Secondo lo studio di Debtwire, tra il 2014 e il 2019 in Europa sono stati venduti 633,8 miliardi di crediti deteriorati
Il volume degli Npl in Europa, dopo il picco del 2014, è costantemente diminuito fino a raggiungere i 635 miliardi di euro nel giugno 2019, complice anche il fatto che negli ultimi cinque anni si sono chiuse le 10 maggiori operazioni di portafoglio. A rivelarlo è stata la compagnia di analisi del mercato del debito, Debtwire ABS, attraverso il nuovo report “NPLs – FY19”. Tra il 2014 e il 2019 infatti sono stati venduti 633,8 miliardi di euro di crediti deteriorati, distribuiti su 615 operazioni.
I dati riportati da Debtwire sono in linea con quelli forniti a novembre da Deloitte nel suo ultimo studio intitolato “Deleveraging Europe”. Il rapporto di Deloitte aveva evidenziato un calo del 30% delle cessioni di Npl in Europa nella prima metà del 2019, per un totale di 140,8 miliardi di euro, dopo il record di cessioni di 200 miliardi di euro l’anno precedente. Secondo l’azienda di consulenza e revisione londinese, a fine giugno lo stock di crediti deteriorati sui portafogli delle banche europee era sceso a 636 miliardi, con riduzione dell’Npl ratio dal 3,6% di metà 2018 al 3% di metà 2019.
In Europa le banche che conservano ancora il maggior numero di crediti deteriorati sono la francese BNP Paribas e le italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il mercato italiano rimane il più attivo: a giugno 2019 l’Italia contava 42 operazioni effettuate su 113 totali (nel 2018, 82 su 207) L’Italia è il primo paese europeo anche per operazioni concluse e in corso dal 2014 ad oggi, con deal per 238,8 miliardi di euro. Dal 2014 ad oggi le banche italiane che hanno ceduto il maggior numero di Npl sono Unicredit (37,8 miliardi di euro), Mps (35,1 miliardi) e Intesa Sanpaolo (28,2 miliardi).