E se lo dice il Financial Times, possiamo sperarci.
L’autorevole testata economica britannica annuncia che “La Bce cede sui crediti deteriorati dopo le proteste“, aggiungendo: “ci si attende che le bozze delle proposte verranno riconsiderate dopo che l’Italia ha guidato una controffensiva politica”.
A ridosso della scadenza riguardante la consultazione lanciata dall’Eurotower a proposito dell’addendum sugli Npl, dunque, il gotha della stampa specializzata continentale aggiudica il primo round del match sui crediti scaduti alla linea difesa nelle ultime settimane dal presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Non passerebbe, perciò, la paventata stretta richiesta da Francoforte sui portafogli Npl in possesso delle banche nell’Unione.
Secondo il funzionario italiano e la corrente di pensiero che lo appoggia in seno all’Assemblea di Bruxelles, La Bce non potrebbe legiferare legittimamente sugli istituti dei singoli Paesi, imponendo per esempio tempi di rientro molto angusti dai crediti deteriorati (due anni per i prestiti chirografari, sette per i garantiti). Tajani e il Parlamento hanno chiesto che l’addendum controverso sia modificato in modo sostanziale, tanto da annullare gli effetti in potenza più devastanti per le banche – in particolare quelle italiane – notando come un irrigidimento così drastico della norma necessiterebbe comunque di una revisione legislativa in aula.
La presidente della Vigilanza della Banca Centrale, Danièle Nouy, a sua volta ha ribattuto sostenendo che il provvedimento offrirebbe semplici indicazioni di condotta, non regole, precisando però che chiedere un addendum fa parte dei poteri della Bce.
Scontro tra le autorità, quindi, per ora scongiurato o risolto in modalità interlocutoria con l’organo legislativo in lieve vantaggio. E con gioia degli istituti di credito più esposti, insieme ai rispettivi sistemi finanziari nazionali. Gli stessi esperti legali della Bce, infatti, sembrano concordare sul fatto che le proposte avanzate dai supervisori dell’autorità bancaria oltrepassino il mandato dei sottoscrittori.
Ma la partita non è certo chiusa: il supervisore, come sottolinea il Ft, “non vuole cedere completamente“, e sta studiando una riformulazione delle richieste tale da mettere ancora notevole pressione sulle banche, ma appare probabile, a questo punto, uno slittamento all’anno nuovo.