L’Italia sta attraversando una fase di crescente preoccupazione per l’aumento delle insolvenze aziendali, come evidenziato nell’ultimo “Rapporto Globale sulle Insolvenze” di Allianz Trade. Il fenomeno, diffuso in tutto il Paese, colpisce vari settori economici, accentuando le difficoltà di molte aziende, soprattutto piccole e medie imprese.
Insolvenze aziendali in aumento dell’11% a livello globale
Il panorama economico globale, caratterizzato da forti tensioni geopolitiche, da una domanda ancora debole e da condizioni di finanziamento non uniformi, sta influenzando in modo significativo le imprese italiane.
Nel 2023, la BCE ha deciso di aumentare i tassi di interesse, rendendo i finanziamenti più costosi, limitando l’accesso al credito e aumentando i costi di gestione del debito per le aziende. Tale misura, adottata per contrastare l’inflazione, ha portato ad un lieve rallentamento della stessa. Nonostante questo, l’inflazione continua a esercitare una forte pressione sui costi operativi e sui prezzi delle materie prime, con effetti diretti soprattutto sulle piccole e medie imprese.
Questo quadro si riflette anche nel contesto internazionale. Stando al suo ultimo “Rapporto Globale sulle Insolvenze”, Allianz Trade prevede un incremento delle stesse dell’11% per il 2024, con l’Italia che si colloca tra i paesi europei più colpiti. Allianz, infatti, prevede un incremento del 22% delle insolvenze nel nostro Paese per il 2024, per un totale stimato di oltre 9.200 casi. Questo scenario rappresenta una continuazione della tendenza già osservata nel 2023, quando si era registrato un aumento del 9% delle insolvenze rispetto all’inizio dell’anno.
I settori più colpiti
Le dinamiche appena descritte hanno intensificato la pressione economica su alcuni settori di mercato. Stando alle dichiarazioni di Aylin Somersan Coqui, CEO di Allianz Trade, “l’edilizia, il commercio al dettaglio e i servizi sono stati i settori più colpiti,” senza dimenticare quello manifatturiero. Nello specifico, il commercio al dettaglio rappresenta il 24% delle insolvenze attese nel 2024, seguito dall’edilizia con il 18%, dal manifatturiero con il 17% e dal settore dell’hospitality con il 10%.
Il commercio al dettaglio e il settore dell’hospitality, strettamente legati ai consumi interni, stanno scontando la contrazione della spesa dei consumatori, influenzata dall’aumento dei costi della vita e dall’incertezza occupazionale. L’edilizia, dal canto suo, risente dell’aumento dei costi dei materiali e delle difficoltà di accesso al credito, fattori che stanno frenando molti progetti di sviluppo. Anche il settore manifatturiero, già provato dall’aumento delle materie prime e dall’incertezza delle catene di approvvigionamento, sta vivendo un momento di particolare vulnerabilità.
Proiezioni future: un trend allarmante
Le previsioni per il futuro non offrono prospettive rassicuranti. Allianz Trade stima che in Italia si registrerà un aumento dei casi di insolvenza del 4% nel 2025 e del 3% nel 2026. I livelli rimarranno inferiori rispetto ai picchi registrati negli anni di crisi più acuta, ma non abbastanza da rassicurare le imprese italiane e la stabilità del tessuto economico del nostro Paese.
L’aumento delle insolvenze, inoltre, ha ripercussioni dirette anche sul mercato del lavoro. I posti di lavoro a rischio in Europa e in Nord America potrebbero arrivare a 2 milioni nel 2025. Le PMI, che costituiscono la maggior parte delle aziende italiane, sono le realtà più esposte a questa minacca.
Questo fenomeno richiede un intervento deciso e mirato per evitare che le conseguenze diventino ancora più gravi nel prossimo futuro. Il codice della crisi e dell’insolvenza contribuisce a prevenire e limitare il numero di insolvenze, ma saranno necessarie maggiori politiche economiche mirate per poter affrontare la crisi in corso e sostenere le aziende più vulnerabili.