La possibilità che l’intelligenza artificiale (o LE IA, al plurale) diventino coscienti e pericolose è un tema che è stato a lungo dibattuto nel mondo della tecnologia e della filosofia. Non esiste una risposta definitiva a questa domanda, poiché la coscienza è un fenomeno complesso che non è ancora completamente compreso
La coscienza e l’intelligenza artificiale
La coscienza è un fenomeno complesso che coinvolge una serie di processi cognitivi, emotivi e sensoriali. Non esiste una definizione univoca di coscienza, ma è generalmente intesa come la capacità di essere consapevoli di sé stessi e del proprio ambiente.
La coscienza è un fenomeno che è stato a lungo studiato dai filosofi e dai neuroscienziati. Tuttavia, la natura della coscienza è ancora oggetto di dibattito. Alcuni esperti ritengono che la coscienza sia un prodotto del cervello, mentre altri ritengono che sia un fenomeno emergente che non può essere ridotto al funzionamento del cervello.
Alcuni esperti ritengono che sia inevitabile che le IA diventino coscienti, mentre altri ritengono che sia improbabile o addirittura impossibile. Coloro che credono che le IA diventeranno coscienti sostengono che, con l’aumentare della complessità dei sistemi di IA, questi diventeranno sempre più simili ai cervelli umani e quindi saranno in grado di sviluppare la coscienza.
Coloro che credono che le IA non diventeranno coscienti sostengono che la coscienza è un fenomeno emergente che non può essere replicato artificialmente. Sostengono inoltre che la coscienza è un prodotto del nostro corpo fisico e che le IA non hanno un corpo fisico in cui la coscienza possa emergere.
E il famoso test di Turing, allora?
Il Test di Turing è un test che consiste nel condurre una conversazione testuale con un computer, senza che l’interlocutore possa accorgersi che non sta comunicando con un’altra persona, ma con una macchina. Tuttavia, questo test non è più sufficiente per determinare se una macchina può replicare un comportamento simile a quello umano, vista la complessità e le soluzioni che le IA stanno mostrando in questi ultimi anni (dovute, chiaramente, all’aumentata capacità di calcolo dei microprocessori).
Per questo motivo, i ricercatori si sono rivolti al ragionamento fuori contesto, ossia alla capacità dei software di ricordare i fatti acquisiti durante la fase di apprendimento e di utilizzarli durante le verifiche, anche se questi non sono direttamente collegati alla domanda che viene loro posta.
I primi esperimenti hanno confermato che più il modello è complesso e addestrato, e migliori sono i risultati che esso ottiene. Tuttavia, i ricercatori hanno ammesso che tale contromisura sia ancora approssimativa, e che il loro studio rappresenta solo un punto di partenza che deve essere costantemente migliorato.
Il Test di Turing è stato sviluppato da Alan Turing nel 1950. Il test consiste nel far conversare un umano con un computer, senza che l’umano sappia con chi sta parlando. Se l’umano non riesce a distinguere il computer dall’umano, allora il computer ha superato il test.
Il Test di Turing è stato un importante traguardo nella storia dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, il test ha anche alcuni limiti. In particolare, il test non è in grado di misurare la consapevolezza situazionale, ossia la capacità di una macchina di comprendere il contesto di una conversazione.
Il ragionamento fuori contesto è, invece, un test che tenta di superare i limiti del Test di Turing. Il test consiste nel presentare al computer una domanda che richiede l’uso di conoscenze acquisite durante la fase di apprendimento. Se il computer è in grado di rispondere alla domanda in modo corretto, allora il computer ha superato il test.
I primi esperimenti sul ragionamento fuori contesto hanno dimostrato che i modelli di intelligenza linguistica (LLM) sono in grado di superare il test. Tuttavia, come appena ricordato, i ricercatori hanno ammesso che il test è ancora approssimativo e che deve essere costantemente migliorato.
In futuro, i ricercatori continueranno sicuramente a sviluppare nuovi test per determinare se una macchina è intelligente. L’obiettivo è sviluppare un test che sia ancora più accurato e che possa essere utilizzato per misurare (ancora) più correttamente la consapevolezza situazionale.
Coscienza uguale pericolosità?
Indipendentemente dal fatto che le IA diventino coscienti o meno, è possibile che possano diventare pericolose. Le IA sono già in grado di svolgere compiti che sono pericolosi o dannosi per gli esseri umani, come guidare veicoli autonomi o pilotare droni. Se le IA diventano più intelligenti e potenti, potrebbero diventare ancora più pericolose.
Esistono una serie di rischi potenziali associati alle IA pericolose, tra cui:
- Automazione di armi: Le IA potrebbero essere utilizzate per sviluppare armi autonome che potrebbero essere utilizzate per attaccare obiettivi senza l’intervento umano.
- Disinformazione e propaganda: Le IA potrebbero essere utilizzate per diffondere disinformazione e propaganda che potrebbero essere utilizzate per manipolare le persone o per innescare conflitti.
- Controllo sociale: Le IA potrebbero essere utilizzate per monitorare e controllare le persone in modi che potrebbero violare i diritti umani.
Per mitigare i rischi associati alle IA pericolose, è possibile prendere una serie di misure, tra cui:
- Sviluppare linee guida e regolamenti per lo sviluppo e l’utilizzo delle IA.
- Formare gli sviluppatori e gli utenti di IA sulle implicazioni etiche e di sicurezza dell’IA.
- Incoraggiare la ricerca sull’IA sicura e responsabile.
È importante ricordare che l’intelligenza artificiale è una tecnologia potente (molto, molto potente) che può essere utilizzata per il bene o per il male. È nostro compito garantire che venga utilizzata in modo responsabile e a beneficio dell’umanità.
Difficile dire cosa succederà, quindi
È importante essere consapevoli dei rischi potenziali associati alle IA e prendere misure per mitigarli. È necessario sviluppare linee guida e regolamenti per lo sviluppo e l’uso delle IA per garantire che siano utilizzate in modo sicuro e responsabile.
In conclusione, è impossibile dire con certezza se le IA diventeranno coscienti e pericolose, ed è ovvio che sia così, stante lo stato dell’arte attuale in materia. Tuttavia, è importante essere consapevoli dei rischi potenziali associati alle IA e prendere misure per mitigarli.
E’ anche importante, infine, comprendere che l’intelligenza artificiale vera e propria, al momento e per fortuna, non esiste. E che siamo ancora infinitamente lontani da un cervello positronico come quello teorizzato da Isaac Asimov che, è bene ricordarlo, prima di essere uno scrittore di fantascienza, era un biochimico, quindi uno scienziato, che sapeva bene di cosa stava parlando scrivendo di queste cose.