Il presidente della Bce Mario Draghi difende l’addendum alle linee guida sui crediti deteriorati pubblicato nei primi giorni di ottobre. L’addendum, che ha sollevato non poche polemiche, rafforza le linee guida al fine di accelerare la ripulita degli istituti di credito in termini di non performig loans. Nello specifico, le banche dovrebbero coprire integralmente la quota non garantita dei nuovi Npl entro due anni e la quota garantita in un massimo di sette anni. Inoltre, le banche dovranno motivare all’autorità di vigilanza qualsiasi scostamento rispetto alle linee guida e sulla base delle motivazioni addotte, la Bce valuterà la necessità di misure di vigilanza aggiuntive. La Vigilanza bancaria della Bce continuerà a seguire da vicino i progressi per quel che riguarda la riduzione degli Npl, i relativi accantonamenti e gli sviluppi sul piano delle strategie per gli Npl. Entro la fine del primo trimestre del 2018 l’autorità di vigilanza presenterà le proprie considerazioni su ulteriori politiche per fronteggiare le consistenze di Npl in essere, incluse disposizioni transitorie appropriate.
La stretta sulle linee guida ha alimentato polemiche e preoccupazioni in Italia, sia per le modalità individuate dalla Bce e che per le possibili ripercussioni sul sistema, avvallando la sensazione che il Paese sia nuovamente preso di mira, con il rischio di frenare ulteriormente la ripresa economica. Nonostante i progressi compiuti, il sistema bancario italiano detiene la più alta percentuale Npl nell’Eurozona. Secondo i contrari all’addendum, le autorità hanno puntato l’indice sulle banche italiane scegliendo solo un parametro, quello appunto dei crediti deteriorati e trascurandone altri due, i “Repossesed Assets” (attivi immobiliari acquisiti dalle banche spagnole durante la crisi finanziarie) e i portafogli di derivati, che riguardano soprattutto le banche francesi.
Mario Draghi ha risposto alle polemiche in corso dichiarando che il documento è stato pubblicato per una consultazione e che sono stati chiesti dei pareri in merito, a cui l’industria e gli altri attori in campo risponderanno. “ Il problema degli Npl c’è e deve essere affrontato” ha ribadito il presidente della Bce. Dello stesso parere anche il governatore di Banca d’Italia e membro del consiglio direttivo della Bce Ignazio Visco: “No a battaglie di principio. Bisogna cogliere l’occasione della crescita economica per continuare ad agire sui bilanci delle banche. Se l’economia va meglio, la pressione sui crediti deteriorati è minore. Del documento di consultazione della Bce beneficeranno tutte le istituzioni coinvolte, esso manifesta la forte volontà da parte dei supervisori di mettere in sicurezza le banche”. Il governatore di Banca d’Italia ha inoltre difeso i passi in avanti del Paese per stabilizzare il settore bancario e per abbassare il livello di Npl. “Sono scesi all’8,4% alla fine dello scorso anno” ha affermato “e sono ancora in forte discesa e saranno sotto l’8% alla fine di quest’anno e al 7,5% l’anno prossimo, per ciò che è già in cantiere. Ovviamente questo è un processo che deve continuare”. Più prudente l’atteggiamento del ministro dell’economia Padoan che ha sottolineato che in merito all’addendum servono “chiarezza e gradualità”.
Il Fondo monetario internazionale, favorevole alle linee guida della Bce, sottolineando i progressi fatti dalle banche italiane nello smaltimento dei non pearformig loans, ha dichiarato che esse ridurranno ulteriormente di 65 miliardi di euro gli Npl entro fine anno. Tra l’altro, proprio in questi giorni, Mps sta mettendo a punto la più grande cartolarizzazione di crediti deteriorati mai vista in Italia (26,1 miliardi) in grado di abbattere di quasi il 10% lo stock nazionale. Un altro segnale positivo.