Secondo il Mastercard Index of Women Entrepreneurs, l’Italia si colloca al 43esimo posto per parità di genere nel mondo del lavoro. Per l’accesso al credito invece è negli ultimi posti
Circa l’80% delle imprese guidate da donne e in cerca di finanziamenti vedono le loro necessità negate o poco soddisfatte. È quanto emerso dalla quinta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs, che ha analizzato i progressi compiuti dall’imprenditoria femminile in 65 paesi al mondo, evidenziando il contributo socioeconomico offerto dalle donne imprenditrici e le difficoltà riscontrate nei vari contesti. Il quadro emerso evidenzia un calo generale del 5% dell’occupazione femminile (contro il 3,9% di quella maschile) a dimostrazione, in particolare, del grave impatto della pandemia sulle donne lavoratrici, che rischia di annullare decenni di progressi verso la parità di genere sul posto di lavoro e negli affari.
L’Italia è tra i paesi peggiori in termini di gender gap, posizionandosi al di sotto del benchmark di riferimento dell’indice MIWE. Rispetto all’anno precedente, l’Italia ha perso tre posizioni e si colloca al 43esimo posto con 52,3 punti (20 punti in meno degli Stati Uniti al primo posto). Male soprattutto per quanto riguarda l’accesso al credito dove, nonostante un leggero miglioramento, il Bel Paese è 58esimo. Non va meglio per quanto riguarda la disponibilità di venture capital, dove si trova al 57° posto, e per il sostegno pubblico all’imprenditoria dove figura al 40° posto.
Qualche segnale positivo, tuttavia, arriva dalle condizioni a supporto dell’imprenditoria, dove l’Italia sale di 6 posizioni, dal 26esimo al 20esimo posto. Allo stesso modo, cresce anche il numero di donne leader d’impresa dove si passa dalla 29esima posizione alle 24esima . Altro aspetto positivo riguarda la percentuale di donne impiegate in ambito tech. Qui, a discapito dell’opinione comune, le donne che lavorano nel comparto tecnologico sono il 46% contro il 54% degli uomini. Infine, secondo il MIWE, senza il gender gap, il pil globale crescerebbe del 6%, pari a 5 trilioni di dollari. Tuttavia, ci vorranno ulteriori 36 anni (a quelli già stimati) per chiudere il divario di genere a livello globale.