Le banche centrali globali hanno subito ingenti perdite a causa delle politiche monetarie restrittive. I rendimenti sui depositi bancari sono in aumento, mentre le entrate rimangono sostanzialmente stabili. Nonostante ciò, non ci si attende alcun cambiamento nella politica monetaria.
La situazione delle banche centrali
Le banche centrali di tutto il mondo stanno affrontando un periodo di turbolenze finanziarie. Le politiche monetarie restrittive, adottate per contrastare l’inflazione prima galoppante, ed oggi in diminuzione, ma ancora sopra livelli di guardia, hanno portato a un aumento dei rendimenti sui depositi bancari, mentre le entrate rimangono sostanzialmente stabili. Il risultato è un’ondata di perdite ingenti che sta mettendo a rischio la stabilità finanziaria globale.
La Federal Reserve americana ha registrato risultati negativi senza precedenti, con una perdita di oltre 50 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2023. La Bundesbank tedesca è stata penalizzata dalla mancanza di condivisione dei rischi nell’Eurozona e dai bassi rendimenti dei titoli tedeschi nel proprio bilancio, accumulando una perdita di oltre 20 miliardi di euro nello stesso periodo.
Il Bundesrechnungshof, l’equivalente tedesco della Corte dei Conti, ha persino lanciato un segnale d’allarme riguardante la solidità finanziaria della Bundesbank. Secondo il rapporto degli ispettori tedeschi, la Bundesbank potrebbe rischiare di esaurire il suo capitale e le sue riserve nei prossimi anni a causa delle perdite derivanti dalle recenti decisioni di politica monetaria. Ciò potrebbe portare il Bundestag (il Parlamento tedesco) a dover decidere di ricapitalizzare la banca centrale, effettuando un vero e proprio salvataggio finanziario.
Va comunque ricordato che il compito principale di una banca centrale non è generare profitti, ma contribuire alla stabilità macroeconomica, che rappresenta un bene di gran lunga più importante.
Un problema per l’economia?
Le perdite delle banche centrali non sono solo un problema finanziario, ma hanno anche implicazioni significative per l’economia reale. Le banche centrali con bilanci in rosso potrebbero essere meno disposte a prestare denaro alle banche commerciali. Così facendo limiterebbero la liquidità del sistema finanziario e ostacolando la crescita economica.
Nonostante le perdite ingenti, le banche centrali non sembrano intenzionate a cambiare rotta. La Federal Reserve ha annunciato che non diminuirà i tassi di interesse fino a quando l’inflazione non sarà sotto controllo. La Bundesbank ha ribadito la sua posizione a favore di una politica monetaria restrittiva, sottolineando l’importanza di mantenere la stabilità dei prezzi.
La situazione attuale è quindi molto complessa. Le banche centrali si trovano di fronte a un dilemma: da un lato devono contrastare l’inflazione, dall’altro devono evitare di innescare una recessione. La scelta di continuare con politiche monetarie restrittive potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica. Ma è anche l’unica opzione per frenare l’inflazione e salvaguardare la stabilità finanziaria.
Una spiegazione economica sulle politiche delle banche centrali
Si potrebbe sostenere che le banche centrali stesse determinano il tasso sui depositi, influenzando di conseguenza il loro bilancio economico. Il punto cruciale è che il tasso sui depositi bancari presso le banche centrali costituisce uno strumento di politica monetaria, rappresentando un costo per le banche commerciali.
Se il tasso sui depositi non aumentasse, le banche commerciali potrebbero essere incentivate a ridurre i depositi presso la banca centrale e ad aumentare i prestiti, andando contro l’obiettivo di stabilità dei prezzi della banca centrale.
Negli anni precedenti, l’opzione di ridurre i depositi presso la banca centrale era stimolata dal tasso di remunerazione dei depositi, che era negativo (-0,5%). Questo ha spinto le banche a riversare liquidità nell’economia, anche in investimenti con un basso rendimento atteso. Aumentando il tasso sui depositi, le banche commerciali sono incentivate a trattenere parte delle risorse nei depositi redditizi, riducendo così la liquidità nell’economia e contrastando l’inflazione.
Questa politica comporta una perdita immediata per l’Eurosistema, per la FED e per qualunque altra banca centrale, poiché i titoli detenuti sono a medio e lungo termine, mentre il finanziamento è a breve termine (anche solo per la notte), e la differenza di scadenze tra attività e passività non consente di bilanciare il costo di finanziamento con i rendimenti attesi.
Possibili soluzioni
Quali sono le possibili soluzioni? Alcune proposte includono:
- Maggiore condivisione dei rischi nell’Eurozona: questo permetterebbe di distribuire le perdite tra le diverse banche centrali e di ridurre l’impatto su quelle più fragili.
- Aumento del tasso di interesse sui depositi bancari: questo incentiverebbe le banche a depositare denaro presso le banche centrali, aumentando le loro entrate. La BCE sta andando verso questa strada, e potrebbero farlo altre banche centrali.
Le decisioni che le banche centrali prenderanno nei prossimi mesi avranno un impatto significativo sull’economia globale. È importante monitorare la situazione con attenzione e valutare gli effetti delle politiche monetarie restrittive sulla crescita economica e sulla stabilità finanziaria.
Considerazioni finali sulla situazione delle banche centrali
- Le perdite attuali delle banche centrali sono il risultato dei bassi costi di finanziamento degli Stati negli anni passati. La Bundesbank, ad esempio, registra perdite poiché lo Stato tedesco si è finanziato a tassi molto bassi, se non addirittura negativi. In passato, le politiche monetarie espansive delle banche centrali hanno generato profitti considerevoli grazie ai tassi negativi sui depositi, che hanno compensato i bassi rendimenti sui titoli. Tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni, la Bundesbank ha trasferito profitti per 22 miliardi di euro allo Stato, contribuendo al miglioramento del bilancio pubblico. Questi profitti sono stati in gran parte pagati dalle banche, che a loro volta hanno trasferito parte dei costi ai clienti. Si pone quindi la domanda su quali sarebbero stati gli impatti sull’economia e sul gettito fiscale se le banche centrali non avessero adottato politiche monetarie così espansive nel passato.
- A differenza di un’impresa privata, il compito principale di una banca centrale non è quello di ottenere profitti. E’ piuttosto di garantire l’equilibrio macroeconomico, che è di gran lunga più importante. Nell’area dell’Euro e negli USA, questo obiettivo si concentra (soprattutto) sulla stabilità dei prezzi, mirando a un tasso d’inflazione intorno al 2% annuo. Le politiche monetarie espansive degli anni precedenti hanno evitato una deflazione e una recessione economica, specialmente dopo la Grande Crisi Finanziaria e durante la pandemia. Attualmente, l’obiettivo è controllare un’eventuale inflazione più elevata e persistente rispetto alle aspettative di qualche anno fa, anche a causa delle due grandi crisi in corso (guerra in Ucraina e crisi mediorientale). Le perdite nei bilanci delle banche centrali causate dalla sequenza temporale di politiche molto espansive seguite da politiche moderatamente restrittive sono considerate un problema di minor rilevanza rispetto alle perdite che politiche diverse avrebbero probabilmente causato all’economia mondiale.
- Una banca centrale non dovrebbe sentirsi obbligata a stampare moneta per acquistare attività redditizie solo per migliorare il proprio bilancio economico. Ciò diverrebbe un’attività estranea ai suoi compiti principali e potrebbe compromettere la fiducia del pubblico nella moneta. È improbabile che qualche banca centrale dell’Eurozona, o la FED, la BoE, la BoJ o la Banca Centrale Svizzera si trovi (mai) in una situazione così negativa.