L’italiano lo capisce al volo, prima e meglio d’altri. Non è la legge in se stessa che fa la qualità della vita sociale, in un determinato contesto, per esempio un Paese. E tanto meno l’accumulo di leggi l’una sull’altra. È l’intelligenza, la visione, la capacità della norma di prevedere e provvedere correttamente ad assicurarne efficacia e favorire il benessere dei cittadini. Possibilmente, anche, la sua attitudine a risultare dirimente e “definitiva”, relativamente alla materia regolata, in un certo scenario storico e sociale.
L’italiano lo comprende al volo perché l’Italia lentamente muore, da decenni, di una malattia rara che si manifesta con diversi sintomi. Tra i più evidenti, proprio l’eccesso di legislazione, a volte accompagnato dalla bassa qualità dei singoli provvedimenti.
Perché questa premessa? Perché oggi tocca a noi, intesi come operatori e società del recupero crediti. E ci piacerebbe, francamente, che per una volta – questa volta – l’introduzione di un nuovo orizzonte normativo per il settore prevedesse l’happy ending. Cioè una regolazione del nostro magmatico mestiere che giovi davvero ai consumatori, ai creditori, alle aziende del comparto della tutela del credito.
Parliamo ovviamente della proposta di legge dal titolo: “Disciplina per i servizi a tutela del credito“, presentata dal deputato PD Paolo Petrini alla fine di gennaio. Parliamoci chiaro: di un intervento del legislatore c’è gran bisogno. L’attività di aziende e professionisti è disciplinata dal TULPS – Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931, che la riconduce tra quelle menzionate nell’articolo 115, dedicato alle agenzie di affari.
Oggi il comparto è composto da decine di migliaia di realtà, non solo quelle che tutti i giorni tentano il recupero dei crediti, ma anche da coloro che si dedicano all’investigazione e informazione sul credito e dalla variegata clientela di questi servizi, che spazia dal mondo finance a quello delle utilitiy, alla PA ed infine alle PMI. Ed è un settore sempre più strategico. Non è azzardato ipotizzare che le pratiche risolte in sede stragiudiziale alleggeriscano il lavoro di tribunali e giudici di pace in misura tale da evitare il collasso di un sistema già congestionato e, a propria volta, improntato a regole e ritmi anacronistici.
Non vogliamo fare una valutazione sulla proposta di Legge dell’onorevole Petrini, ma noi riteniamo, come in precedenti occasioni, che un testo completo e comprensivo, puntuale, efficace, basato su numeri, situazioni ed esigenze reali non possa passare sulle teste degli operatori e, a maggior ragione, su quella dell’associazione di categoria – UNIREC (Unione Imprese a Tutela del Credito) – che rappresenta oltre l’85% del mercato nazionale del recupero crediti. Crediamo, invece, che il progetto debba essere condiviso, nella sua formazione, con chi conosce il campo di gioco – o di battaglia –, lo frequenta quotidianamente e ha il maggior interesse, insieme alle parti in causa, a una regolamentazione equa e autorevole.
Senza entrare qui nello specifico, desideriamo però stringerci idealmente “a coorte” ed elevare una preghiera al legislatore: incontriamoci, parliamone, facciamo in modo, almeno oggi, di valorizzare gli operatori seri, tutelando il diritto dei creditori a ricevere quanto dovuto e quello del debitore a una composizione la più possibile intelligente, sostenibile, adeguata. Ci riusciremo solo lavorando fianco a fianco, facendo attenzione a non privilegiare gli interessi di parte.
Le buone leggi pare siano quelle che dispongono il meglio per tutti.
di Cosimo Cordaro
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