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Pensioni: tra difficoltà attuali e incertezze future

Pensioni: tra difficoltà attuali e incertezze future

Le statistiche economiche e demografiche non offrono molte speranze per il futuro delle pensioni. E’, purtroppo, un dato di fatto.

Più pensionati che lavoratori

Il numero di pensionati supera quello dei lavoratori, evidenziando un problema previdenziale in Italia. Entro il 2050, il 35% della popolazione sarà composta da persone over 65. Con un italiano su tre in età pensionabile e un tasso di fecondità molto basso (1,2 figli per donna), i conti pubblici e quelli dell’INPS sono sotto forte pressione. Si prevede che l’INPS potrebbe registrare un deficit di 20 miliardi già nel 2032.

I problemi del sistema pensioni

Diversi elementi indicano che il sistema pensionistico italiano affronterà gravi problemi nel lungo termine. La popolazione sta invecchiando rapidamente (in pochi decenni un italiano su tre sarà over 65), il calo demografico è ormai una realtà consolidata, e la discontinuità lavorativa, combinata a bassi redditi, che porta a contributi inadeguati, è un dato di fatto. Questo significa che in un futuro non troppo lontano ci saranno troppi pensionati rispetto ai lavoratori attivi, e le pensioni mensili non saranno sufficienti a coprire il costo della vita.

Questa previsione pessimistica è stata fatta dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS (CIV) e dall’OCSE, che sottolineano come il tasso di fecondità (1,2 figli per donna) collochi l’Italia tra i Paesi con la maggiore denatalità, mettendo a rischio la prosperità delle future generazioni. Inoltre, i flussi migratori non saranno sufficienti a bilanciare la situazione.

Secondo le previsioni del CIV, presentate durante un’audizione alla commissione di controllo sugli enti previdenziali, la bassa fecondità combinata con l’aumento della longevità, che porterà tra poco più di 25 anni il 35% della popolazione a essere over 65, causerà un deficit nei conti dell’Inps. “La combinazione di queste due tendenze dimostra la cosiddetta inversione nella piramide delle età”, ha spiegato il presidente del CIV Roberto Ghiselli.

La situazione patrimoniale diventerà negativa entro dieci anni, passando da un saldo positivo di 23 miliardi nel 2023 a un deficit di 45 miliardi nel 2032, con risultati operativi negativi che peggioreranno da -3 miliardi a -20 miliardi nello stesso periodo. L’INPS ha sottolineato che queste sono previsioni e non un allarme immediato, poiché al momento i conti sono in ordine. Tuttavia, sono necessarie politiche efficaci per evitare questo scenario. Il Presidente dell’INPS Gabriele Fava ha parlato della “necessità di ripensare il sistema del welfare”.

La spesa per le pensioni

Nel 2023, la spesa pensionistica ha raggiunto i 304 miliardi di euro, con un aumento del 7,4% rispetto al 2022, principalmente a causa della rivalutazione delle pensioni per l’inflazione. La spesa per le pensioni in rapporto al PIL in Italia è tra le più elevate tra i paesi sviluppati, e si aggira intorno al 16-17% del PIL. Questa percentuale può variare leggermente di anno in anno a seconda delle condizioni economiche e delle politiche pensionistiche adottate, ovviamente.

Le entrate sono state di 536 miliardi di euro, di cui 269 miliardi provenienti dai contributi (+5,1% rispetto al 2022) e 164 miliardi dai trasferimenti correnti dalla fiscalità generale (+3,3%). Le uscite complessive sono state di 524 miliardi di euro, inclusi 798 miliardi per prestazioni istituzionali (+4,55%). Sono stati significativi i 7,4 miliardi in più per i trasferimenti GIAS (Gestione degli Interventi Assistenziali e di Sostegno alle gestioni previdenziali), aumentati anche a causa dell’incremento dell’assegno unico universale.

Attualmente i conti sono in ordine, ma le previsioni restano preoccupanti: l’elevato numero di italiani in età pensionabile (il già ricordato 35% nel 2050) e l’aumento del numero dei pensionati nei prossimi anni, sproporzionato rispetto al numero di lavoratori attivi, rappresentano un problema. Già nel medio termine si prevede una riduzione del rapporto tra iscritti e pensionati, che passerà dall’1,45 del 2023 all’1,41 del 2032. Questo trend è in costante peggioramento.

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