L’oro continua a essere un asset strategico nei mercati finanziari globali, ma la storia recente dimostra che le fasi di forte rialzo sono spesso seguite da periodi di consolidamento e correzione.
Il mercato dell’oro in crescita
Il mercato dell’oro ha attraversato un periodo di eccezionale crescita negli ultimi anni, con le quotazioni che hanno recentemente superato la soglia dei 2.800 dollari l’oncia. Questa fase rialzista, che ha visto un incremento del 70% dai minimi registrati nell’ottobre 2022, trova le sue radici in diversi fattori macroeconomici, tra cui le politiche delle banche centrali, la crescente domanda da parte degli investitori istituzionali e retail, il rinnovato interesse per gli ETF legati ai metalli preziosi e il clima di incertezza geopolitica internazionale.
Il ruolo delle banche centrali
Le banche centrali hanno giocato un ruolo determinante nel sostenere la domanda di oro, consolidando la tendenza già evidente negli ultimi anni. L’accumulo di riserve auree da parte degli istituti centrali ha segnato un nuovo record nel 2024, con una quantità totale di acquisti che ha superato le 4.900 tonnellate negli ultimi due anni. Questa strategia si inserisce in un contesto di de-dollarizzazione, ovvero una progressiva riduzione della dipendenza dalle riserve denominate in dollari, a favore di asset considerati più sicuri e stabili nel lungo termine.
Paesi come Cina, India e Turchia sono tra i maggiori acquirenti di oro, seguiti da nazioni emergenti che stanno diversificando le proprie riserve per ridurre l’esposizione alle fluttuazioni valutarie e alle politiche monetarie della Federal Reserve. La People’s Bank of China, in particolare, ha intensificato gli acquisti di oro negli ultimi mesi, superando i livelli storici di accumulo. Questa strategia è volta a rafforzare la stabilità finanziaria interna, fornendo una copertura contro l’inflazione e la volatilità dei mercati globali.
Perché le banche centrali acquistano oro?
L’acquisto di oro da parte delle banche centrali non è solo una misura di sicurezza economica, ma anche una risposta alle incertezze geopolitiche e alle tensioni commerciali internazionali. In un contesto caratterizzato da guerre, sanzioni economiche e instabilità politica, il metallo prezioso si conferma un asset strategico per i governi, che lo utilizzano per garantire liquidità e stabilità nei momenti di crisi. Inoltre, il crescente utilizzo dell’oro nelle transazioni internazionali, al di fuori del sistema finanziario tradizionale dominato dal dollaro, suggerisce una tendenza verso una maggiore indipendenza monetaria da parte di alcune economie emergenti.
Un altro elemento da considerare è la correlazione tra le decisioni delle banche centrali e l’andamento dell’inflazione. Storicamente, un aumento delle riserve auree coincide con fasi di inflazione elevata o con la percezione di un rischio sistemico. L’attuale contesto inflattivo, pur ridimensionato rispetto ai picchi degli ultimi anni, continua a spingere molti governi a mantenere un’esposizione significativa all’oro, considerandolo un baluardo contro l’erosione del potere d’acquisto delle proprie valute.
L’influenza delle banche centrali sul mercato dell’oro si manifesta anche attraverso le politiche dei tassi di interesse. Quando le banche centrali alzano i tassi per combattere l’inflazione, il costo/opportunità di detenere oro aumenta, poiché il metallo non genera rendimenti. Tuttavia, l’effetto negativo di tassi più alti sul prezzo dell’oro è spesso compensato dall’aumento della domanda come bene rifugio, soprattutto in periodi di incertezza economica e geopolitica.
La domanda di oro da parte degli investitori
A influenzare ulteriormente il prezzo dell’oro è stata la crescente domanda da parte degli investitori, sia istituzionali che retail. Il mercato ha visto un rinnovato interesse per i fondi negoziati in borsa (ETF) legati all’oro, che dopo un periodo di deflussi stanno tornando ad attrarre capitali. Gli ETF sull’oro forniscono agli investitori un modo semplice e liquido per esporsi al metallo prezioso senza la necessità di possedere fisicamente lingotti o monete. La ripresa della domanda di questi strumenti è stata guidata principalmente dall’incertezza macroeconomica e dall’aumento della volatilità sui mercati azionari e obbligazionari.
Parallelamente, il segmento della gioielleria ha mostrato una contrazione della domanda, in parte a causa della sensibilità del settore ai rialzi di prezzo. Storicamente, quando il prezzo dell’oro aumenta rapidamente, la domanda per utilizzi non speculativi tende a ridursi, soprattutto in paesi come l’India e la Cina, dove la gioielleria rappresenta una fetta importante del consumo di oro fisico.
Investitori istituzionali alla riscossa
Gli investitori istituzionali stanno rivalutando il ruolo dell’oro all’interno dei portafogli di investimento, utilizzandolo come strumento di diversificazione e protezione contro l’inflazione. La correlazione storicamente bassa tra l’oro e gli asset azionari rende il metallo prezioso particolarmente interessante in fasi di incertezza economica, quando le tradizionali asset class possono subire perdite significative. In particolare, l’oro ha dimostrato di fornire una copertura efficace nei momenti di crisi finanziaria, come durante la grande recessione del 2008 e la pandemia di Covid-19 nel 2020.
Un altro elemento che ha stimolato l’interesse degli investitori è la crescente adozione dell’oro da parte delle banche e delle istituzioni finanziarie come garanzia nei prestiti e nelle transazioni. L’oro è considerato un asset liquido e sicuro, e il suo utilizzo in questo ambito sta aumentando, contribuendo a mantenere elevata la domanda.
L’oro continua (anche) a essere percepito come un rifugio sicuro contro le turbolenze geopolitiche e le incertezze economiche. Le tensioni in Medio Oriente, la guerra in Ucraina e le politiche economiche degli Stati Uniti rappresentano fattori chiave che influenzano la propensione degli investitori ad accumulare oro. La crescente instabilità delle valute globali e le preoccupazioni relative all’inflazione hanno ulteriormente spinto l’interesse verso il metallo prezioso, consolidandone il ruolo all’interno delle strategie di gestione del rischio.
Le incertezze geopolitiche
Il contesto macroeconomico globale ha fornito un ulteriore impulso alla corsa dell’oro. L’incertezza legata alle politiche economiche degli Stati Uniti, in particolare prima con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e le possibili modifiche alle strategie fiscali e commerciali, e poi l’attuazione pronta delle medesime (anche a discapito, inspiegabilmente, di alleati storici…), ha spinto gli operatori a rafforzare le proprie posizioni in asset non correlati alle valute fiat. A ciò si aggiunge il deterioramento della situazione geopolitica, con conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente, che hanno incentivato la ricerca di asset rifugio.
Le tensioni internazionali hanno avuto un impatto significativo sui mercati finanziari e, di conseguenza, sulle strategie di investimento in oro. L’aggressione russa all’Ucraina, le sanzioni economiche imposte a Mosca e l’escalation del conflitto hanno portato a un aumento della volatilità nel mercato delle materie prime, spingendo molti investitori verso il metallo prezioso come strumento di copertura. Allo stesso modo, il conflitto in Medio Oriente ha intensificato le incertezze sugli approvvigionamenti energetici e sulle dinamiche economiche globali, contribuendo a sostenere la domanda di oro come riserva di valore.
E’ sempre “colpa” di Stati Uniti e Cina… e dei paesi emergenti
Anche le relazioni tra Stati Uniti e Cina stanno giocando un ruolo chiave nelle dinamiche del mercato aurifero. Le tensioni commerciali e tecnologiche tra le due superpotenze hanno alimentato la percezione di rischio sistemico, inducendo gli operatori a diversificare i propri asset e a puntare su strumenti di protezione contro le possibili ripercussioni economiche di una guerra commerciale su larga scala. Le restrizioni imposte a settori strategici come i semiconduttori e l’intelligenza artificiale hanno aumentato l’incertezza sulle prospettive economiche globali, alimentando la domanda di oro come asset difensivo.
Infine, l’instabilità valutaria e le oscillazioni dei mercati emergenti hanno ulteriormente spinto l’interesse verso il metallo prezioso. In diversi paesi con economie fragili, l’oro è considerato un’alternativa sicura rispetto alle valute locali, spesso soggette a svalutazioni improvvise e inflazione galoppante. Questo fenomeno è particolarmente evidente in nazioni come la Turchia e l’Argentina, dove l’oro è utilizzato non solo come riserva di valore, ma anche come strumento di protezione contro le crisi economiche nazionali.
Possibili rischi di correzione
Se da un lato il trend rialzista dell’oro sembra essere sostenuto da fondamentali solidi, dall’altro emergono segnali di potenziale correzione. Gli analisti sottolineano che il metallo prezioso ha storicamente attraversato fasi di elevata volatilità, come dimostrato dalla discesa post-2011. Dopo aver toccato il record di circa 1.900 dollari l’oncia nel pieno della crisi dei debiti sovrani, il prezzo dell’oro ha subito un drawdown del 45%, con un lungo periodo di consolidamento prima di riprendere la sua corsa nel 2020 (non a caso, allo scoppio della pandemia). Questo precedente storico mette in guardia gli investitori sulla possibilità di correzioni significative anche nell’attuale fase di mercato.
Un altro fattore di rischio è rappresentato da eventuali cambiamenti nella politica monetaria globale. Se le banche centrali dovessero adottare un atteggiamento più aggressivo nella lotta all’inflazione, con un aumento dei tassi di interesse superiore alle attese, la domanda di oro potrebbe risentirne. Inoltre, la crescita dei rendimenti obbligazionari e un eventuale rafforzamento del dollaro statunitense potrebbero ridurre l’attrattiva dell’oro, portando a una fase di consolidamento o a un ribasso delle quotazioni nei mesi a venire.
L’oro nei portafogli d’investimento
L’oro è considerato un asset di diversificazione strategico nei portafogli d’investimento, con numerosi consulenti finanziari che ne raccomandano l’inclusione per la sua bassa correlazione con gli asset tradizionali, come azioni e obbligazioni. Uno dei principali vantaggi di detenere oro in portafoglio è la sua funzione di copertura contro l’inflazione e l’instabilità economica. Storicamente, il metallo prezioso ha mantenuto il proprio valore nel tempo, fungendo da riserva di valore nei periodi di crisi finanziaria e geopolitica.
Tuttavia, non tutti gli esperti concordano sull’utilità dell’oro come strumento di investimento. I sostenitori dell’oro lo vedono come una protezione essenziale contro il rischio sistemico e la svalutazione delle valute fiat, mentre i detrattori sottolineano che l’oro non genera flussi di cassa né pagamenti di interessi o dividendi. Alcuni consulenti finanziari preferiscono quindi evitarlo, ritenendo che altre asset class, come le azioni di aziende legate alle materie prime o le obbligazioni indicizzate all’inflazione, possano offrire rendimenti più interessanti nel lungo periodo.
Un altro elemento critico riguarda i costi di detenzione dell’oro fisico, che richiede spese di stoccaggio e sicurezza. Mentre gli ETF sull’oro offrono una soluzione più pratica per gli investitori retail, la loro struttura comporta comunque commissioni di gestione che nel tempo possono erodere i rendimenti. D’altro canto, gli investitori istituzionali e le banche centrali continuano a considerare l’oro un pilastro delle proprie riserve, a testimonianza del suo ruolo storico come bene rifugio.
Prospettive future dell’oro
Guardando al futuro, i target di prezzo previsti dagli esperti per il 2025 oscillano tra i 3.000 e i 3.100 dollari l’oncia, sostenuti dalla persistente domanda da parte delle banche centrali e dall’incertezza geopolitica. Tuttavia, una ripresa dell’inflazione o un cambiamento nelle politiche monetarie globali potrebbero introdurre nuove variabili nel mercato dell’oro. L’andamento del dollaro USA e il livello dei rendimenti obbligazionari saranno fattori chiave per determinare la sostenibilità del rally in corso.