Nel contesto economico italiano, i Confidi rappresentano un elemento fondamentale nel sostenere l’accesso al credito delle imprese tramite il rilascio della propria garanzia. Tuttavia, il loro ruolo nella società sta cambiando e i consorzi fidi stanno diventando sempre di più partner strategici delle aziende.
Rapporto Confidi 2024: come sta cambiando il settore
Il Rapporto 2024 del Comitato Torino Finanza offre un quadro approfondito circa le evoluzioni del settore dei Confidi, evidenziando le sfide e le opportunità che ne derivano. Da quanto emerso dall’analisi, i consorzi di garanzia fidi stanno ampliando le proprie funzioni per supportare le imprese, non solo in fase di accesso al credito, ma anche nell’adozione di politiche gestionali innovative e nell’implementazione dei principi ESG (Ambientali, Sociali e di Governance). In quest’ottica, i Confidi stanno passando da meri fornitori di garanzie creditizie a partner finanziari strategici per le aziende.
Allo stato attuale, i consorzi fidi italiani sono 192, con uno stock complessivo di garanzie di 8,4 miliardi di euro. I Confidi maggiori, soggetti alla vigilanza di Bankitalia, sono 32, mentre quelli minori risultano 160. La maggior parte dei Confidi maggiori è localizzata nel Nord Italia (63% del totale), mentre la concentrazione più significativa di Confidi minori si trova nel Mezzogiorno (più di uno su due).
Nonostante una leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti, lo stock di garanzie si concentra sempre di più nei Confidi maggiori (6,4 miliardi di euro rispetto al totale). Sia i Confidi maggiori che minori presentano asset consistenti in relazione ai rischi assunti.
Tendenze operative e finanziarie dei Confidi
Nel corso del 2022, le garanzie emesse dai Confidi hanno raggiunto un importo complessivo pari a circa 2,8 miliardi di euro, con una leggera flessione rispetto all’anno precedente (2,9 miliardi). I Confidi maggiori hanno mantenuto stabili i flussi di garanzie emesse, pari all’85% del totale. Viceversa, i Confidi minori hanno registrato una contrazione del 19% rispetto al 2021.
Il report ha evidenziato che i Confidi più dinamici sono quelli che hanno saputo diversificare il loro ruolo, non limitandosi alla garanzia mutualistica, ma agendo come facilitatori nell’adozione di nuovi strumenti e politiche gestionali, supportando le aziende sul mercato dei capitali. La trasformazione che è in corso nel settore dei Confidi riflette la crescente complessità del panorama finanziario italiano, con un’attenzione crescente ai principi ESG e alla digitalizzazione.
Il commento di Giuseppe Andrea Tateo, CEO di Commerfin S.c.p.a.
“La struttura dell’indebitamento delle PMI, le richieste dell’EBA e l’introduzione degli ESG sono elementi che stanno rivoluzionando il rapporto banca-impresa. I Confidi non devono stravolgere la propria natura di soggetto di prossimità delle PMI, bensì devono evolvere al meglio la relazione nella nuova era del credito. Tale relazione è stata in alcuni casi minata dal periodo Covid che ha visto una contrapposizione tra misure pubbliche e garanzia privata.
I Confidi diventeranno sempre più referenti per le PMI in tema di accesso al credito: tramite le garanzie – se costruite in complementarità con quelle pubbliche – con la consulenza finanziaria attraverso modelli di simil-CFO esterno, mediante l’erogazione diretta di credito e/o la partecipazione in Operatori di Microcredito ex art. 111 Tub per aiutare lo sviluppo del tessuto delle start-up italiane ovvero l’erogazione di importi contenuti a supporto della crescita.
Infine, occorre a mio avviso ragionare anche su due ultimi aspetti: i) maggiore integrazione di filiera tra operatori, ii) revisione del ruolo dei Confidi non vigilati.
Il primo aspetto significa per i Confidi sviluppare relazioni con SGR che gestiscono FIA, con operatori di minibond e crowdlending, etc. nell’ottica di costruire prodotti sempre più tagliati alle esigenze contingenti delle PMI ed anticiclici rispetto ai prodotti bancari. Ma anche sane relazioni tra Confidi mediante partnership tra vigilati e non vigilati, non solo per accessi a bandi pubblici locali, e tra i non vigilati stessi, anche interregionali per mettere a fattor comune le best practices.
Il secondo aspetto include il superamento della logica puramente dimensionale dei Confidi. Anche un Confidi non vigilato può avere a disposizione relazioni e presidi organizzativi tali da offrire consulenza a 360° alle PMI, quindi non dovrebbero sussistere ostacoli normativi in merito”.