La Corte d’Appello di Milano ha dichiarato vessatoria la clausola floor applicata da un importante istituto di credito, condannandolo alla restituzione delle somme indebitamente pagate dal cliente.
I mutui a tasso variabile rappresentano un prestito caratterizzato da un tasso di interesse (TAN) che, dall’inizio alla fine del piano di ammortamento, può aumentare o diminuire sulla base delle oscillazioni dei mercati finanziari.
Un aspetto da non trascurare quando si stipula questo tipo di mutuo è la presenza di particolari clausole che possono influenzare significativamente l’andamento delle rate. Degna di nota è la clausola floor, che individua il limite minimo sotto al quale il tasso d’interesse del mutuo a tasso variabile non può scendere, a prescindere dall’andamento degli indici di riferimento.
Questo tipo di clausola, previsto per tutelare gli istituti di credito, serve per mitigare il rischio di perdite derivanti da tassi interesse estremamente bassi o in negativo. In questo modo viene garantito che la banca ottenga un margine sui mutui, anche in casi di interessi sotto soglia.
Da marzo del 2015, però, le cose sono cambiate. I valori dell’Euribor sono diventati negativi, attivando alcune di queste clausole per aumentare artificialmente gli importi delle rate dei mutui nella componente degli interessi.
Come si calcola la clausola floor
La banca calcola il valore del TAN a ogni rata, rilevando l’indice di riferimento (nella maggior parte dei casi l’Euribor) e aggiungendo ad esso lo spread, ovvero la percentuale di guadagno dell’istituto di credito.
Nel caso l’Euribor scenda, anche il TAN lo farà di conseguenza. Il limite viene fissato dal floor, sotto al quale anche il tasso non potrà scendere. Solitamente corrisponde allo spread.
La sentenza della Corte d’Appello di Milano
Nel 2022 la Corte d’Appello di Milano ha emesso una sentenza con cui ha dichiarato vessatoria la clausola floor e ha condannato un importante istituto di credito lombardo al risarcimento delle somme versate indebitamente dai clienti.
La decisione è stata adottata applicando l’art. 33 del Codice del Consumo. Secondo la Corte la clausola, anche se esplicitata nel contratto di mutuo, pone il mutuatario in una posizione di inferiorità rispetto alla banca. I vantaggi sono più consistenti per le banche ma meno per i mutuatari, creando di fatto uno squilibrio tra le parti.
Le implicazioni della clausola floor
La presenza di clausole floor può influire sui mutui a tasso variabile. Il mutuatario, di fronte a un tasso di interesse sempre più basso, potrebbe trovarsi a pagare una percentuale più alta rispetto a quella di mercato, aumentando il costo complessivo del mutuo. Le rate del mutuo potrebbero crescere nonostante i tassi di interesse più bassi. Sapere dell’esistenza di questa clausola è dunque fondamentale per il consumatore, che conoscerà così a fondo la situazione che lo riguarda. Spesso però non è esplicitamente menzionata nei contratti di mutuo, ma viene inclusa tra le condizioni generali.
Ma cosa fare se il mutuo è già stato sottoscritto? Una possibile soluzione è negoziare con la banca per rimuovere o modificare la clausola tramite un consulente legale o un finanziario esperto. In alternativa, i mutuatari possono considerare l’opzione di surroga del mutuo, trasferendo il proprio mutuo a un’altra banca che offre condizioni più favorevoli e che non prevede la clausola “floor”.