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La percezione dell'intelligenza artificiale in Italia: uno sguardo ai dati di ricerca

Intelligenza Artificiale: cosa ne pensano gli italiani?

Secondo un’indagine condotta dal Gruppo Unipol, il 65% degli italiani esprime una preoccupazione diffusa riguardo alla potenziale diffusione di informazioni errate causate dall’intelligenza artificiale.

L’IA Act

Il recentemente approvato AI Act dell’Europarlamento rappresenta un insieme di norme comunitarie sull’Intelligenza Artificiale, come evidenziato dalla nuova ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos, che indaga il rapporto tra gli italiani e l’IA.

Gli italiani e l’intelligenza artificiale

Il 44% degli intervistati ritiene che l’implementazione di regolamenti severi sull’uso dell’IA sia la soluzione più efficace per prevenire effetti negativi, come la diffusione di informazioni errate, una preoccupazione che coinvolge il 65% degli italiani. Gli ambiti maggiormente a rischio di disinformazione causata dall’IA includono la sicurezza (34%), l’economia (28%), la politica (27%), la salute (24%) e i diritti umani (23%). Nonostante la preoccupazione diffusa, molti credono di poter distinguere tra informazioni reali e quelle generate dall’IA, con il 38% che ritiene di poterlo fare “sempre o la maggior parte delle volte”.

Gli italiani ritengono che, oltre alla necessità di introdurre regolamenti severi sull’uso dell’IA, altre misure efficaci includano l’educazione dei cittadini (31%), lo sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione (31%), e la responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere fake news (29%). L’82% degli italiani ritiene necessaria almeno una misura di controllo sull’IA per contrastare la disinformazione.

Sebbene il 70% degli italiani abbia una conoscenza almeno di base dell’IA, solo il 12% dichiara di averne fatto uso. L’utilizzo più frequente dell’IA riguarda la creazione di contenuti testuali (40%), seguito dall’uso per attività personali o creative (34%), ricerca accademica (27%), e automazione di compiti domestici (24%). Il 45% di coloro che hanno utilizzato l’IA la considera “molto utile“, salendo all’88% se si includono coloro che la considerano “abbastanza utile“.

Due italiani su tre non hanno un’opinione definita sugli effetti dell’IA, ma tra coloro che l’hanno, il 18% è attratto e curioso mentre il 16% è diffidente e preoccupato. Il 59% degli italiani ha un grado di fiducia almeno sufficiente nell’IA, con i più giovani più inclini all’attrazione (25%) e i Baby Boomer (i nati dal 1946 al 1964) più propensi all’incertezza (51%).

Le preoccupazioni degli italiani sull’intelligenza artificiale

Le preoccupazioni degli italiani sull’IA riguardano principalmente il lavoro, con l’87% che teme almeno uno svantaggio dall’introduzione di questa tecnologia, come la possibile perdita di posti di lavoro (39%), la chiusura di imprese artigianali (32%), e minori opportunità per i lavoratori con bassa alfabetizzazione digitale (30%).

Tuttavia, l’81% degli italiani vede almeno un possibile vantaggio nell’IA per il lavoro, come la riduzione degli errori umani (32%), l’accesso ai dati (28%), la semplificazione delle attività (27%), e la riduzione del carico lavorativo (26%).

Solo il 19% vede la creazione di nuovi lavori come un vantaggio. La Generazione Z (i nati dal 1997 al 2012) mostra preoccupazione per la minaccia alla creatività umana (34%), ma vede positivamente la semplificazione delle attività (34%) e l’aumento della produttività (29%).

Il futuro visto dagli italiani

Guardando ai prossimi 5 anni, gli italiani prevedono che l’IA migliorerà la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (52%), l’accesso a esperienze culturali (50%), lo shopping (48%), la gestione degli spostamenti (46%), e la precisione delle diagnosi mediche (46%).

Al contrario, vedono possibili impatti negativi nella protezione dei dati personali (34%), nella sicurezza digitale (32%), nella comunicazione tra le persone (31%), e nella qualità dell’informazione dei media (30%). Sulla questione ambientale, solo il 26% ritiene che l’IA aiuterà il clima, mentre il 28% pensa che avrà un effetto negativo.

Infine, gli italiani ritengono che con l’IA le opportunità lavorative prevarranno per i giovani (42%) e le persone con disabilità (34%), ma si aspettano più ostacoli che opportunità per le persone con bassa scolarizzazione (40%), gli over 50 (36%), e gli immigrati (20%).

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