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Investire in Europa dal 2002: quanto sarebbero cresciuti 1000 euro in diversi mercati?

Investire in Europa dal 2002: quanto sarebbero cresciuti 1000 euro in diversi mercati?

Nel gennaio del 2002 in Europa è stato introdotto l’euro. Quanto sono cambiate le valutazioni di alcune asset class da quel momento ad oggi?

Se aveste investito 1000 € in borsa, quanto avreste oggi? Vediamo cosa è accaduto dall’introduzione della moneta unica in Europa, concentrandoci sui mercati delle nazioni più grandi economicamente, cioè la borsa italiana, tedesca, francese e spagnola. Ovviamente, i vostri rendimenti sarebbero variati a seconda della performance dell’indice del paese.

DAX, FTSE MIB, CAC 40 e IBEX 35: l’analisi dei rendimenti dal 2002

Borsa Italiana (FTSE MIB): dal 2002 al 2024, il FTSE MIB ha registrato una certa volatilità, con cali significativi durante la crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito dell’Eurozona. Tuttavia, si è ripreso negli anni successivi. Nel 2024, l’indice ha raggiunto circa 33.775 punti. Il rendimento complessivo annualizzato è di circa il 2,5-3%. I vostri 1.000 euro varrebbero probabilmente circa 1.950-2.200 euro oggi.

DAX (Germania): il DAX ha registrato una performance migliore, beneficiando della forza economica della Germania. In questo periodo, l’indice ha registrato una crescita costante, con un tasso di rendimento vicino al 7% annuo. Ciò significa che 1.000 euro investiti nel DAX nel 2002 sarebbero diventati circa 4.000-4.500 euro a oggi.

CAC 40 (Francia): il CAC 40 francese ha registrato una performance simile a quella del DAX, con una crescita annua di circa il 5-6%. I vostri 1.000 euro nel CAC 40 valgono a oggi tra i 3.200 e i 3.700 euro.

IBEX 35 (Spagna): L’indice IBEX 35 ha registrato una performance inferiore rispetto agli altri principali indici europei, crescendo a un ritmo più lento, circa il 2-3% all’anno. L’investimento iniziale di 1.000 euro avrebbe raggiunto circa 1.900-2.200 euro.

Queste stime non tengono conto dei dividendi, che potrebbero aumentare ulteriormente il rendimento totale se reinvestiti.

Dividendi reinvestiti: come 1.000 euro nelle borse europee del 2002 si sono trasformati fino a oggi

Per ottenere una stima precisa del rendimento con il reinvestimento dei dividendi, dobbiamo utilizzare il calcolo del Total Return per ciascun indice. Questo tipo di rendimento incorpora sia l’apprezzamento del capitale (crescita del prezzo dell’indice) sia il reinvestimento dei dividendi.

Ecco le performance attese per ciascun indice, basate su dati storici e includendo i dividendi:

FTSE MIB (Italia): Il rendimento complessivo per il FTSE MIB, reinvestendo i dividendi, è stimato intorno al 4% annuo nel lungo periodo. Quindi, €1.000 investiti nel 2002 sarebbero diventati circa €2.800 entro il 2024.

DAX (Germania): Il DAX è un indice total return, quindi incorpora automaticamente i dividendi nel suo valore. L’andamento storico del DAX mostra una crescita del 7-8% annuo con dividendi reinvestiti. Ciò significa che €1.000 investiti nel 2002 varrebbero circa €5.600-6.000 nel 2024.

CAC 40 (Francia): Per il CAC 40, il rendimento complessivo con il reinvestimento dei dividendi è stimato intorno al 6% annuo. In questo caso, €1.000 investiti nel 2002 sarebbero cresciuti a circa €3.700-4.000 entro il 2024.

IBEX 35 (Spagna): L’IBEX 35 ha avuto performance più deboli, ma con il reinvestimento dei dividendi il rendimento è stimato intorno al 3-4% annuo. Questo significa che €1.000 investiti nel 2002 avrebbero raggiunto un valore di circa €2.400-2.800 nel 2024.

Cosa se ne deduce?

Dall’analisi comparativa delle performance delle principali borse europee (Italia, Germania, Francia e Spagna) dal 2002 al 2024, emergono alcune conclusioni significative.

Investire in indici azionari e reinvestire i dividendi porta a rendimenti significativamente superiori rispetto al semplice apprezzamento del capitale. Questo è particolarmente evidente in indici come il DAX, che integra già i dividendi nel suo calcolo. Ad esempio, il DAX ha mostrato una crescita del 7-8% annuo, con il capitale investito che si è moltiplicato di oltre cinque volte in 22 anni.

La Germania (DAX) e la Francia (CAC 40) hanno sovraperformato rispetto all’Italia (FTSE MIB) e alla Spagna (IBEX 35). Ciò riflette non solo la maggiore stabilità economica di Germania e Francia, ma anche la resilienza delle loro borse agli shock economici, come la crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito sovrano in Europa.

La performance relativamente debole della Borsa Italiana e dell’IBEX 35 sottolinea l’influenza delle condizioni economiche nazionali sui rendimenti azionari. L’Italia ha vissuto periodi di incertezza politica ed economica che hanno influito negativamente sui mercati, mentre la Spagna ha faticato a recuperare dalle crisi, nonostante il reinvestimento dei dividendi.

Seppur con variazioni tra i diversi Paesi, l’investimento nei principali indici europei ha comunque prodotto rendimenti interessanti a lungo termine. Anche nelle borse più deboli, come quella italiana, il reinvestimento dei dividendi ha permesso di quasi triplicare l’investimento iniziale in 22 anni, mostrando che il mercato azionario europeo ha complessivamente premiato gli investitori pazienti.

In sintesi, questa analisi evidenzia l’importanza di un approccio di lungo termine e di reinvestimento dei dividendi per massimizzare i rendimenti, oltre a mettere in luce le differenti dinamiche economiche tra i vari Paesi europei.

Euro Stoxx 50. Il meglio di diversi mondi (o no?)

Aggiungere l’indice Euro Stoxx 50 all’analisi ci fornisce un quadro più ampio, dato che rappresenta le 50 principali società dell’area euro, coprendo un’ampia gamma di settori e Paesi. Dal 2002, l’Euro Stoxx 50 ha attraversato periodi di forte volatilità, con le crisi finanziarie del 2008 e del debito europeo che hanno impattato pesantemente. Tuttavia, includendo il reinvestimento dei dividendi, il rendimento a lungo termine è stato positivo.

Performance dell’Euro Stoxx 50 dal 2002 al 2024

L’Euro Stoxx 50 ha generato un rendimento annualizzato medio stimato intorno al 5-6% con il reinvestimento dei dividendi. Questo significa che €1.000 investiti nel 2002 sarebbero diventati circa €3.200-3.800 a oggi, in linea con gli altri grandi indici europei come il CAC 40.

Durante la crisi finanziaria del 2008, l’indice ha perso oltre il 50% del suo valore, ma ha recuperato costantemente negli anni successivi grazie alla ripresa economica e alle politiche monetarie accomodanti della BCE. Anche la crisi del debito sovrano ha lasciato un segno, ma il reinvestimento dei dividendi ha mitigato parte di queste perdite.

Essendo un indice che include società da diversi Paesi della zona euro (inclusi Germania, Francia, Spagna, e Italia), l’Euro Stoxx 50 ha beneficiato della forza economica di alcune aree (come la Germania), bilanciando le performance più deboli di Paesi come Italia e Spagna. Inoltre, la presenza di grandi multinazionali in settori chiave (tecnologia, finanza, beni di consumo) ha garantito una crescita sostenuta.

Conclusioni comparative

  • Diversificazione: L’Euro Stoxx 50 offre una maggiore diversificazione rispetto agli indici nazionali. Se un investitore fosse stato esposto solo all’Euro Stoxx 50, avrebbe ottenuto una crescita solida e relativamente stabile rispetto ad alcuni indici nazionali, come il FTSE MIB o l’IBEX 35.
  • Rendimento intermedio: Il rendimento, inclusi i dividendi, è stato intermedio tra gli indici più performanti (DAX) e quelli più deboli (IBEX 35), rappresentando una scelta equilibrata per gli investitori che desiderano esposizione all’intera area euro.

In definitiva, l’Euro Stoxx 50 ha offerto un’opzione solida per gli investitori dal 2002 a oggi, con rendimenti stabili e ben distribuiti tra settori e Paesi.

…ma poi, purtroppo, c’è l’inflazione

L’inflazione nell’area euro dal gennaio 2002 al 2024 è stata significativa, con una crescita complessiva del 58%. Questo significa che, in media, i prezzi dei beni e servizi sono aumentati del 58% in questo periodo, riducendo di conseguenza il potere d’acquisto del denaro. L’inflazione media annua durante questi anni è stata intorno al 2% fino al 2020, ma è cresciuta notevolmente durante gli anni recenti a causa di fattori come la pandemia e la guerra in Ucraina, raggiungendo punte fino all’8-10% nel 2022.

Se si considera questa inflazione per valutare i ritorni degli investimenti sui mercati azionari, emerge che, nonostante le borse abbiano offerto rendimenti notevoli, una parte di questi è stata erosa dall’aumento dei prezzi nel corso degli anni. Un’analisi corretta dei guadagni reali deve quindi tenere conto di questo effetto.

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