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Le politiche economiche di un secondo mandato di Donald Trump

Le politiche economiche del secondo mandato di Donald Trump

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’agenda economica potrebbe rappresentare una continuità del suo approccio precedente, con alcune variazioni necessarie per affrontare le sfide attuali.

Politica fiscale e tagli alle tasse

Durante il primo mandato, Trump ha introdotto uno dei più ampi tagli fiscali della storia americana, riducendo l’imposta sulle società dal 35% al 21%. Un secondo mandato potrebbe vedere un’estensione di queste politiche, con ulteriori agevolazioni per le piccole imprese e tagli mirati alle famiglie della classe media. Tuttavia, il contesto economico è cambiato: il deficit federale è aumentato significativamente, e i limiti imposti dal debito pubblico potrebbero restringere il margine per manovre ambiziose. Nonostante ciò, Trump potrebbe presentare i tagli come uno strumento per rilanciare l’economia e attirare voti, puntando sulla crescita del PIL per compensare il calo delle entrate fiscali.

Commercio internazionale

Il commercio sarà con ogni probabilità uno dei pilastri della sua strategia economica. Trump potrebbe intensificare la sua guerra commerciale con la Cina, imponendo ulteriori dazi su prodotti tecnologici, manifatturieri e agricoli. L’obiettivo dichiarato sarebbe ridurre il deficit commerciale e proteggere l’industria americana. Un secondo mandato potrebbe inoltre vedere l’adozione di incentivi fiscali per le aziende che riportano la produzione negli Stati Uniti, rafforzando il concetto di “America First”, come già avvenne nel primo mandato. Sul fronte multilaterale, è prevedibile un atteggiamento scettico verso gli accordi commerciali globali, favorendo piuttosto trattative bilaterali dove gli Stati Uniti possano esercitare maggiore influenza.

Politica monetaria

Nel primo mandato, Trump ha criticato spesso la Federal Reserve, accusandola di mantenere i tassi di interesse troppo alti. Addirittura, si è spinto fino a dire che il Presidente dovrebbe poterne influenzare le scelte.

Nonostante questa pressione politica, l’indipendenza della Fed è rimasta (fortunatamente) intatta. In un contesto di crescita rallentata o inflazione moderata, Trump potrebbe tornare a sollecitare politiche monetarie espansive per stimolare l’economia. Questo includerebbe pressioni per riduzioni dei tassi di interesse o il mantenimento di politiche accomodanti. Tuttavia, con un’inflazione che potrebbe rimanere sotto controllo, un eccessivo interventismo in questa direzione potrebbe trovare opposizione sia tra gli economisti che nel Congresso, anche se per i prossimi due anni questo sarà comunque a guida repubblicana.

Investimenti in infrastrutture

Un secondo mandato potrebbe includere un piano infrastrutturale di grande portata (come ha già fatto Biden negli ultimi quattro anni, ndr.). Durante il primo mandato, Trump aveva proposto un progetto infrastrutturale da mille miliardi di dollari, ma molte delle sue promesse sono rimaste irrealizzate. Un nuovo piano potrebbe includere investimenti in strade, ponti, ferrovie e reti digitali, con particolare attenzione al 5G e alla cybersicurezza. Questi progetti non solo migliorerebbero la competitività degli Stati Uniti, ma creerebbero milioni di posti di lavoro, rafforzando il sostegno tra gli elettori.

Bilancio tra protezionismo e innovazione

Un elemento centrale delle politiche di Trump potrebbe essere il bilanciamento tra protezionismo e innovazione tecnologica (non facile). Da un lato, le restrizioni commerciali e l’enfasi sull’industria nazionale potrebbero proteggere settori tradizionali come quello manifatturiero. Dall’altro, gli investimenti in tecnologia avanzata, intelligenza artificiale e sicurezza cibernetica potrebbero posizionare gli Stati Uniti come leader in settori strategici del futuro.

Il nuovo DOGE di Trump

L’introduzione del nuovo Department of Government Efficiency (DOGE), guidato da Elon Musk e Vivek Ramaswamy, rappresenterebbe un elemento centrale nelle politiche di un secondo mandato Trump, con l’obiettivo dichiarato di ottimizzare la macchina governativa e ridurre gli sprechi.

Il DOGE si posizionerebbe come un motore di razionalizzazione della spesa pubblica, cercando di snellire la burocrazia federale tramite l’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning. Questo approccio si integrerebbe bene con l’enfasi di Trump sul controllo del deficit, consentendo di destinare risorse a tagli fiscali e investimenti infrastrutturali.

In particolare, Musk e Ramaswamy potrebbero proporre una modernizzazione delle agenzie governative, riducendo il personale in settori meno efficienti e introducendo modelli di gestione mutuati dal settore privato. Tale visione si allineerebbe con la filosofia “America First”, rendendo il governo un partner più snello ed efficace per le imprese e i cittadini.

Tuttavia, l’efficacia del DOGE dipenderà dalla capacità di superare le resistenze politiche e sindacali che potrebbero emergere nel tentativo di attuare riforme profonde della pubblica amministrazione.

In sintesi

Un secondo mandato Trump si potrebbe presentare come un mix di politiche economiche aggressive sul fronte internazionale e interventi mirati per rafforzare l’economia interna, ma con una novità chiave: il ruolo del Department of Government Efficiency (DOGE).

Tuttavia, l’attuazione di questa visione dipenderà in larga misura dal contesto politico, economico e sociale in cui si troverà a operare, nonché dal rapporto con un Congresso potenzialmente diviso dopo le elezioni di midterm dei prossimi due anni. Va comunque ricordato che, per i primi due anni del nuovo mandato conquistato con la schiacciante vittoria del 5 novembre, Trump opererà con un Congresso che, con ogni probabilità, avallerà ogni sua decisione. Il successo o il fallimento delle sue politiche sarà in ogni caso determinato dalla capacità di conciliare il protezionismo con le esigenze di un’economia globale interconnessa.

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