Commercio, tecnologia e la crisi climatica sono solo alcuni degli argomenti che sono stati in discussione la scorsa settimana a Davos, al World Economic Forum. Abbiamo anche ascoltato i leader mondiali parlare di Ucraina, economia e salute.
Cosa è successo al World Economic Forum
Hanno coperto una vasta gamma di argomenti e temi in un momento difficile per la comunità globale, che deve affrontare una serie di crisi interconnesse. Lo ha spiegato bene il Global Risks Report di quest’anno, che ha coniato anche un espressione apposita per definire la situazione, policrisi.
È in questo contesto che i vari leader si sono incontrati sul tema “Cooperazione in un mondo frammentato“. E questo appello alla cooperazione è risuonato parecchio tra relatori, sessioni e argomenti.
Come ha detto il presidente del World Economic Forum Børge Brende nelle sue osservazioni conclusive, “In un momento incerto e difficile, una cosa è chiara. Possiamo plasmare un futuro più resiliente, sostenibile ed equo, ma l’unico modo per farlo è insieme“.
Invito all’unità e alla collaborazione
“Non ci sono soluzioni perfette in una tempesta perfetta“, ha sottolineato mercoledì António Guterres, il Segretario Generale dell’ONU “Ma possiamo lavorare per controllare i danni e cogliere le opportunità“. E ha aggiunto: “Ora più che mai, è il momento di forgiare i percorsi verso la cooperazione nel nostro mondo frammentato“.
La portata della sfida, il senso di urgenza e l’importanza della collaborazione sono stati un filo conduttore che ha collegato tutte le discussioni di questa settimana, sia sull’Ucraina, le crisi climatiche, le catene di approvvigionamento, la tecnologia e l’innovazione, la salute, l’economia, e molto altro ancora .
Olena Zelenska, First Lady dell’Ucraina, ha esortato i leader mondiali a usare la loro influenza per porre fine all’aggressione russa. Ha anche sottolineato l’impatto umano in corso della guerra.
Suo marito, Volodymyr Zelenskyy, presidente dell’Ucraina, si è rivolto a Davos tramite collegamento video. Ha anche chiesto un’azione decisiva da parte dei leader mondiali, dopo un minuto di silenzio a seguito dell’incidente in elicottero di quel giorno in cui sono rimasti coinvolti diversi membri del suo governo, compreso il Ministro dell’Interno.
E il senso di unità era chiaro. I leader politici, da Alain Berset (Svizzera) a Sanna Marin (Finlandia) e Andrzej Duda (Polonia), hanno espresso il loro continuo sostegno all’Ucraina.
Ma la necessità di collaborazione va oltre l’Ucraina, alle crisi interconnesse che sono state un punto chiave di discussione. Su temi che vanno dalla crisi climatica al commercio, a Davos 2023 è risuonato chiaramente un appello alla cooperazione.
Commercio per resilienza, crescita ed azione per il clima
Le crisi globali interconnesse richiedono soluzioni globali interconnesse. La scorsa settimana a Davos il ruolo del commercio, sia le sfide che ha dovuto affrontare, ad esempio a seguito dell’interruzione della catena di approvvigionamento, ma anche come soluzione presentata nelle discussioni, è stato centrale.
È stata lanciata una nuova coalizione dei ministri del commercio sul clima, che riunisce oltre 50 paesi per promuovere la “cooperazione internazionale su clima, commercio e sviluppo sostenibile“. Come hanno spiegato quattro ministri del Commercio, “unire i punti è fondamentale per trovare soluzioni globali coerenti“.
Yoon Suk Yeol, Presidente della Corea del Sud, ha usato il suo discorso anche per sottolineare il valore del libero scambio.
“Anche nell’attuale panorama economico globale segnato dalla frammentazione, il sistema di libero scambio, che ha contribuito alla crescita economica globale e ha accresciuto la libertà dell’umanità, rimane un bene pubblico globale che non può mai essere abbandonato“, ha affermato giovedì 19.
Liu He, vice premier cinese, ha invece sottolineato l’opposizione del suo Paese a ‘unilateralismo e protezionismo‘. Non poteva essere altrimenti, vista la complicata situazione economica che la Cina si trova ad affrontare a seguito della propria (poco lungimirante) politica della “tolleranza zero” alla Covid-19, inutile alla luce dei dati economici.
E nel panel sul rilancio del commercio, della crescita e degli investimenti di martedì 17, abbiamo sentito parlare dei rischi economici della frammentazione e del disaccoppiamento (decoupling), quando cioè un’economia sarebbe in grado di crescere senza un corrispondente aumento della pressione ambientale (oggi un osgno per quasi tutte le nazioni del mondo). Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio Ngozi Okonjo-Iweala è stato chiaro allora, e giovedì sera, su questi rischi, ma anche sul ruolo che il commercio può svolgere come soluzione se vengono evitati.
Il Global Economic Outlook ha anche affrontato la questione del commercio, in particolare alla luce dell’Inflation Reduction Act e dei sussidi degli Stati Uniti, come parte del kit di strumenti per affrontare il cambiamento climatico.
I sistemi commerciali globali sono un “fulcro” per la crescita e la resilienza, ha affermato Børge Brende nelle sue osservazioni conclusive.
Le prospettive economiche globali discusse al World Economic Forum
Strettamente legate al commercio sono le prospettive per l’economia globale e le prospettive economiche, che sono state all’ordine del giorno per tutta la settimana. Hanno iniziato lunedì 16 con il lancio del Chief Economists Outlook, e per tutta la scorsa settimana hanno esaminato la crisi del costo della vita, l’espansione fiscale, la crescita in Europa, la disuguaglianza globale e la politica monetaria.
Il Chief Economists Outlook ha assunto un tono cauto, con due terzi degli intervistati che si aspettano una recessione globale quest’anno.
Tuttavia, abbiamo visto un po’ più di positività a Davos. Ad esempio, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha spiegato ieri che le cose stanno andando meglio di quanto temuto. E Kristalina Georgieva, capo del FMI, è stata d’accordo. “È meno grave di quanto temessimo“, ha detto. Tuttavia, ciò non significa ancora niente di definitivo. Il realismo è essenziale, dobbiamo evitare di essere troppo ottimisti o troppo pessimisti, e ha esortato i leader a “essere pragmatici, collaborare, fare la cosa giusta e mantenere l’economia globale integrata a beneficio di tutti noi“.
Mentre navighiamo in questa prospettiva economica incerta, abbiamo anche sentito parlare del futuro del lavoro. In particolare, sono continuati gli appelli sull’importanza della riqualificazione al fine di preparare la forza lavoro attuale e futura alla transizione verde, alla transizione digitale e ai posti di lavoro del futuro.
La Reskilling Revolution del World Economic Forum, lanciata nel 2020 a Davos, ha ora raggiunto 350 milioni di persone proprio con questo in mente.
Come hanno affrontato la crisi climatica al World Economic Forum
Hanno ascoltato i leader, tra cui Olaf Scholz, il canceliere tedesco, sull’azione urgente necessaria per affrontare la crisi climatica e la perdita di risorse naturali.
E questa settimana è stata fatta chiarezza sui collegamenti che legano insieme sfide, crisi e argomenti. L’energia è forse una questione ovvia, e Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia, ci ha parlato lunedì del ruolo crescente della sicurezza energetica nel guidare la crescita delle energie rinnovabili, non delle preoccupazioni ambientali.
Ma abbiamo anche sentito dei collegamenti a sfide che potreste non aspettarvi: Gabriela Bucher, Executive Director di Oxfam International, ci ha parlato del legame con la disuguaglianza, che la sua ONG sente in modo particolare, pubblicando l’indice più utilizzato al mondo in questo campo. Mercoledì 18 abbiamo sentito parlare dei collegamenti con la salute, perché il cambiamento climatico ha un impatto diretto sulla salute fisica e mentale, con oltre la metà delle malattie infettive conosciute aggravate dall’aumento delle temperature, e 20 milioni di individui sfollati ogni anno a causa di eventi meteorologici. Il commercio ha un ruolo da svolgere, come ha spiegato Ngozi Okonjo-Iweala a proposito delle catene di approvvigionamento. E Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, martedì 17 ha parlato del ruolo della tecnologia.
Questa settimana è stata lanciata una nuova iniziativa per sfruttare il capitale filantropico per sbloccare i finanziamenti per la crisi climatica.
Le donazioni filantropiche hanno totalizzato 810 miliardi di dollari nel 2021, ma solo il 2% è andato alla riduzione delle emissioni. Una nuova iniziativa, Giving to Amplify Earth Action (GAEA), sfrutterà il capitale filantropico per contribuire a generare i 3 trilioni di dollari necessari ogni anno da fonti pubbliche e private per affrontare il cambiamento climatico e la perdita delle risorse naturali. GAEA è un’iniziativa innovativa supportata da oltre 45 importanti partner filantropici, del settore pubblico e privato.
Il crescente corpo di partner filantropici di GAEA include organizzazioni come l’African Climate Foundation, il Bezos Earth Fund e la Rockefeller Foundation. Nei prossimi 12 mesi, GAEA collaborerà con questi partner e con McKinsey Sustainability per dare impulso a obiettivi chiari.
E per la tecnologia?
Non è solo per il cambiamento climatico che la tecnologia è emersa come soluzione. Sia come l’intelligenza artificiale possa aumentare l’accesso ai servizi governativi in India o riunire le persone nel metaverso attraverso il Global Collaboration Village del World Economic Forum, un prototipo del quale è stato lanciato questa settimana, il potenziale della tecnologia è emerso ancor più chiaramente di sempre.
Ma, come ha chiarito il Global Cybersecurity Outlook, ci sono dei rischi. Secondo il rapporto, solo il 4% degli esperti in tutto il mondo è “fiducioso” che i dispositivi connessi siano adeguatamente protetti.
“Questa è una minaccia globale e richiede una risposta globale e un’azione rafforzata e coordinata“, ha dichiarato a Davos Jürgen Stock, segretario generale dell’Organizzazione internazionale della polizia criminale (INTERPOL).
Il ruolo dell’innovazione, dai nomi familiari in aree come il metaverso, e anche da quelli appena agli inizi, è stato ripetuto più e più volte. Sia da UpLink che dalla Global Innovators Community del World Economic Forum, abbiamo ascoltato coloro che stanno sfruttando il potere della creatività e dell’imprenditorialità per affrontare le sfide del futuro prossimo ed anche di quello remoto.
Perché, come ha detto venerdì 20 Larry Summers (ex Segretario al Tesoro USA ed ex Presidente di Harward) al Global Economic Outlook, “…non sono mai stato così colpito dal potenziale della tecnologia“, ma ha aggiunto che ha bisogno delle “giuste basi politiche e finanziarie“.
Kristalina Georgieva ha aggiunto un messaggio forte rivolgendosi ai partecipanti: “L’ottimismo dipende dalle persone in questa stanza“.
Concludendo, cosa tiene svegli i leader la notte?
Incertezza. Nonostante i numeri foschi e le previsioni presenti nei nuovi rapporti di questa settimana, l’umore a Davos era meno cupo che incerto. Per molti leader, non è chiaro se l’economia globale prospererà o diminuirà nel 2023. La chiave per navigare negli anni a venire sarà una strategia che rafforzi la resilienza e promuova l’agilità d’azione.
Azione. Il tema del clima e della sostenibilità è stato al centro delle discussioni di Davos per molti anni, ma la scorsa settimana ha segnato un cambiamento notevole. Invece della consueta concentrazione sull’intento, c’è stato un significativo impegno nell’azione. Ci sono progressi entusiasmanti verso il ridimensionamento di nuove tecnologie climatiche essenziali, il raggiungimento degli obiettivi dell’Ambito 3 e la creazione di partnership, come la First Movers Coalition e l’Alliance of CEO Climate Leaders.
La gente. Il talento continua a essere una delle principali preoccupazioni per i CEO. Mentre le varie organizzazioni perseguono trasformazioni digitali e climatiche, i leader hanno bisogno di una chiara comprensione delle capacità che mancano e di come colmare i buchi al proposito. Ciò significa affinare i metodi per migliorare le competenze dei dipendenti attuali e cercare le persone giuste all’esterno. I leader possono attrarre e trattenere i migliori talenti. Ma possono farlo solo se hanno creato luoghi di lavoro inclusivi per persone LGBTQI+, minoranze razziali ed etniche ed altri gruppi sottorappresentati, un’idea che ha ricevuto più attenzione rispetto agli anni passati.