La Vigilanza BCE è preoccupata per proposte che potrebbero danneggiare lo smaltimento degli NPL. Per il FSB (Financial Stability Board) serve nelle crisi bancarie un backstop pubblico sulla liquidità
Le preoccupazioni della Vigilanza della BCE sugli NPL
La Banca Centrale Europea (BCE) ha espresso forti preoccupazioni per le proposte legislative italiane sui crediti deteriorati (Non Performing Loans, NPL). In una lettera inviata al Ministero dell’Economia e delle Finanze, la Vigilanza della BCE ha sottolineato che le modifiche proposte al processo di cessione crediti deteriorati potrebbero portare a una riduzione dell’efficienza del mercato e a un aumento dei rischi per i contribuenti.
In particolare, la BCE ha espresso preoccupazione per i seguenti aspetti:
- La possibilità di concedere proroghe al pagamento dei crediti deteriorati, che potrebbe ridurre la pressione sui debitori e prolungare la durata dei crediti;
- La possibilità di concedere sconti sul prezzo di vendita degli NPL, che potrebbe ridurre la remunerazione degli investitori e rendere meno attraente il mercato;
- La possibilità di utilizzare fondi pubblici per sostenere le cessioni di NPL, che potrebbe creare un rischio morale (moral hazard) per le banche e aumentare il costo del credito per le imprese e le famiglie.
La BCE ha invitato il governo italiano a rivedere le proposte legislative in modo da ridurre i rischi per la stabilità finanziaria.
Il problema degli NPL in Italia
L’Italia ha un problema cronico di crediti deteriorati. Secondo le parole della Banca d’Italia, “a dicembre scorso i crediti deteriorati delle banche italiane ammontavano 349 miliardi di euro al lordo delle svalutazioni già contabilizzate. Di questi, 215 erano relativi a debitori insolventi (sofferenze, o bad loans). I crediti deteriorati al netto delle svalutazioni erano pari a 173 miliardi; le sofferenze nette a 81 miliardi (rispettivamente pari al 9,4 e al 4,4 per cento dei prestiti netti). Le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie. Il valore stimato delle garanzie reali detenute dalle banche a fronte delle sofferenze è pari a 92 miliardi.”
Questo livello è significativamente superiore a quello di altri paesi europei, dove il totale degli NPL bancari è nettamente inferiore all’Italia, come in Germania (2,2%) e in Francia (3,3%).
Il problema dei Non Performing Loans ha un impatto negativo sulla stabilità finanziaria italiana. Gli NPL pesano sulle finanze delle banche, rendendole meno capaci di erogare nuovo credito all’economia. Inoltre, gli NPL possono creare rischi per la tenuta del sistema finanziario nel suo complesso.
La Banca d’Italia partecipa al Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB), che riunisce i rappresentanti delle principali autorità responsabili in materia di stabilità finanziaria di numerosi paesi avanzati ed emergenti (in larga parte coincidenti con quelli del G20) e delle istituzioni internazionali competenti per la fissazione degli standard finanziari. L’FSB coordina i lavori delle autorità finanziarie e degli organismi internazionali per promuovere l’attuazione di politiche di regolamentazione e vigilanza efficaci, contribuendo alla stabilità finanziaria globale.
L’FSB, di recente, si è in particolare concentrato sul raccomandare all’Italia un meccanismo di backstop pubblico sulla liquidità, in caso di crisi bancarie. Quest’ultimo, raccomandato dal FSB e già adottato da vari Stati, completa il sostegno straordinario di liquidità (emergency liquidity assistance, ELA) già esistente, nel caso in cui quest’ultimo non fosse sufficiente per garantire la liquidità di una banca solvibile.
Le proposte legislative italiane
Il governo italiano ha presentato una serie di proposte legislative per affrontare il problema degli NPL. Queste proposte includono:
- La creazione di un fondo pubblico per sostenere le cessioni di NPL;
- La possibilità di concedere proroghe al pagamento dei crediti deteriorati;
- La possibilità di concedere sconti sul prezzo di vendita degli NPL.
Le proposte legislative italiane sono state criticate da diversi osservatori, tra cui la BCE, appunto. Le critiche vanno dall’uso di denaro pubblico, perché l’Italia non può permetterselo, dato che questo aumenterebbe il già enorme debito pubblico italiano, con inevitabili conseguenze per lo spread e la possibilità di default (fallimento) della nazione, all’uso di proroghe e sconti, in pratica “chiudere un occhio” sui problemi generati nel passato, lassismo italico che molti altri componenti della BCE (segnatamente i paesi più virtuosi fiscalmente, finanziariamente ed economicamente, cioè quelli del Nord Europa) tollerano pochissimo, per non dire per niente.
Prospettive
Il problema degli NPL è un problema strutturale dell’economia italiana. Non è possibile risolverlo in tempi brevi. Tuttavia, il governo italiano dovrebbe adottare misure per ridurre il livello degli NPL in modo graduale e sostenibile.
Tra le misure possibili, si possono citare:
- Il rafforzamento della supervisione bancaria per prevenire la formazione di nuovi crediti deteriorati;
- La promozione di un mercato (realmente) efficiente per gli NPL;
- Il sostegno alle imprese in difficoltà (senza proroghe e/o sconti, ma magari favorendo l’intervento dei privati) per favorire il recupero dei crediti.
L’adozione di queste misure contribuirebbe certamente a migliorare la stabilità finanziaria italiana e a sostenere la crescita economica in maniera duratura, indispensabile in periodi come questi, caratterizzati da incertezza economica susseguente a guerre localizzate, ma che ci toccano indirettamente causa aumenti inflazionistici indiscriminati.