d’oggi e lo sarà ancora di più in un futuro non troppo lontano, quando saremo sempre più oggetto di attenzione da parte di Banca d’Italia, a seguito della direttiva europea sugli NPL e il mercato secondario.

Avere una visione più sostenibile nel business implica anche il non guardare esclusivamente al profitto, ma creare valore per condividerlo. Come arrivare a questo obiettivo?

Il concetto di valore condiviso si collega alla corporate social responsibility. È importante che il valore creato sia condiviso, ovvero non arrivi solo agli azionisti.

La rendicontazione non finanziaria aiuta a ragionare, a riflettere su quello che è stato fatto e cosa sarebbe utile fare.

Lo vedo nella nostra realtà: redigere il bilancio di responsabilità ci fornisce spunti per portare avanti iniziative socialmente utili che possano creare valore non solo per l’azionista ma per tutti gli stakeholder.

CONDIVI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha