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Meno richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane

Dall’analisi del patrimonio informativo di EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF emerge che l’importo medio richiesto da parte delle imprese italiane si assesta ai minimi degli ultimi 6 anni.

Dalle elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF – emerge un quadro non confortante relativamente all’andamento delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane. Nello specifico, dopo un 2018 che si era concluso in crescita grazie alla perfermance positiva all’ultimo trimestre (che aveva fatto segnare un +4,1%), i dati relativi ai primi 6 mesi dell’anno in corso evidenziano una inversione di tendenza che si concretizza in un calo del -3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a cui si accompagna anche una flessione dell’importo medio richiesto (-1,2%).
A determinare questa diamica involutiva può aver contribuito l’incertezza del quadro macroeconomico generale e il peggioramento degli indicatori di fiducia, con le imprese italiane orientate ad adottare un approccio più attendista in questo prima metà d’anno.
Entrando maggiormente nel dettaglio, l’analisi condotta da CRIF distingue l’andamento delle richieste da parte delle Imprese Individuali e delle Società capitali, evidenziando una performance negativa per entrambi i segmenti. In particolare, sono state le Imprese individuali ad aver fatto registrare la flessione più marcata, con un -7,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre le società di capitali hanno fatto segnare un calo più contenuto, pari a -1,7%.
Un’ulteriore evidenza significativa che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF è rappresentata dal calo dell’importo medio delle richieste, che nei primi sei mesi dell’anno nell’aggregato di imprese individuali e società si attesto a 64.833 Euro (a livello di intero anno 2018 era risultato pari a 68.301 Euro, seppur in flessione rispetto al 2017).  Si tratta dell’importo medio più basso degli ultimi 6 anni.
Nello specifico, le richieste presentate dalle Imprese individuali hanno visto un importo medio pari a 29.697 Euro, in calo del -4,4% rispetto al I semestre del 2018, contro gli 87.633 Euro delle Società di capitali (-1,9% rispetto al I semestre 2018).
Relativamente alla distribuzione per classi di importo, nel primo semestre 2019 quasi un terzo del totale delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti delle imprese (il 32,2% del totale, per la precisione) si colloca nella fascia al di sotto dei 5.000 Euro in virtù del peso preponderante delle richieste presentate da ditte individuali e micro imprese. Per altro il dato risulta in lieve dimunizione (-1,5 punti percentuali rispetto) rispetto allo stesso periodo del 2018.
Si rileva, invece, un aumento nella fascia di importo compreso tra 10.001 e 50.000 Euro, che complessivamente raggiunge una quota pari al 36,6% del totale (+1,3 punti percentuali rispetto al primo semestre dello scorso anno). Le richieste al di sopra dei 50.000 Euro, tipicamente presentate da imprese più strutturate e di dimensione maggiore, rappresentano un quinto del totale.
In questa prima metà dell’anno si evidenzia un rallentamento del numero di interrogazioni relative alle richieste di valutazione e rivalutazione degli affidamenti presentate dalle imprese italiane. Sull’inversione di tendenza rispetto ai trimestri precedenti pesa anche l’incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico, che potrebbe aver indotto le imprese, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, ad adottare un atteggiamento attendista e a rinviare gli investimenti a momenti più favorevoli” – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.
“Sul fronte dell’offerta va sottolineato come il mercato del credito alle imprese stia vivendo una fase di forte cambiamento, accelerata dall’avvento di nuove normative e nuove tecnologie guidate da logiche di Big Data e Machine Learning. Nello specifico, si sta assistendo non solo a una innovazione nei processi di valutazione del merito di creditizio, ma anche alla ridefinizione della relazione tra imprese e aziende di credito, in uno scenario sempre più competitivo. In questo contesto, l’affermarsi dei paradigmi dell’Open Banking, con la diffusione di soluzioni Business Financial Management (BFM), consentirà alle aziende di credito di raggiungere le imprese in real-time e di comporre nuove offerte a valore aggiunto, ad esempio soluzioni per la gestione del credito commerciale o l’anticipo fatture” – conclude Capecchi.

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