L’indagine Acri-Ipsos ha analizzato le abitudini di risparmio degli italiani, evidenziando segnali di miglioramento economico, cambiamenti generazionali nelle finalità di accantonamento e un rapporto altalenante con gli strumenti finanziari.
Italiani e risparmio: sì, ma permangono forti disparità
L’Italia è un Paese che risparmia, tuttavia permangono ancora forti criticità. Secondo l’indagine Acri-Ipsos, realizzata per la Giornata mondiale del risparmio, il 46% delle famiglie italiane dichiara di mettere da parte una quota del proprio reddito, con un approccio meno ansioso rispetto al passato.
I dati evidenziano inoltre un miglioramento nella capacità di affrontare le spese impreviste. Oltre il 75% degli intervistati, infatti, ha affermato di poter sostenere un esborso di media entità. Tuttavia, le persone che consumano interamente il proprio reddito crescono leggermente, passando dal 32% al 34%.
Il 39% degli italiani si considera in una situazione economica positiva, il dato migliore dal 2020, mentre la quota di famiglie in difficoltà scende dal 35% del 2022 all’attuale 24%. Tuttavia, il fenomeno dei “working poors” preoccupa gli esperti. Come ha sottolineato il presidente di Acri, Giovanni Azzone, in alcune aree urbane il costo della vita aggrava la situazione di chi, pur lavorando, non riesce a risparmiare.
Solo un terzo degli italiani investe i propri risparmi
Nonostante il miglioramento delle condizioni economiche, circa due terzi degli italiani preferisce non investire i propri risparmi, optando per la sicurezza della liquidità, mentre un terzo ne investe soltanto una piccola parte.
Tra gli investitori, il 9% degli intervistati sceglie strumenti più rischiosi, in lieve aumento rispetto al 7% del 2023. Questo trend è influenzato da tassi d’interesse in discesa per gli strumenti conservativi e dalle incertezze nel mercato immobiliare. Un segnale positivo arriva anche dalla fiducia verso regole e controlli finanziari, salita al 39% dal 36% dello scorso anno, che riduce l’importanza percepita della reputazione del proponente dell’investimento.
Generazioni a confronto: futuro o presente?
L’indagine mette in evidenza anche profonde differenze generazionali nelle finalità del risparmio, riflettendo un cambiamento culturale. Gli over 50 accantonano principalmente per affrontare imprevisti (61%) o spese mediche (50%), mentre i giovani della Gen Z e dei Millennials risparmiano per potersi permettere viaggi (28%) e svaghi (29%).
Nonostante il cambiamento negli obiettivi, l’attitudine al risparmio rimane elevata in tutte le fasce d’età. Tuttavia, un terzo degli italiani ritiene di risparmiare meno rispetto ai propri genitori, attribuendo questa difficoltà alle crisi economiche degli ultimi 15 anni e alla perdita del potere d’acquisto. Dal sondaggio traspare, però, anche una minore perseveranza e pianificazione nel risparmio rispetto al passato.
Migliora il tenore di vita per il 49% degli italiani
Lo studio ha evidenziato che circa la metà degli italiani percepisce un miglioramento del proprio tenore di vita, in risalita rispetto agli ultimi due anni. Tuttavia, il 51% dichiara ancora difficoltà nel mantenere il proprio livello economico, o lo considera peggiorato, evidenziando una ripresa lenta e non uniforme. In conclusione, se da un lato cresce la capacità di risparmio e migliora l’ottimismo economico, dall’altro permangono difficoltà strutturali come il già citato fenomeno dei “working poors”.