Dopo i dati allarmanti del primo semestre 2020, il settore del recupero crediti ritorna a livelli pre-crisi. Tuttavia, è prevista una flessione nei mesi autunnali
Nonostante la preoccupazione per gli effetti del lockdown sul settore del recupero crediti, a fine agosto i principali servicer e istituti di credito stanno registrando un ritorno a livelli pre-crisi. I risultati sono molto confortevoli se si pensa alle previsioni funeste di qualche mese fa, quando con i tribunali chiusi e imprese e famiglie che non lavoravano, si era temuto il peggio. Gli analisti avevano dichiarato il tracollo del settore, con le aste immobiliari più che dimezzate (-62% rispetto allo stesso periodo del 2019) e i debitori impossibilitati a pagare.
A qualche mese di distanza invece la situazione si prospetta meno grave. “Un po’ perché i tribunali hanno riaperto prima del previsto, un po’ perché con il canale telefonico abbiamo continuato a lavorare, un po’ grazie all’acquisizione di portafogli, alla fine l’attività di gestione di Npl ha retto meglio del previsto. Anzi, a giugno e luglio siamo tornati su volumi pre-crisi” ha detto Luciano Colombini, AD di Banca Ifis. Nei mesi del lockdown quasi tutti i servicer hanno puntato sulle transazioni stragiudiziali. In molti casi, sono stati i debitori a contattare le società di recupero per cercare di chiudere le proprie posizioni.
Inoltre, secondo uno studio di Bankitalia, durante la crisi sanitaria la liquidità nei depositi bancari di imprese e famiglie è aumentata rispettivamente di 19,9 miliardi e di 34,4 miliardi. Questo è uno dei principali motivi che ha spinto i debitori a cercare di chiudere accordi transattivi fuori dal tribunale. “I risultati sono stati migliori del previsto anche grazie alla nostra organizzazione del lavoro e grazie ai nostri professionisti che non si sono persi d’animo e si sono motivati” ha sottolineato Guido Lombardo, CIO di Credito Fondiario.
Nonostante i segnali positivi le preoccupazioni per il futuro non mancano. Rimangono irrisolti alcuni dubbi riguardo al periodo in cui finiranno le misure imposte dal Governo per arginare la crisi economica. Nello specifico si teme per i crediti Utp. “Le banche hanno concesso delle moratorie anche alle società i cui debiti erano catalogati unlikely to pay” ha spiegato Riccardo Serrini, CEO di Prelios “i rischi sono spostati al dopo moratorie, anche se le banche gestiranno caso per caso ogni singola situazione per ridurre gli impatti”.