Il pignoramento del conto corrente è una misura di espropriazione forzata messa in atto dal creditore nei confronti del debitore che non ha saldato il proprio debito. Con il 2024 sono stati aggiornati i limiti per il pignoramento del c/c di lavoratori e pensionati.
Pignoramento conto corrente del debitore: di cosa si tratta
Il pignoramento del conto corrente è una misura di espropriazione forzata tra le più utilizzate dai creditori per recuperare un credito non saldato. Questa azione di recupero rientra tra le espropriazioni sancite dall’art. 491 del Codice di Procedura Civile.
Con il pignoramento del conto corrente, il creditore può bloccare i fondi presenti nel conto corrente di un soggetto debitore per rientrare del credito dovuto. Perché questo avvenga, il creditore deve ricevere l’approvazione di un giudice ed aver precedentemente attuato le azioni di recupero (decreto ingiuntivo e atto di precetto) necessarie al fine di evitare il prelievo forzoso.
L’autorizzazione del giudice, tuttavia, non è necessaria in caso di debiti fiscali o cartelle esattoriali. Inoltre, in caso di lavoratori dipendenti o pensionati, lo stipendio o la pensione non possono essere pignorati nella loro totalità. Questo accade per permettere al soggetto titolare del c/c di mantenere in ogni caso un livello minimo di sussistenza e sostentamento.
Limiti di pignoramento dello stipendio dei lavoratori
Al fine di garantire un “minimo vitale” al debitore, la legge chiarisce i limiti entro i quali lo stipendio o la pensione dello stesso sono pignorabili.
Per quanto riguarda lo stipendio o la pensione, in linea generale la legge prevede che può essere pignorato nella misura di un quinto. Ad esempio, se lo stipendio netto mensile di un lavoratore ammonta a 1.000 euro, solo 200 euro possono essere soggetti a pignoramento, mentre i restanti 800 euro rimangono inaccessibili al creditore. In ogni caso, dev’essere garantito al debitore il minimo vitale per condurre una vita dignitosa, che equivale al doppio dell’assegno sociale.
Inoltre, esistono diverse eccezioni alla regola. Se, ad esempio, il debitore è inadempiente di più crediti contemporaneamente, il pignoramento può superare il limite del quinto, ma non può superare comunque la metà dell’ammontare complessivo della somma.
Mentre in presenza di un conto cointestato, si può procedere con il pignoramento della metà del credito presente, salvo specifiche eccezioni come assegni di accompagnamento per disabili e pensioni di invalidità.
Aggiornamento dei limiti nel 2024
Per quanto riguarda lo stipendio o la pensione già accreditati sul conto corrente del debitore in data precedente al pignoramento, il discorso è leggermente diverso.
In questo caso, l’attività di recupero forzoso può essere eseguita solo sull’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale. L’assegno sociale è soggetto a rivalutazione annuale in base all’inflazione accertata dall’INPS e determina l’importo massimo pignorabile.
Con l’aggiornamento del 2024, l’importo dell’assegno sociale è stato incrementato del 5,4%, portando il limite massimo per il pignoramento a 1.603,23 euro. Ciò significa che solo l’importo eccedente questa cifra può essere oggetto di pignoramento. Ad esempio, se un soggetto ha un conto corrente con un saldo di 3.000 euro, solo 1.395,77 euro possono essere aggrediti dai creditori.
Al contrario, se la cifra presente è inferiore al triplo dell’assegno sociale, il conto corrente non può essere pignorato, salvo nel caso in cui siano presenti versamenti relativi allo stipendio o alla pensione.