Sel’effetto delle moratorie ha prodotto una sorta di cuscinetto alla crisi pandemica, di certo non ci volevano gli eventi che stanno caratterizzando quest’ultimo anno.
Ci sono, però, alcuni indicatori positivi che fanno ben sperare
Da quando, a fine febbraio, è scoppiata la guerra in Ucraina si sono concatenati una serie di eventi o per meglio dire “di aumenti” (del prezzo del gas, delle materie prime e, non da ultimo, del carrello della spesa) che stanno inevitabilmente influenzando anche il mercato dei crediti deteriorati.
Dall’Npl Meeting di Banca Ifis, tenutosi a Cernobbio a fine settembre, ho portato a casa una serie di considerazioni, a partire dai dati raccolti nella 16° edizione del “Market Watch Npl” .
Nel prossimo triennio (2022-2024) sono previsti nuovi flussi di crediti deteriorati per un valore complessivo di 82 miliardi di euro, di cui 39 miliardi soltanto nel 2023. Il tasso di deterioramento del credito riguarderà in particolare le imprese. L’impatto del caro energia, infatti, si farà sentire (e non poco) sui bilanci delle aziende, soprattutto di quelle così dette energivore.
Le imprese italiane rischiano di trovarsi nuovamente impantanate in una situazione complessa, ora, che conclusasi la fase acuta della pandemia, l’economia del nostro Paese aveva ripreso a crescere. L’inflazione e i tassi d’interesse elevati comporteranno un nuovo rallentamento, a cui vi si aggiunge la difficoltà per le aziende di accedere al credito bancario.
Ma ci sono anche degli aspetti positivi, che ho voluto appositamente tenere per ultimi.
Stando al report di Banca Ifis, famiglie, aziende e banche sembrano poter reggere all’urto della crisi. Nel confronto internazionale, le famiglie italiane risultano meno indebitate di quelle estere. I livelli bassi di indebitamento riguardano anche le imprese, che, tra le altre cose, nell’ultimo anno hanno visto crescere la propria liquidità.
Allo stesso modo, le banche registrano una buona reddittività e un’importante attività di de-risking effettuata negli ultimi anni. Dal 2015 ad oggi, le cessioni di Npl ammontano a circa 357 miliardi di euro, di cui una fetta importante sono stati sostenuti dalla Gacs, la garanzia pubblica, e dalla presenza, sempre più consistente, dei servicer specializzati. (A tal proposito, l’industria del credito deteriorato continua a crescere, con ricavi stimati in aumento del 9%).
Ed è proprio dal mercato secondario che ci si aspetta il maggior contributo, soprattutto in ottica Utp (unlikely to pay). Ci sono molte aziende nel nostro Paese, micro, piccole e medie imprese, che si trovano in un momento di grave difficoltà economica, ma che è ancora possibile salvare.
Mettendo insieme idee, competenze e tecnologia possiamo farlo.