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L’Italia è il terzo Paese in Europa dove è più difficile fare impresa

Secondo il Global Business Complexity Index (GBCI) 2024 di TMF Group, l’Italia è il terzo Paese europeo dove è più complesso fare impresa. Gli Stati Uniti sono fuori dalla top ten per il secondo anno consecutivo, mentre aumentano gli investimenti nelle “economie ponte” come Indonesia, Messico, Polonia e Vietnam.

GBCI 2024: dove è più facile e più difficile fare impresa?

L’Italia è il terzo Paese in Europa e l’ottavo nel mondo dove risulta più complesso fare impresa. È quanto emerso di recente dall’11° edizione del Global Business Complexity Index (GBCI), che ha esaminato il livello di difficoltà di investimento in 79 giurisdizioni del mondo, che rappresentato il 93% del PIL globale.

Nella top ten dei 10 Paesi dove è meno complesso fare impresa a guidare la classifica ci sono le Isole Cayman. Seguono Curaçao, Danimarca, Hong Kong SAR, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Jersey, Isole Vergini Britanniche e Giamaica. Queste nazioni mostrano maggiore appeal per via dei loro sistemi fiscali stabili, dell’adesione agli standard finanziari internazionali e di ambienti normativi favorevoli. Al contrario, tra i luoghi dove risulta più complicato investire ci sono la Grecia in testa, con Francia e Colombia che compongono il podio. Seguono Messico, Bolivia, Turchia, Brasile, Italia, Perù e Kazakistan.

L’emergere delle economie ponte

Per il secondo anno consecutivo, gli Stati Uniti rimangono fuori dalla top ten a causa delle tensioni commerciali con la Cina, delle prossime elezioni presidenziali e dell’introduzione dei recenti dazi stranieri. Il report evidenzia, inoltre, uno spostamento degli investimenti verso le così dette “economie ponte” come Indonesia, Messico, Polonia e Vietnam. Grazie alla loro neutralità sulle questioni globali, questi paesi assumono una nuova posizione nella catena di approvvigionamento mondiale.

La conformità normativa

Secondo il GBCI 2024, il rischio normativo rappresenta una delle maggiori sfide per gli investitori globali. Nonostante i cambiamenti normativi recenti, quasi la metà degli esperti di TMF ha affermato che la conformità normativa può facilitare gli investimenti esteri. Solo il 22% ritiene che le regolamentazioni ostacolino gli investimenti, citando la complessità delle regole, le barriere linguistiche e la mancanza di chiarezza come fattori principali.

Stabilità legislativa: cresce la fiducia

La maggior parte delle giurisdizioni ha espresso fiducia nella stabilità legislativa per i prossimi cinque anni. Dal 2020 al 2024, la percentuale di giurisdizioni che prevedono pochi cambiamenti significativi nella legislazione è cresciuta dal 35% al 58%. L’importanza di normative come Know Your Customer (KYC) e antiriciclaggio (AML) ha rafforzato la trasparenza e la sicurezza, rendendo le aziende più preparate a gestire i cambiamenti normativi.

Il rischio politico in Sud America

Oltre al rischio normativo, il rischio politico è stato identificato come un fattore sfidante, soprattutto nelle giurisdizioni sudamericane. Cambiamenti politici ed elezioni imminenti possono influenzare le normative, la tassazione e le politiche commerciali, rendendo le giurisdizioni meno attraenti per gli investimenti internazionali. La velocità e l’imprevedibilità di questi cambiamenti complicano ulteriormente le strategie di mitigazione del rischio per le imprese.

Preparazione alle future obbligazioni di reporting

Due esperti su cinque di TMF Group hanno riportato che i loro clienti sono pronti ad affrontare le future obbligazioni di reporting. Le giurisdizioni nordamericane mostrano il più alto livello di preparazione, mentre quelle sudamericane sono meno pronte. Le grandi aziende, operando su scala globale, hanno già familiarità con questi requisiti e sono in grado di adattarsi rapidamente alle nuove normative.

Riconsiderare l’espansione

Un terzo delle aziende intervistate sta riconsiderando i propri obiettivi di espansione a causa delle modifiche nei requisiti normativi. In particolare, il 50% delle giurisdizioni nordamericane potrebbe rivedere le proprie strategie di espansione, preferendo giurisdizioni con requisiti di conformità più flessibili. Tuttavia, solo una minoranza delle giurisdizioni prevede un aumento della velocità dei requisiti di reporting, suggerendo che per molte aziende questi cambiamenti sono ormai parte della routine operativa.

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