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Npl, cessioni per oltre 36 miliardi di euro

Secondo i calcoli di PwC, nei prossimi mesi le banche italiane si libereranno di circa 36,6 miliardi di euro tra Npl e Utp
La pulizia dei bilanci da parte delle banche italiane continua. Un recente studio di PwC afferma che gli istituti di credito, nel corso dei mesi autunnali, sono pronti a cedere circa 36,6 miliardi di euro tra Npl e Utp, che andranno ad aggiungersi agli 11,7 miliardi venduti nel terzo trimestre del 2019. Le operazioni saranno per lo più effettuate grazie l’ausilio della Gacs, la garanzia pubblica sui crediti deteriorati rinnovata lo scorso marzo.
Sotto la lente d’ingrandimento ci sono i crediti Utp, le inadempienze probabili, vera spina nel fianco delle banche italiane. In questo senso, Intesa Sanpaolo ha già firmato un accordo strategico con Prelios per 9,7 miliardi di euro, mentre Unicredit e Mps stanno progettando delle maxi-operazioni per i mesi a venire. Dal 2015 al 2018 le cessioni di Npl hanno toccato quota 190 miliardi, con un picco lo scorso anno di 84 miliardi. All’inizio del 2019, gli Npl lordi erano sotto i 100 miliardi: in questi mesi sono stati ridotti a 70 miliardi lordi, pari a circa 32 miliardi netti.
Un’ulteriore spinta è arrivata anche dalle recenti decisioni della Bce, che nelle scorse settimane ha diffuso le nuove regole per gli accantonamenti sui crediti deteriorati. Le novità introdotte da Francoforte, in accordo con la Commissione Ue, prevedono che sulle coperture venga applicato il Pillar 1 e non più l’Addendum. Trattasi di un approccio relativamente più morbido rispetto al passato, che impone alle banche una copertura al 100% dopo 3, 7 e 9 anni a seconda dei casi (invece che 2 o 7 anni) e viene applicato sui nuovi crediti concessi dal 26 aprile scorso che diventano deteriorati.
Nonostante le nuove regole della Bce lascino un margine di tempo maggiore agli istituti bancari, la necessità di fare pulizia sui bilanci rimane. L’imperativo è chiaro ed è stato sottolineato anche dal responsabile della vigilanza, Andrea Enria, che ha affermato che “le banche devono accelerare la cessione degli Npl e non sarà più tollerata la formazione di stock ingenti che, come ha dimostrato l’esperienza, in Europa ci mettono anni per essere smaltiti a differenza di quanto avvenga negli Stati Uniti.”

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