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L’incidenza delle tempistiche ed i costi giudiziari nei portafogli NPLs

L’intervento dell’Avv. Antonio Rabossi di Intrum Law Italy si terrà durante l’evento NPL Day e verterà sull’incidenza delle tempistiche giudiziare, un elemento che da anni e anni determina i successi o gli insuccessi del sistema giudiziario italiano.

Il dibattito sui tempi della Giustizia è di grande attualità anche per la rilevanza sul potenziale di crescita del nostro sistema economico.
Il fattore tempo, peraltro, si trova ormai da anni sotto la lente di ingrandimento del Legislatore stesso, il quale, con una lunga serie di riforme, sta tentando di ridurre i carichi di lavoro e smaltire l’arretrato.
In particolare, il Ministro della Giustizia, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, ha evidenziato che è in corso la sfida per la riqualificazione del sistema giudiziario, ponendo al centro della stessa “l’innovazione legislativa per la contrazione dei tempi di durata della procedure”.
Al di là della (forse ottimistica) rappresentazione data dal Ministro Orlando, se si esamina la posizione in cui si colloca l’Italia in Europa ci si rende conto che, in realtà, le difficoltà della Giustizia civile permangono.
Pur dando atto di un timido miglioramento registrato in maniera costante negli ultimi anni, non possiamo non tenere conto che il nostro Paese risulta uno degli ultimi fra quelli appartenenti all’OCSE. Tale organismo ha certificato che in Italia il tempo medio per la conclusione dei tre gradi di giudizio è pari a quasi 8 anni – 2.866 giorni (si tenga conto che la media degli altri Stati si colloca intorno ai 788 giorni).
Con specifico riferimento al recupero del credito giudiziale, da uno studio svolto è emerso che i tempi medi necessari per portare a termine l’iter – partendo dal momento del deposito del ricorso per decreto ingiuntivo sino all’assegnazione delle somme – si attestano intorno a 340 giorni e sono, dunque, ancora molto lontani rispetto alle tempistiche legittimamente attese dai creditori.
E’ quindi evidente che, al di là delle riforme (comunque utili e necessarie), occorre pianificare la rimodulazione dell’intero sistema giudiziario, in primo luogo attraverso un incremento del numero di Magistrati ordinari e, in seconda battuta, attraverso interventi “di sistema”, ad esempio ipotizzando una progressione di carriera collegata, anche solo in maniera indiretta, al numero di cause definite.
In parallelo, appare necessario riorganizzare gli Uffici Giudiziari improntandoli a logiche di pura efficienza; ciò, ad esempio, eliminando sia gli incombenti oramai anacronistici sia quelle procedure interne (divenute per lo più obsolete anche in ragione del processo civile telematico) che oggi incidono (ancora) negativamente sui tempi e sui costi della Giustizia.
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