L’impatto del Covid sui tassi di deterioramento nel biennio 2021-22 risulterà più significativo per medie e microimprese, più contenuto per le piccole imprese. I comparti più colpiti saranno servizi e costruzioni. Le piccole imprese del settore terziario unico cluster che farà osservare nel 2022 tassi di deterioramento inferiori al periodo pre-Covid
Le misure straordinarie messe in campo a sostegno delle imprese durante la pandemia hanno finora impedito che il blocco delle attività economiche e le successive restrizioni si traducessero in un’impennata dei default delle aziende e in un aumento della rischiosità del credito.
Nel 2020 i tassi di deterioramento delle imprese italiane sono, infatti, scesi verso i minimi storici (2,5%). Nel 2021, con la fine delle misure di emergenza adottate dalle autorità di vigilanza e dai governi, è invece atteso un aumento dei nuovi flussi di crediti deteriorati, al quale farà seguito un miglioramento parziale nel 2022. A rivelarlo l’Outlook ABI-Cerved sui crediti deteriorati delle imprese italiane, che presenta stime e previsioni sull’andamento dei tassi di deterioramento del credito erogato alle società non finanziarie con dettagli dimensionali, per settore, per area geografica e un orizzonte temporale che comprende previsioni fino al 2022.
Nello specifico, nell’anno in corso i tassi di deterioramento sono attesi in crescita (4,3%), per poi tornare a calare nel 2022, quando si attesteranno comunque su livelli (3,7%) superiori a quelli pre-Covid (2,9%). Livelli comunque ben distanti rispetto ai picchi raggiunti nel 2012 (7,5%).
Secondo il report l’impatto del Covid sui tassi di deterioramento nel biennio 2021-22 risulterà più significativo per le medie imprese (dall’1,7% del 2019 al 2,9% del 2022) e per le microimprese (dal 3,1% del 2019 al 3,9% del 2020), e relativamente più contenuto per le piccole imprese, che al termine del periodo di previsione si attesteranno al 2,6%, un valore più alto del 2019 (2,1%) ma inferiore rispetto al 2007 (2,9%).
A livello settoriale, i comparti più colpiti saranno i servizi (dal 2,8% del 2019 al 3,8% del 2022) e le costruzioni (dal 4,0% al 4,9%) mentre l’industria, pur aumentando i tassi dal 2,3% del 2019 al 2,9% del 2022, si manterrà su livelli inferiori a quelli del 2008 (3,3%). Le piccole imprese operanti nel settore terziario rappresentano l’unico cluster di imprese che al termine del periodo di previsione farà osservare tassi di deterioramento inferiori al periodo pre-Covid (2,0% nel 2022 contro 2,1% nel 2019).
A livello territoriale gli incrementi più marcati si avranno nelle regioni del Centro, dove la percentuale di crediti in default sul totale dei prestiti in bonis raggiungerà il 4,4% nel 2022 (dal 3,0% del 2019). Nel Nord-Ovest e nel Nord-Est il rialzo dei tassi risulterà nell’ordine dello 0,7% rispetto al 2019 (rispettivamente 3,1% e 2,8% nel 2022). Il Sud si conferma al termine del periodo di previsione l’area territoriale caratterizzata dai tassi di deterioramento più alti: al 5% nel 2022, su livelli superiori di otto decimi percentuali rispetto al pre-Covid.