Con un leggero ritardo di un paio di giorni, il Governo ha presentato ed approvato la nota di aggiornamento (NADEF) a quella che una volta si chiamava “legge finanziaria”
Che cos’è la NADEF
La NADEF è un documento di aggiornamento economico e finanziario che il Governo italiano presenta alle Camere ogni anno entro il 27 settembre. Il documento prende in considerazione nuovi dati e informazioni sull’andamento dell’economia e della finanza pubblica, e tiene conto anche delle osservazioni delle istituzioni europee.
La Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2023, quest’anno è stata approvata dal Consiglio dei Ministri, con un paio di giorni di ritardo, il 29 settembre 2023, e presenta una revisione al ribasso delle prospettive di crescita economica dell’Italia per il 2023. L
Fattori di incertezza
La revisione al ribasso delle prospettive di crescita è dovuta a una serie di fattori di incertezza, tra cui:
- La guerra in Ucraina, che sta causando un aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, con un impatto negativo sulla crescita economica globale e dell’Italia in particolare;
- La stretta monetaria da parte delle banche centrali, che potrebbe portare a un rallentamento dell’economia;
- La persistente incertezza politica, che potrebbe frenare gli investimenti.
Prospettive di crescita a medio termine
La Nadef prevede una crescita del PIL dell’Italia a un tasso dell’1,4% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026.
Interventi del governo
Il governo ha previsto una serie di interventi per sostenere la crescita economica e l’occupazione, tra cui:
- Aumento della spesa per investimenti pubblici, pari a 10 miliardi di euro nel 2023;
- Un taglio delle tasse per le imprese e le famiglie, pari a 8 miliardi di euro nel 2023;
- Un sostegno al reddito delle famiglie, con il prolungamento del bonus bollette e l’introduzione di un bonus benzina.
Analisi degli interventi
L’aumento della spesa per investimenti pubblici è un intervento positivo, che può contribuire a sostenere la crescita economica e creare posti di lavoro. Il taglio delle tasse per le imprese e le famiglie è un intervento che può favorire la ripresa della domanda interna. Il sostegno al reddito delle famiglie è un intervento necessario per mitigare l’impatto dell’inflazione sui redditi.
Le dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in merito alla NADEF
Il documento è stato predisposto tenendo conto “di un quadro economico-finanziario su cui gravano gli effetti di una politica monetaria restrittiva basata sull’aumento dei tassi d’interesse e le conseguenze del conflitto russo- ucraino”.
“Il governo – prosegue – si è mosso secondo una politica di bilancio seria, responsabile e prudente consapevole che fare debito non è mai una buona cosa ma, allo stesso tempo, considerando che l’aiuto alle famiglie con redditi medio bassi deve essere comunque confermato. Di conseguenza abbiamo rideterminato – sottolinea – la previsione di crescita per il 2023, il 2024 e gli anni successivi, aggiornando anche il livello di indebitamento che ogni anno ci possiamo permettere”.
“Per l’effetto del superbonus abbiamo dovuto incrementare l’indebitamento dal 4,3% – che avremmo abbondantemente realizzato mantenendolo sotto l’obiettivo in Europa che era al 4,5% – fino a 5,3%. Per l’anno 2024 – prosegue il ministro – abbiamo previsto un indebitamento del 4,3% sul Pil che ci permetterà di confermare la decontribuzione già decisa l’anno scorso, di confermare e di potenziare gli interventi a favore della famiglia e di avviare l’applicazione della delega fiscale con il primo scaglione del 23%”.
Gli effetti negativi del superbonus sui conti pubblici comporteranno sacrifici su altri fonti di spesa (come ampiamente anticipato dai media) di cui però, dice Giorgetti, “siamo consapevoli perché le priorità sono appunto quelle che abbiamo segnalato. Dobbiamo scontare, ed è il motivo per cui il debito cala così lievemente, il fatto che abbiamo più di 80 miliardi di debiti fiscali dai bonus edilizi che scenderanno e che dovranno essere onorati nei prossimi 4 anni. In assenza di questi il nostro debito sarebbe sceso di un punto percentuale all’anno, esattamente come richiesto dagli altri Paesi europei”.
Riguardo alla finanza pubblica, secondo quanto previsto nel documento, il governo ritiene che non crei alcun conflitto né con la Commissione Europea né con i mercati perché “è improntato al principio della responsabilità e della prudenza con interventi indispensabili e necessari per assicurare la coesione sociale. L’aumento dei tassi d’interesse generato dalla politica restrittiva brucia risorse nell’ordine di 14-15 miliardi, sottratti ovviamente a interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie: è un buon motivo per non creare debito ma ovviamente dobbiamo ridurre gli effetti negativi su tutti noi”, conclude il Ministro.