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Ingresso di una sede dell'Agenzia delle Entrate, che gestisce la riscossione dei crediti vantati dallo Stato

Il problema dei crediti fiscali: rottamazioni inefficaci e critiche istituzionali

Il magazzino dei crediti fiscali dello Stato ha raggiunto cifre colossali, ma solo una minima parte risulta effettivamente recuperabile. Le ripetute rottamazioni si sono dimostrate inefficaci, attirando critiche severe da parte degli organi di controllo.

Il “magazzino” dei crediti vantati dallo Stato italiano ha raggiunto, a novembre 2024, la cifra imponente di 1.268 miliardi di euro. Tuttavia, la reale possibilità di recupero si limita a circa 100 miliardi. Questo dato emerge dalla relazione di fine mandato dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, consegnata al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La relazione evidenzia le difficoltà nel recupero di tali somme e sottolinea l’inefficacia delle misure adottate finora, come le diverse “rottamazioni” dei debiti fiscali. ​

Composizione e recuperabilità del magazzino dei crediti

Analizzando la composizione del cosiddetto “magazzino” dei crediti fiscali, emerge una realtà fortemente condizionata dall’inaffidabilità di una larga parte dei debitori. Una quota consistente del totale, pari a 149,6 miliardi di euro, è riconducibile a soggetti attualmente coinvolti in procedure concorsuali, il che rende particolarmente difficile ogni ipotesi di recupero.

Un’altra porzione, pari a 221,5 miliardi, fa capo a persone fisiche decedute o a imprese ormai cessate, per le quali non vi è più alcun margine di riscossione effettiva. Si aggiungono ulteriori 138 miliardi attribuiti a soggetti nullatenenti, come risulta dai dati incrociati con l’Anagrafe Tributaria, che certificano l’assenza di patrimonio utile a soddisfare le pretese dell’Erario.

A questi importi si sommano 51,7 miliardi di euro attualmente sospesi in virtù di provvedimenti specifici, come le varie edizioni delle “rottamazioni“, che hanno interrotto l’azione esecutiva dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ne consegue che la parte del magazzino effettivamente aggredibile, secondo una valutazione realistica, si limita a circa 100,8 miliardi di euro, ovvero meno del 10% dell’ammontare complessivo formalmente iscritto a ruolo.​

Critiche alle rottamazioni da parte degli organi di controllo

Gli organi di controllo della finanza pubblica, come la Corte dei Conti e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), hanno sollevato numerose obiezioni riguardo alle misure di rottamazione dei crediti fiscali adottate dal governo italiano. In particolare, la Corte dei Conti ha messo in evidenza i rischi legati a queste operazioni, accusandole di aver abbassato i livelli di compliance fiscale, cioè di aver diminuito la volontà di pagamento dei contribuenti che vedono nella rottamazione una sorta di esenzione dalle sanzioni, senza dover affrontare le sanzioni previste per il mancato adempimento.

Inoltre, l’ente ha rilevato che le rottamazioni hanno comportato difficoltà operative per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la quale è stata di fatto distolta dai suoi compiti ordinarî di recupero crediti e ha dovuto dedicarsi a una gestione straordinaria e complessa. L’UPB ha anche criticato il fatto che le rottamazioni, pur con la promessa di ridurre il carico fiscale per i contribuenti in difficoltà, non abbiano introdotto meccanismi di selezione adeguati per evitare che anche soggetti non in reale difficoltà economica possano beneficiarne, dando un colpo ulteriore all’efficacia delle politiche di riscossione e danneggiando la sostenibilità delle finanze pubbliche.

Efficacia (non molta) delle precedenti rottamazioni

L’analisi delle precedenti rottamazioni evidenzia una diminuzione dell’efficacia nel tempo, tra l’altro. Nelle prime tre edizioni, la percentuale di crediti effettivamente riscossi è scesa dal 47% al 33%. Questo trend solleva il sospetto che molti contribuenti aderiscano alle rottamazioni principalmente per beneficiare della temporanea sospensione delle procedure esecutive, senza un reale intento di regolarizzare la propria posizione fiscale.

Proposte di riforma e ruolo dei servicer privati

Di fronte all’inefficacia delle rottamazioni, emergono proposte alternative per la gestione del magazzino dei crediti. Una delle ipotesi avanzate riguarda il coinvolgimento di servicer privati specializzati nel recupero crediti. Secondo Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, una collaborazione tra l’amministrazione tributaria e i servicer privati potrebbe migliorare l’efficacia delle azioni di recupero, soprattutto per i crediti relativi a partite IVA e aziende. ​

Tuttavia, questa soluzione presenta delle criticità. E’ stato evidenziato evidenziato che attualmente il “saldo e stralcio” non è una strategia contemplabile per i crediti dello Stato, rendendo complicata la realizzazione di accordi transattivi. Inoltre, vi sono delicate esigenze di finanza pubblica da considerare, poiché la cessione di crediti a soggetti privati potrebbe comportare costi per lo Stato, soprattutto se i crediti sono di recente formazione. ​

Il ruolo di AMCO nella gestione dei crediti pubblici

Un’altra proposta riguarda il coinvolgimento di AMCO, la società pubblica per il recupero dei crediti. Garavaglia ha suggerito che AMCO potrebbe fungere da intermediario tra l’Agenzia delle Entrate e i servicer privati, coordinando le attività di recupero e garantendo che le operazioni rimangano nell’ambito pubblico. Questo approccio potrebbe evitare che la cessione dei crediti venga considerata un costo secco per le casse pubbliche da parte di Eurostat.

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