di:  

Mercato azionario

Piazza Affari, fra delisting e cigni neri un andamento 2022 di luci e ombre

Nel 2022 sono state 30 le Ipo a Piazza Affari, contro le 49 del 2021, mentre le Opa sono state 19 per un controvalore complessivo di 2,9 miliardi di euro.

Piazza Affari: IPO vs OPA, chi vincerà nel 2023?

IPO in calo e delisting a seguito di anni caratterizzati dall’emergenza pandemica, il rialzo dei tassi d’interesse, la spinta inflattiva e il conflitto in Ucraina, questo è quanto emerso dall’analisi sull’andamento dei mercati azionari nel 2022 di cui si è parlato nella sede milanese di BPER Banca in occasione della presentazione dello studio realizzato insieme a Value Track sull’evoluzione dei multipli di mercato e valutazioni delle IPO.

Marco Greco, Managing Partner e co-Founder di Value Track, ha evidenziato le principali dinamiche che hanno impattato sull’economia italiana e sul mercato dei capitali. Il mercato azionario italiano ha registrato una flessione del numero delle IPO e della raccolta complessiva rispetto al precedente anno, così come delle operazioni di secondario (aumenti di capitale in opzione e ABB), a fronte di un crescente numero di OPA e delisting. Tali dinamiche sono state accompagnate da una decisa riduzione dei multipli di mercato in fase di quotazione e da un incremento dello sconto richiesto dagli investitori in fase di sottoscrizione.

Il 2022 è stato caratterizzato da una elevata incertezza legata al conflitto in Ucraina, ai costi energetici, al rialzo dei tassi d’interesse, tutte cose che hanno appesantito i corsi azionari, rendendo le società quotate più appetibili e convenienti per i private equity, che al contrario hanno ancora del capitale che possono utilizzare. C’è stata un’ondata di private equity che hanno approfittato delle basse quotazioni azionarie per portare al private un po’ di società. Un trend che mi aspetto prosegua anche nel 2023 anche se nel 2023 dovrebbe esserci un recupero dei corsi azionari perché anche a livello di rialzo di tassi ufficiali stiamo vedendo la fine, per cui non saranno più così convenienti per i privati equity”, ha raccontato a CreditNews Marco Greco. Una dinamica che destinata a premiare le operazioni di quotazione già dalla metà dell’anno.

Nel 2023, previsioni di un modesta crescita

Marco Mandelli, Responsabile Corporate & Investment Banking di BPER Banca, si è detto “ottimista” sul il 2023, che ritiene “sarà un anno meno peggio di quello che ci siamo dipinti“. “I dati macroeconomici – ha detto Mandelli – ci dimostrano che alcune cose che sembrava dovessero andare male, in realtà, stanno andando meglio e già oggi si fa fatica a parlare di recessione, casomai di modesta crescita”.

Mandelli ha annunciando poi che “BPER Banca si è di recente dotata di una nuova organizzazione commerciale, che ha previsto, in particolare, l’introduzione delle Direzione Corporate & Investment Banking da me guidata; lo scopo è stato quello di riunire in un unico centro di responsabilità le migliori competenze corporate di gruppo e la gestione diretta dei clienti di elevata dimensione. Nell’ambito del sistema di offerta che coordiniamo, particolare attenzione è stata data e verrà data, ai prodotti e servizi di finanza strutturata e Corporate Finance e alla consulenza alle imprese clienti del gruppo. È un segnale tangibile della volontà del gruppo di incrementare ulteriormente la sua capacità di servire i propri territori anche attraverso l’introduzione e lo sviluppo di modelli di servizio specialistici e l’ampliamento del proprio sistema d’offerta.”

Dopo Mandelli e Greco, nel corso dell’evento hanno preso parola Riccardo Morassut, Senior Research Analyst di Assogestioni, Marco Fortis, Professore Ordinario dell’Università Cattolica, Direttore e Vice Presidente della Fondazione Edison, Carlo Bellavite Pellegrini, Professore Ordinario e Direttore del Centro Studi Economica Applicata (CSEA) dell’Università Cattolica e Fabrizio Negri, CEO di Cerved Rating Agency. Ha chiuso i lavori Luca Tavano, Responsabile Mid&Small cap Primary Markets di Borsa Italiana.

Rischio e credito: fattori ESG sempre più importanti per le imprese

Ampio spazio è stato dato in particolare alla sostenibilità. Ai microfoni di CreditNews, Fabrizio Negri, CEO di Cerved Rating Agency, ha sottolineato quanto i criteri Esg siano sempre più importanti e imprescindibili per le imprese, evidenziando come la spinta normativa vada verso l’integrazione dei fattori Esg nell’ambito dell’analisi di rischio di credito.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una maggiore focalizzazione sulla componente climatica perché è evidente che l’agenda politica europea sia in questo momento focalizzata sulla riduzione delle emissioni nocive e quindi questo fa sì che tendenzialmente la maggior parte del corpo normativo regolamentare vada nella direzione di salvaguardare quello che è la capacità di produrre in maniera ecosostenibile. Detto questo è bene non dimenticare l’importanza di temi più di socialità e del governo di impresa, soprattutto quando si guarda al rischio di credito“, spiega Negri.

La governance è sempre delle tre lettere la meno frequentata ma se ci si pensa bene è forse quella più centrale perché senza un presidio e una cultura a livello di board spesso si può assistere a una
rappresentazione della sostenibilità ma non a una misurazione. Quando si parla di rischio di credito si entra proprio nella conseguenza di quello che si è fatto dal punto di vista delle misure di sostenibilità ed è quindi fondamentale che il board aziendale abbia predisposto anche la misurazione degli effetti di tali misure, comprendendo che le politiche sostenibili messe in campo hanno una forte connessione con il rischio di credito
”, ha aggiunto.

Alla domanda se ci sia una correlazione fra l’attenzione ai criteri Esg e il tasso di default, Negri ha dichiarato che “Nell’Osservatorio permanente Cerved abbiamo notato una correlazione positiva fra criteri Esg e riduzione del rischio: è emerso infatti che le aziende meno rischiose sono anche quelle più performanti dal punto di vista della sostenibilità. Una correlazione che cresce con il tempo e che riguarda sia le grandi imprese sia le piccole, anzi risulta maggiore proprio per le PMI.

Non resta che sperare in un 2023 davvero migliore delle attese e sempre più guidato dall’attenzione ai criteri ESG. La sostenibilità fa bene a tutti: mercati, aziende, persone, ambiente.

CONDIVI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha